(CON IL RICORSO DELL’”EMERITO” PAGATO 30 MILIONI DI LIRE DA PANNELLA PER SAPERE COME SI FA A SCIOGLIERE UN PARTITO)
Pare che oggi 3 novembre, il Tribunale di Milano, cioè una certa Dottoressa di cui non ricordo il nome, deciderà sul ricorso del noto, disinteressato “Emerito” giurista “improprio” che invoca il demenziale “spacchettamento” del referendum, sostenuto questa estate, da certi giovanotti sedicenti “radicali italiani”.
Avevamo dato notizia di questa operazione e di “chi pare proprio ci sia dietro”.
Ora essa si intreccia con la proposta “dal sen fuggita” di Angelino Alfano, che, invece che il diritto, cioè la storia della violenza contro l’espressa e chiara disposizione della Costituzione, invoca il terremoto.
Come dietro il ricorso per lo “spacchettamento” manifestamente dilatorio dell’Emerito c’è una impavida insofferenza per il diritto, la legge, la Costituzione e la sua lettera, dietro l’avance tellurica di Alfano c’è un vago, anche se proprio irrazionale, sapore di jettatura, sia pure grottescamente ex post.
“Che s’ha da fa pe’ campà” si dice a Roma. E si fa in Toscana ed in Sicilia.
Certo per questa gente, domani è un altro giorno. Segno che il giorno d’oggi per loro non promette nulla di buono.
Diciamo NO anche agli jettatori di mestiere (meno bravi di Totò).
Mauro Mellini
P.S. “Il Giornale”, nel dar notizia dell’imminenza della decisione della Dottoressa del Tribunale milanese, è riuscito a mettere assieme un cumulo, spero involontario, di inesattezze da quella secondo cui la tesi dello “spacchettamento” “non fa, una piega”, a quella che definisce Onida un esponente del Fronte del NO. Se Onida è un “esponente del Fronte del NO” io sono un frate cappuccino o addirittura, il vicepresidente di CONFINDUSTRIA.