Questa storia torbida dello “spacchettamento” del referendum costituzionale sta mettendo a dura prova il mio senso di tolleranza laica e liberale. Che, del resto, non è certo dovuta ai prevaricatori, ai prepotenti e nemmeno agli idioti supponenti ed ostinati, agli ignoranti colpevoli, soprattutto quando si fanno strumento dei primi.
Il “diritto d’autore” su questa baggianata spetta indiscutibilmente ai cosiddetti Radicali, quelli tardo-post-pannelliani, per intenderci, che si definiscono “radicali italiani”, per distinguersi, “in quanto tali”, dai Radicali “transnazionali” che però credo non se ne trovino.
Eredi (si fa per dire) della politica spettacolo, cioè dello spettacolo gabellato per politica, sono alla ricerca dell’”originalità”, studiano, scelgono, cercano di praticare gesti capaci di “fare effetto”, di colpire l’immaginazione. Più che politica-spettacolo, la politica come teatro di esibizioni a soggetto.
Gli “altri” sono per il SI o per il NO: Conformisti! Loro, allora, sono per lo “spacchettamento” e manco si preoccupano di dire quale sarebbero i loro SI o i loro NO “spacchettati”.
Non sarebbe certo da perdere tempo con queste trovate, scorie di vicende gravi ed allarmanti, se, come talvolta accade anche alle baggianate, non ci fosse stata una serie di circostanze ed un nutrito e forte gruppo di mascalzoni della politica, di prevaricatori spregiudicati, che ha pensato bene di valersene per le sue torbide mene attorno alla disgraziata “riforma costituzionale” ed al pasticcio in cui il Governo Renzi è andato a cacciarsi per averla voluta e strumentalizzata.
Renzi aveva concepito il referendum costituzionale come un’ottima occasione per ottenere una conferma plebiscitaria dell’ambiguità (per non dir altro) della sua politica e del suo regime (non dimentichiamo che a richiedere il referendum a norma dell’art. 138 della Costituzione sono andati i deputati del P.D., anzi quella della maggioranza, per “tagliar l’erba sotto i piedi” ai contrari alla cosiddetta riforma). Poi ha finito col capire di essersi teso da sé stesso una trappola che rischia di travolgerlo ed azzopparlo. Quando questa percezione si è rafforzata ed estesa, quando i “padroni del vapore”, confindustriali ed altri, hanno capito che non sarebbero stati i loro “studi” sull’incidenza negativa del NO sul P.I.L. annuo in ragione del 4% a mettere al sicuro il loro mandatario istituzionale, il loro pupillo “riformatore”, è cominciato un affannoso lavorio torbido tendente, più che ad invertire i poco brillanti pronostici dell’esito del referendum, a disinnescarne le conseguenze sul Governo che lo stesso Renzi aveva reso ineludibili e disastrose. Un lavorio tendente essenzialmente al rinvio, rimedio tipicamente italiano per ogni situazione difficile.
E’ stato allora che l’insignificante baggianata di qualche giovanotto in cerca di occasioni di notorietà, ha trovato quei consensi e quelle attenzioni che da certa gente vengono negati anche alle cose serie di provenienza altrui.
Non è una novità che certe iniziative abbiano una certa eco, riscuotano consensi e, magari un sperticato e grottesco plauso a prescindere dalla loro plausibilità ed, anzi, a condizione ed a causa della loro totale stoltezza.
E’ accaduto a ben altri che agli odierni “Radicali italiani” (che, poi, per quanto pochi siano, di quell’iniziativa non sono mai stati investiti e resi partecipi da quei due e tre “spacchettatori”).
Accadeva con Pannella, che, finché fece politica o, almeno, diede l’impressioni di volerla fare e di farla, raccolse, per sé e per quanti gli erano accanto, ostilità, diffidenza, insulti e rifiuti. Quando anche i meno perspicaci ed attenti spettatori delle sue gesta capirono che oramai aveva dato addio alla politica e, purtroppo, anche alla ragionevolezza ed alla ragione, andando alla ricerca di effetti scenici e di risultati etico-teatrali, ebbe un diluvio di applausi, di consensi, di “altissimi” riconoscimenti.
