Non intendo accanirmi per principio sull’Unesco. Potrei buttarla in scherzo e chiedermi che cosa fumano. Invece no! Perché se parte del lavoro di questo imponente organizzazione culturale, e sottolineo culturale, si muove nel giusto senso, schegge impazzite e direi anche incolte stanno prendendo decisioni che vanno contro il motto dell’Unesco. Ora, l’acronimo significa: Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Il motto è “Costruire la pace nello spirito degli uomini e delle donne”. Esistono dipendenti Unesco, Ambasciatori Unesco, ed anche Ambasciatori di buona volontà che fanno da testimonial alla Pace nel Mondo.
Ultimamente l’Unesco semina zizzania, una zizzania di cui la vittima principale è proprio la credibilità dell’Organizzazione.
Il 9 luglio il Comitato del Patrimonio mondiale dell’umanità, riunitosi a Cracovia, ha iscritto appunto nel patrimonio mondiale l’isola giapponese di Okinoshima, luogo sacro del culto “Shinto” dove vive tutto l’anno un solo prete scintoista. Una volta all’anno 200 uomini possono recarsi sull’isola mai guai se una donna ci mette piede. Con tutto il rispetto per gli scintoisti, che peraltro venerano la natura e la natura è anche donna, non mi sembra che ci siano state levate di scudi da femministe dagli occhi a mandorla e non. A me sembra discriminazione che un leggiadro piede femminile non possa sfiorar l’isolotto che ovviamente non ho potuto visitare ma che dalle foto aeree sembra un grosso ciottolo erboso piantato lì. Ce ne sarebbero di isole da dichiarare patrimonio dell’umanità.
La storia di Okinoshima potrebbe restare un aneddoto, tanto anche il Monte Athos è vietato alle donne, se non fosse che qualche giorno fa l’Unesco ha reiterato la sua antipatia nei confronti di Israele. Bene! Non mi risultava che l’Unesco dovesse far politica.
Pochi giorni fa l’Unesco ha iscritto la Città Vecchia di Hebron, che si trova nella Cisgiordania occupata, nella lista del patrimonio mondiale palestinese. Il valore storico di Hebron è indiscutibile. La sua bellezza anche. Ora è zona protetta ma non mi sembra che rischi la fine di Palmira, patrimonio storico siriano, ridotto a macerie. La storia vuole che Hebron sia il crocevia delle tre religioni monoteiste. Il fatto che si trovi in territorio occupato non significa che si possa riscrivere la storia. Anche la Tomba dei Patriarchi diventerebbe quindi patrimonio mondiale palestinese. Che poi o è mondiale o è palestinese.
Forse ci avremmo fatto meno caso se non ci fosse stata la gaffe peggiore che l’Unesco poteva fare.
Nell’ottobre scorso l’organizzazione ha preso una risoluzione che ha dell’incredibile per proteggere il patrimonio culturale palestinese a Gerusalemme Est. Un testo che nega il legame millenario tra l’ebraismo e la città. Figuraccia da parte di italiani e francesi che si sono astenuti dal voto quando la Germania e gli USA sono stati tra i paesi che hanno messo il veto. Stranamente la richiesta era stata presentata dall’Algeria, l’Egitto, il Libano, il Marocco, l’Oman, il Qatar ed il Sudan ed il testo è stato approvato da 58 paesi.
La spianata con il muro del pianto ha ritrovato il nome arabo al-Buraq. Ma i firmatari ci sono mai stati a Gerusalemme? Perché alla Spianata si incrociano tutti e le costruzioni sono incastonate fra loro. Altra domanda. Ma se l’ebraismo non ha nulla a che vedere con Gerusalemme, neanche il Cristianesimo e non mi sembra che Papa Francesco si sia commosso. E ora come la mettiamo con il monte del Tempio? La Francia si è appiattita in scuse dopo essersi astenuta alla Ponzio Pilato.
Lasciare un po’ tranquilli quei paesi dove si sta cercando una soluzione pacifica sarebbe meglio visto l’equilibrio incerto. Poi smettiamola di trattare i palestinesi come il buon selvaggio di Rousseau perché non c’è solo Gaza, ci sono fior di medici, ricercatori, artisti che vivono e convivono con gli israeliani facendo pure scoperte di valore mondiale. E il bello è che ci son fior di israeliani che lavorano per la pace anche a braccetto con l’Unesco. Ora forse devono essere un po’ storditi.
In un mondo in cui l’Arabia Saudita è eletta all’ONU alla Commissione per i diritti delle donne per i prossimi 4 anni, nonostante tutti i diritti umani che calpesta tanto che si fa prima a citare quelli che non calpesta. Tanto già nel 2015 era stato eletto un Ambasciatore saudita ai diritti umani.
Forse queste organizzazioni sono ultimamente un po’ confuse.
Luisa Pace