Ci vorrà tempo, personalmente spero poco per un movimento che come tutti i movimenti populisti si fa violenza verbale (finora) e aggressività, e cerca di invadere gli spazi lasciati aperti dalle pochezze degli altri partiti non con proposte serie e concrete e governabilità, ma con l’entusiasmo demagogico di protagonisti e sostenitori, ma a Palermo è andatain scena la fine del M5S. L’atto conclusivo, con una decisione forse inevitabile ma sbagliata, l’ha decretato proprio il comico/santone/fondatore, che in maniera dittatoriale ha ripreso in mano le redini di un movimento che se finora aveva dato dimostrazione di uno scarsissimo tasso di democrazia interna ed esterna, da questo momento in poi sarà soggetto ad una brutale dittatura, che non sarà priva di epurazioni, cacciate, e delfinaggi, come in vecchio stile Berlusconiano o Bossiano. Sì, perché il succo è tutto qui: i movimenti legati ad una sola persona, o ad una sola personalità, se non riescono a farsi partito, struttura di governo, tessuto della società, finiscono per essere antagonisti anche quando prendono il potere, divorandosi come cannibali, perché quando il nemico è sconfitto è il momento di pensare a costruire.
Ma il M5S non nasce per costruire, nasce per abbattere, per mandare affanculo tutti e tutto, per spazzare via. E una volta che hai spazzato via, come a Roma, cosa rimane? Una classe politica inetta, incapace, divisa, fatta di persone che fino a ieri arrancavano all’università, oppure facevano le fotocopie ai pregiudicati, senza cultura politica, sociale, e spesso senza cultura tout court. La decisione del capo supremo significa che anche lui si è reso conto di questa pochezza, e delle tensioni (eufemismo) interne, e cerca di salvare la baracca chiudendo a testuggine l’armata. Ma dove potrà andare in questo modo? Pensa veramente che si possa governare Roma, Parma, Ragusa etc con contrattini da 150.000 euro? Pensa di poter entrare in qualsiasi decisione, qualsiasi legge, qualsiasi decreto? No, perché contro non avrà solo i suoi stessi giovani e scalpitanti compagni di viaggio, che faticheranno a rinunciare a comparsate televisive e alla speranza di prendere qualche ruolo importante, ma avrà il peso delle istituzioni, l’art. 67 della costituzione ad esempio, o il fatto che un consigliere comunale possa cambiare idea.
In più Grillo è vecchio. Vecchio di età, di militanza, di chilometri e urla. Quanto potrà resistere a tenere le redini di un movimento che ha già dimostrato di non essere unito quasi su nulla, se non sulle facezie preelettorali, tipo streaming, uno vale uno e corbellerie varie mai applicate nella realtà. La sua speranza, credo, è di riuscire a identificare rapidamente una classe dirigente a cui possa affidare il futuro del movimento una volta che lui si sarà stancato sul serio. Ma se non l’ha trovato finora, se la società civile ha dimostrato con fatti concreti (ancora si cercano gli assessori per Roma dopo 3 mesi…) che il movimento dei ragazzotti senza quartiere non è adatto a governare, se i suoi vice finora si sono scannati l’uno l’altro, che possibilità ha in tempi breve di dare una forma a questo fluido incomprimibile e incerto?
Io credo che la mossa disperata di Grillo sia l’inizio della fine di un movimento nato nel vuoto delle istituzioni ma senza idee concrete per il governo del Paese. Speriamo solo che nell’agonia che vivranno e vivremo la violenza che hanno manifestato resti verbale, perché sinceramente dei populisti e demagogi la storia ci ha insegnato ad avere paura.