UN INCREDIBILE PRECEDENTE DEL CASO DEAMBROSIS
Calma! Non è un piano terroristico della mafia o dell’ISIS.
Ho accennato ieri, scrivendo del caso Deambrosis, a casi di “Kidnapping giudiziario” di cui dovetti occuparmi quando ero Deputato in Parlamento e su di essi presentai varie interrogazioni.
Casi, dunque, molto lontani nel tempo, che confermano come quello di una giustizia orribile sia un male vecchio, che, proprio in quegli anni andava assumendo proporzioni allarmanti, soprattutto per il timore reverenziale che paralizzò, e paralizza tuttora, le reazioni doverose delle altre istituzioni pubbliche di fronte a qualsiasi abuso giudiziario.
Quello che mi accingo a narrare è, infatti, un esempio di quello sciagurato atteggiamento più ancora che della follia di certe ingiustizie.
Questo scrissi in un’interrogazione al Ministro della Giustizia.
Un ragazzino di una diecina d’anni, giocando nel cortile di casa, mandò con un calcio il pallone sul balcone di uno dei condomini.
Invece di andare a bussare alla porta di questi, pensò bene di arrampicarsi per il tubo della grondaia fino al balcone, ma, mentre stava recuperando il pallone, sopraggiunse l’inquilino che sbraitò, si incavolò e, poi, sporse formale querela contro l’intruso “per violazione di domicilio”.
La querela “fece il suo corso”. Cioè proprio quello che non avrebbe dovuto fare. “Andò avanti…”.
La Procura del Tribunale dei Minori (di Bologna) incaricò il Servizio Sociale di indagare sulla personalità e le condizioni psichico-ambientali dell’agile fanciullo.
Un Assistente Sociale lo esaminò, lo interrogò, assunse “adeguate” informazioni, scrisse relazione e proposte.
Il ragazzino, orfano di madre, era figlio di un Maresciallo dei Carabinieri. “Ergo”, l’acuto indagatore scrisse che si doveva presumere che fosse sottoposto ad una educazione troppo rigida, militaresca. E di presunzione in presunzione, sentenziò che gli effetti di quel “presumibile” eccesso si erano fatti sentire: il fanciullo aveva “evidentemente” reagito con una accentuata trasgressività, manifestatasi, appunto, con la scalata e con la “violazione di balcone!”. Quel salire in alto, l’arrampicarsi, non era, infatti che la ricerca, il tentativo di liberarsi dalla situazione d’apprensione frutto del militarismo paterno.
Cavolate. Fin qui, però non prive di un certo umorismo. Ma, poi, la proposta, il suggerimento a lorsignori, i Magistrati della Procura e del Tribunale dei Minori: il pargolo doveva essere sottratto alla patria potestà del padre-carabiniere ed affidato ad un Istituto.
La Procura e, poi, il Tribunale, anziché provvedere d’urgenza ad interdire subito a quell’Assistente Sociale di continuare a fare cazzate, trovando, se possibile, il modo di affidare lui a qualche istituto terapeutico, mostrando di condividere l’”analisi” psico-ambientale così acuta e solida, dissentirono, però, ma solo parzialmente, dalle conclusioni, giudicando che, per “rimediare” al “carabinierismo” del genitore del troppo intraprendente calciatore in erba, fosse “sufficiente” disporre che, l’esercizio della patria potestà del Maresciallo fosse “opportunamente” limitata e dovesse avvenire sotto il controllo, la guida e con i precetti del Servizio Sociale.
Io “illustrai” l’interrogazione. Mi par di ricordare che dissi che a risponderne non avrebbe dovuto essere il Ministro della Giustizia, quanto il Ministro della Difesa, cui incombeva l’obbligo di “difendere” i Carabinieri dalle “presunzioni” con le quali si volevano addirittura strappare loro i figli. O giù di lì.
Rispose non so quale sottosegretario alla Giustizia leggendo con voce chioccia il solito foglietto preparato dai funzionari del Ministero (nel caso da qualche Magistrato!!). Rifece il racconto della vicenda calcistico-comico-giudiziaria. Confermò quanto io avevo scritto nell’interrogazione. Aggiunse solo che il provvedimento era impugnabile.
Nella replica, ringraziando per quest’ultima “informazione”, credo di aver superato i limiti dell’urbanità. Mi aveva addirittura sconvolto il fatto che quel tanghero fosse riuscito a leggere le “istruzioni” dei funzionari senza mostrare il minimo segno di vergogna, o, almeno, di disappunto. E non una parola, almeno, per dissociare il Governo dal giudizio di incapacità genitoriale dei Marescialli dei Carabinieri.
Era paura. Già allora, ministri, sottosegretari, esponenti di partito, parlamentari, non osavano dire una parola di fronte agli orrori di una giustizia ingiusta e, magari, ridicola.
Si è visto quel che è seguito…
Mauro Mellini
16.03.2017
P.S. Comprendo benissimo quei lettori che rimarranno convinti che si tratta di un perfido scherzo, un racconto di mera fantasia. Ma purtroppo non è così. Se vorranno, potranno trovare conferma della verità ed esattezza della narrazione negli atti parlamentari della Camera.
Vorrei consigliare qualche Amico di inviare copia di questo post al Comando Generale dei Carabinieri, specificando, però, di essere scandalizzato di quanto avvenuto, benché molti anni fa. Ciò per evitare di essere, magari, denunziato per “vilipendio delle Forze Armate”. Reato, nel caso, molto meno fantasioso di quello di “violato balcone”.