L’Arabia Saudita è eletta all’ONU alla Commissione per i diritti delle donne per i prossimi 4 anni, nonostante tutti i diritti umani che calpesta tanto che si fa prima a citare quelli che non calpesta. Tanto già nel 2015 era stato eletto un Ambasciatore saudita ai diritti umani. L’ho scritto in un articolo del 10 luglio scorso nel quale, in verità me la prendevo con l’Unesco o almeno con parte dell’Organizzazione.
Sull’Arabia Saudita ai diritti umani in generale e poi ai diritti delle donne credevo di aver speso già abbastanza inchiosto. Ma no!
Scandalo al sole del deserto. Una modella, ahimé identificata, ha girato un clip nel deserto in minigonna e capelli al vento.
La Commissione per la “promozione della virtù e la prevenzione del vizio” che non è altro che la tristemente celebre polizia religiosa e dei costumi del reame ha emesso ordine di arresto il 18 luglio e la ragazza è stata interrogata. Fortunatamente è anche stata liberata.
Qual è la colpa di Khulood, così si fa chiamare la ragazza? Certo, sui social ha ricevuto una certa solidarietà ma anche tanti insulti. Forse quella di vivere in Arabia Saudita con l’aggravante di aver girato il clip nella storica cittadella di Ushaieqer, nel cuore del Najd, regione estremamente conservatrice dove è nato il wahhabismo, ossia la pratica ultra-rigorista dell’Islam in vigore nel paese?
Non stiamo a rielencare tutti i diritti umani non rispettati dai sauditi ma il fatto che ora abbiano una rappresentanza ai Diritti delle donne e che arrestino una giovane, neanche per atti osceni in luogo pubblico, ma per un breve video, peraltro di buon gusto, nel deserto arabo dovrebbe far riflettere ONU compresa.
Chi siede ai Diritti umani deve dare l’esempio. O no? Perché ormai è brainstorming.
Luisa Pace