La Prima Repubblica è stata la Repubblica dei partiti e delle ideologie. Ogni partito vantava una sua ideologia, proclamandosene custode arcigno.
Le ideologie sopravanzavano di idee ed ideali fornendo ipoteche nella vita culturale del Paese.
La caduta del sistema politico della Prima Repubblica dovuto al golpe giudiziario-mediatico ha coinciso temporalmente con la caduta dei regimi del Socialismo reale dell’Est europeo. Non certo, solo temporalmente.
Le ideologie hanno rappresentato l’ingessatura e l’etichetta di garanzia del monopolio delle idee. Ma, alla loro caduta non è intervenuta la liberazione delle idee e degli ideali. Dentro quell’ingessatura non era rimasto niente.
Tutto si è risolto in una melma sub-culturale. Di detriti, di miti, di superstizioni, le ideologie catto-comuniste ne hanno lasciati tanti. Ed ancor più ne hanno lasciate quelle loro frange estremiste che oggi si ritrovano in una vasta area, appunto, subculturale, che va oltre la nostra Sinistra (si fa per dire) perché anche fazioni etichettate di Destra ne sono intrise. E’ la subcultura dei luoghi comuni, dell’inconcludenza, del sentito dire (male ascoltato) di cui abbiamo ed abbiamo avuto campioni esaltati e, magari, presi sul serio.
Senza ideologie, senza ideali, senza idee, sono le (cosiddette) forze politiche attuali. Con la scusa, più che con l’obiettivo, di “tagliare l’erba sotto i piedi” al grillismo, sintesi estremista di questa sub-cultura del sentito dire e dell’”antipolitica”, un po’ tutte le forze politiche si sono ripiegate su sé stesse, hanno finito per riconoscersi solo con i loro leader (tipico è quel ridicolo “presidente…tizio” sui loro simboli elettorali).
L’unione Europea, concepita da spiriti grandi e generosi, è divenuta l’alibi di uno standard politico segnato dalle regole e dalle burocrazie comunitarie che finiscono per divenire l’alibi della vacuità di tutti: a cominciare proprio dagli antieuropeisti, che se ne fanno un alibi del loro “volare basso”, che, poi, è solo uno starnazzare.
Senza ideali e senza idee la politica del nostro Paese degenera in inconcludenti risse verbali e nel sostanziale governo di eversive consorterie istituzionali, prima fra tutte il Partito dei Magistrati.
E dilaga la corruzione. Senza idee e senza ideali il tornaconto proprio e quello dei propri compari, sodali, mandanti, protettori e protetti è lo scopo del “darsi alla politica”, magari avendo cura di fare professione di antipolitica e, soprattutto, di “diversità”. Tutti si proclamano “diversi”, con odiosa monotonia.
Malinconica espressione dei malumori di un’età decaduta e di una notte insonne? Può darsi. Vorrei tanto essere smentito. Sopravvivo con questa speranza.
Mauro Mellini