Un commentatore, evidentemente privo del tutto del senso del ridicolo, escludendo che fosse munito di un perfido senso dell’ironia, l’altra sera, all’arrivo dei risultati del turno delle Amministrative, dopo elucubrazioni usualmente sciocche ed inconcludenti, ha affermato: “Con questo risultato ora si dovrà procedere a fare una legge elettorale d’impianto alquanto diversa”.
Certo, “Pulcinella si confessa cantando”. Ma quell’ingenuo non aveva nemmeno un pizzico della piacevolezza della maschera Napoletana.
Oramai le leggi elettorali su misura del voto presumibile è diventata una mascalzonata così abituale da essere “naturale”, tanto che gli imbecilli, e non solo gli imbecilli, non fanno mistero di questi marchingegni.
Credo che anche Renzi abbia finito per convincersi che dovrà ripiegare su di una legge elettorale “difensiva”, magari tale da “escludere” la famosa “governabilità” con la quale finora aveva ritenuto di dover far digerire di tutto dagli Italiani e che ora è problema per gli altri, e non per lui che di governare potrà solo sognarselo.
Lo avevamo già scritto: ce n’è voluto di tempo, ma oramai il “non è successo niente”, con il quale Renzi ha ritenuto di poter buttarsi dietro le spalle l’esito del referendum del 4 dicembre, ha finito per non reggere. Opporre alla batosta del 60% dei NO alla sua riforma costituzionale (un pasticcio in nome, appunto, della “governabilità”) la sua vittoria nelle ridicole “primarie” contro i bambocci Orlandino ed Emilianone, era una scempiaggine della stampa leccapiedi (la stessa che tifava per il SI) di Confindustria e dintorni.
Ma la gente, benché disorientata e priva di buoni punti di riferimento avverte chiaramente che il giovinotto col nasino un po’ all’insù ha perso smalto e perde pezzi.
Oramai si regge solo per la fragilità degli altri. E deve temere proprio il suo “sostituto”, Gentiloni, che gli sta facendo le scarpe.
Non è che ci sia molto da rallegrarsi per come vanno le cose. Ma anche qualche bel capitombolo dei più antipatici aiuta a sopportare la cattiva aria che tira.
Mauro Mellini