Erdogan ha promesso di studiare il caso del fotografo Mathias Depardon arrestato l’8 maggio scorzo in Turchia mentre effettuava un reportage sull’acqua per conto del National Geographic nel Sud-Ovest del paese. Quattro giorni fa Depardon ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione. Da cinque anni vive in Turchia ma mentre si trovava sui luoghi del reportage è stato fermato, la polizia turca gli ha confiscato il materiale e le carte memoria.
Non paghi l’anno costretto a fornire le sue password per frugare i social network ai quali è iscritto e le sue mail. Avrebbero trovato soltanto una foto di donna con la scritta “donna del PKK” datata del 2014. Poiché la Turchia considera il PKK come gruppo terroristico Depardon è stato messo sotto inchiesta. Le autorità turche gli contesta anche il fatto di non avere un tesserino stampa. Era stata prevista l’espulsione del francese per l’11 maggio ma da allora nulla. Ora Depardon è in un centro di migranti clandestini. Non è più in isolamento ma continua a non poter comunicare con le autorità francesi.
Dal giorno del colpo di Stato in Turchia la libertà d’espressione è ancor più repressa in Turchia. Giornalisti, dissidenti, avvocati… sono arrestati.
Anche l’associazione Reporters sans Frontières ha dichiarato la propria preoccupazione per il fotografo.
Macron partecipa oggi, 25 maggio, al suo primo vertice NATO e ci si aspetta che si mostri deciso nei confronti del Presidente turco, anch’egli presente alla riunione dei 28 paesi. Si spera Erdogan non usi Depardon come mezzo di pressione.
Luisa Pace