Renzi, oggi considera il suo più grave errore aver “personalizzato” il referendum. Questo dopo aver tentato di accusare gli altri, quelli del NO, di essere gli autori di tale “personalizzazione”.
In realtà il referendum sta travalicando il limite di un voto di conferma o di rigetto di una modifica della Costituzione perché tale modifica in sé stessa (in quanto comporta un diverso impianto costituzionale) e per le circostanze in cui è stata ammannita (votata da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale a “colpi di maggioranza”) è una riforma per darci una Costituzione “ad personam”, per il progetto e per il “tira a campare” della giornata di un personaggio e di un partito equivoco ed inquietante che aspira al ruolo di “Partito della Nazione”. Renzi, ha voluto “personalizzare” la Costituzione. La personalizzazione del referendum, prima arrogantemente proposta, poi addebitata agli avversari, ed infine ripudiata con un’ammissione, inconsueta per quel personaggio, di un colossale errore, è stata ed è il naturale risultato di una inconcepibile sopraffazione di ogni principio democratico.
La situazione che si è venuta a creare è, anche per altro verso allarmante e grottesca allo stesso tempo.
Intanto lo schieramento per il voto al referendum è davvero paradossale. Non nel senso che si vorrebbe accreditare dai vari Cerasa di “innaturali alleanze per il NO”.
E’ paradossale che per il NO siano schierati, in pratica, tutti i partiti, meno la guardia del corpo renziana nel Partito Democratico ed il pulviscolo di personaggi che hanno legato la loro sopravvivenza politica, se così può essere definita, al servizio che stanno rendendo a Renzi.
Per il NO è schierata la C.G.L., la Destra e la Sinistra, una parte considerevole dello stesso P.D.
Questo, per i leccapiedi politologhi della corte renziana, sarebbe la prova che è il “vecchio apparato”, schierato contro “il nuovo” del renzismo e del suo pasticcio costituzionale nonché d’altro genere.
La realtà è ben diversa.
Oramai i due partiti che si fronteggiano sono quelli, da una parte quello della politica “allo scoperto”, i partiti, la gente che vuole contare e che è stata oggetto della prevaricazione, dell’imposizione di governi e di maggioranze artificiose che non hanno mai avuto il voto popolare, truffati da una legge elettorale dichiarata incostituzionale, ma, soprattutto, scippati delle loro determinazioni politiche da ripetuti golpe messi in atto da un partito dei magistrati che hanno fatto la loro dittatura e disfatto partiti e governi.
Dall’altra, intorno a Renzi, al suo progetto di “Partito della Nazione” c’è la créme di questo putridume paragolpista che ammorba il Paese. Guardate chi si muove in suo soccorso per il referendum: ci sono gli esponenti di Confindustria (cosa ben diversa dall’imprenditoria che “tira la carretta”), i personaggi della finanza e dei Consigli di Amministrazione, quelli chiamati a raccolta da Cerasa e quelli che stanno nell’ombra.
C’è la finanza straniera, che, oltre tutto, non capisce niente, tranne i suoi interessi del momento, di quello che avviene in Italia. C’è, lo abbiamo visto ieri, l’Ambasciatore Phillips, lo “smerdaUSA” (vedi precedenti scritti sul significato dalla analoga espressione romana).
Con Renzi, per il SI c’è il suo partito. Che non è nemmeno il P.D., diviso nel voto. E il “Partito della Nazione”, il partito dei giornaloni, dei Consigli di Amministrazione delle Banche e delle bancarotte, dei magistrati despoti della giustizia e della vita, dell’onore, degli interessi delle persone e dell’Amministrazione dello Stato, degli affaristi, degli stranieri abituati a considerarci un’appendice delle loro imprese, in una parola il Partito dei Padroni della Nazione.
E’ tutto per il SI il Partito dei Padroni della Nazione.
IL NO è un NO ai “padroni della Nazione”.
Mauro Mellini