L’outsider della politica israeliana è morto lasciando un vuoto che si sentirà nei prossimi giorni, mesi, forse anni.
Shimon Peres fu un fautore della pace per la quale si è battuto tutta la vita facendosi amici e nemici sia in Israele che all’estero. Nuotava controcorrente, spinto dalle sue contraddizioni.
Un grande uomo che seppe cambiare rotta perché il mondo era cambiato. Saper cambiare. Una qualità diventata rarissima nelle classi dirigenti di tutti i paesi.
L’ultimo sopravvissuto della fondazione di Israele lavorò agli accordi di Oslo con Yitzhak Rabin e Yasser Arafat.
Peres, sul quale i politically correct occidentali non possono non sottolineare anche oggi che fu anche uomo del nucleare e quando Ministro della Difesa negli ’70 permise l’insediamento di alcune colonie in Cisgiordania. Ma per rifare la storia abbiamo secoli davanti a noi.
Il mondo arabo tace ma non importa, l’omaggio più bello è quello del Presidente palestinese Mahmoud Abbas che ha dichiarato “La morte di Shimon Peres è una pesante perdita per tutta l’umanità e per la pace nella regione. Ha lavorato al fianco dei leader palestinesi per cercare di portare a termine gli accordi di pace”.
Luisa Pace