E’ apparso in televisione, la notte tra il 4 ed il 5 dicembre a fare la parte del leale boy-scout coraggioso e sfortunato, magari un pochetto avventato, ma dolorante e commovente nella sconfitta soprattutto ammirevole per assumersi tutte le responsabilità.
Renzi è un uomo pericoloso. E bugiardo sempre. Lo è stato quella notte, quando ha fatto il bel gesto di assumersi le responsabilità della disfatta ed ha dimostrato e dimostra di esserlo perché ora vuole che siano gli altri partiti a caricarsi le responsabilità del disastro in cui ha cacciato l’Italia.
Chi è Renzi? Come è arrivato alla sconfitta nel Referendum ed alle miserabili manovre con i suoi altissimi complici per venirne fuori a spese degli altri? Vediamo un po’.
Primo: Renzi forma il Governo con il compito di provvedere alle emergenze e di fronteggiare l’ondata dell’antipolitica dei Cinquestelle.
Ha fatto dei più bolsi luoghi come dell’antipolitica il suo cavallo di battaglia, esempio: lo smantellamento complicato del Senato con sindaci e consiglieri comunali che dovevano “lavorare in nero” tanto li pagavano Comuni e Regioni.
Secondo: ha composto il Governo salvo due o tre eccezioni, di “ragazzi di vita” della politica, inesperti ed ignoranti. Ma, proprio per questo, a lui fedelissimi. Esempio: la Boschi incaricata, nientemeno di riscrivere la Costituzione.
Terzo: Ha voluto cercare una investitura, mancandogli quella di un’elezione di un Parlamento che lo avesse indicato come leader, nel referendum confermativo di quella bojata di riforma costituzionale. Il referendum lo ha chiesto lui, mandando i suoi parlamentari a firmare in Cassazione. Un referendum, quindi che doveva servire come plebiscito per il suo Governo, la sua persona, la sua determinazione a farsi una Costituzione “ad personam”.
Quarto: ha varato una legge elettorale indecente che aggirava i motivi di incostituzionalità già rilevati in quella precedente, ritagliata su misura del suo partito.
Quinto: ha, con gesti senza precedenti ed arroganti, “posto la questione di fiducia sull’esito del referendum”, scavalcando il Parlamento. Per rafforzare il valore e la funzione di tale sfida ha dichiarato che se avesse vinto il NO non solo si sarebbe dimesso, ma avrebbe lasciato la politica e la vita pubblica.
Quando ha cominciato a delinearsi la sconfitta si è dichiarato pentito della “personalizzazione” del referendum. Mentendo, perché ha continuato tutta la campagna puntando sempre e solo sulla “personalizzazione”.
Sesto: Non ha avuto vergogna di sfruttare la sua carica, il potere governativo, i soldi dello Stato per una campagna per il SI’ totalizzante, profittando indecentemente di ogni occasione per andare a fare il testimonial del SI’.
Settimo: Ha caricato la campagna per il SI’ di toni terroristici e catastrofici per il caso di sconfitta, creando così i presupposti di quei malanni che andava minacciando.
Ottavo: E’ ricorso sfacciatamente all’aiuto straniero, dei finanzieri ed affaristi europei ed americani, oltre che di Obama e, indirettamente della Clinton (cui ha portato jella).
Dopo la sconfitta si è presentato con le lacrime agli occhi in televisione a dire “me ne vado”. Pare che abbia detto: “non sapevo di essere così odiato”. Una vittima. Ma ha incominciato a trescare con Mattarella per rimanere in un modo o nell’altro in sella, sfruttando l’emergenza del caos creato da lui stesso. A cominciare da quello della legge elettorale.
Qualcuno ha voluto rimproverarmi di aver voluto paragonare Renzi a Mussolini. Non ho fatto paragoni tra persone, ma tra situazioni (1922-2016). E, poi, nella storia i fatti non si ripetono, ma spesso quelli successivi finiscono per somigliare a quelli precedenti.
E non c’è solo Mussolini a simboleggiare l’autoritarismo.
Renzi è pericoloso. Due giorni dopo la sconfitta clamorosa nella sfida da lui lanciata, ha ricominciato con il suo tono arrogante, forte solo del disastro che ha lasciato alle sue spalle. Ha minacciato quelli dei suoi che non lo hanno seguito. Dopo aver promesso che avrebbe “rottamato” D’Alema, grida al sacrilegio perché qualcuno ha brindato alla
E’ personaggio che merita di scomparire dalla vita pubblica Italiana. Del resto lo aveva promesso lui, anche se si trattava della promessa di un bugiardo.
Non per questo lo si deve continuare a tollerare.
Mauro Mellini