Ma, almeno, l’ipocrisia dei suoi tardivi apprezzatori, cercò ed ottenne con quelle anche se un po’ goffe adesioni, solo una generica compartecipazione alla popolarità ed alle simpatie di Marco.
Questi untorelli dei suoi sedicenti successori, con l’attenzione per le loro baggianate, forniscono a prevaricatori ambigui, a spregiudicati gestori del potere, specifici strumenti per una miserabile ritirata dalla sciagurata sfida plebiscitaria.
Detto tutto questo degli “spacchettatori”, veniamo al dunque dello “spacchettamento”.
Il referendum sulle riforme Costituzionali non è un referendum consultivo. E’ una fase eventuale, ma necessaria ed obbligatoria nel caso in cui è prevista, della procedura di revisione costituzionale.
La legge di modifica della Costituzione è sottoposta, dopo conclusa la fase elaborativa nelle due letture parlamentari, ad una fase sanzionatoria. Non c’è possibilità alcuna di diversa interpretazione: una la legge uno il referendum.
Questo ineludibile assioma elimina di per sé la possibilità che i soggetti legittimati alla richiesta di referendum (un quinto dei parlamentari, 500.000 cittadini elettori, cinque consigli regionali) possano richiedere referendum parziali ed eventualmente multipli.
A ciò si aggiunge che la possibilità di una pluralità di referendum comporterebbe possibili conseguenze addirittura grottesche specialmente nel caso che uno dei referendum sia “totale”, “globale”.
Potrebbe infatti avvenire che il NO a tutta la legge di revisione, sia contraddetto dal SI ad una parte della riforma bocciata assieme al resto nel referendum totale.
Vi sarebbe poi, in caso di tali contrasti di risultato, la questione nascente dal fatto che a contendere l’effetto al referendum “globale”, cui abbiano partecipato, mettiamo, il 90% dei cittadini, potrebbe essere l’esito di un referendum parziale nel quale la partecipazione potrebbe essere stata minima (non è previsto un quorum).
Ne consegue che, anche nell’ipotesi in cui fosse concepibile (ma è inconcepibile!!!) che si possano richiedere più referendum per altrettanti parti della riforma, la presentazione di una valida richiesta di referendum globale farebbe venire meno la possibilità di tenere gli altri.
Ma i giovani fantasisti della politica hanno presentato una richiesta, a nome di nessuno, perché nessuno rappresentano, nemmeno il loro sedicente partito, nel quale nessuna deliberazione è intervenuta a tale proposito, una richiesta che va ben oltre le grottesche assurdità sopra evidenziate: senza che nessuno dei soggetti abilitato a chiedere il referendum sanzionatorio abbia presentato richiesta di referendum parziali, essi vogliono fare a pezzi quella unica e globale.
Riccardino, Mariuccio, hanno richiesto, in sostanza, che la richiesta di referendum sia cambiata, che il referendum regolarmente richiesto dagli aventi diritto e con le forme previste non si tenga: perché ai signori Riccardino e Mariuccio piacciono referendum “separati”, diversi, tre o quattro invece di uno. Così la gente, già frastornata e fuorviata da una stampa asservita al giovane “Leader”, alla quale il testo delle cazzate Boschive è tenuto, si può dire, “segreto”, mentre Renzi, bugiardamente blatera, ad esempio, che fare le leggi diventa più semplice, mentre da un procedimento legislativo oggi previsto se ne “spacchettano ben sette”, avrebbe soltanto la possibilità di imbrogliarsi, perdersi e, magari, scocciarsi e non andare a votare. Per non dire che le controversie sullo spacchettamento sarebbero destinate a protrarsi per mesi ed anni.
Così la stoltezza proterva, ottusa e tetragona e la colpevole ignoranza rende un basso servizio al “Potere”, agli imbroglioni. Che, a questo fine, si affannano a dare visibilità e rilievo a consimili baggianate spacchettatorie.
Ma, se stoltezza e colpevole ignoranza al servizio di un potere prevaricatore e bugiardo caratterizzano questa storia dello “spacchettamento”, è anche vero che il credito che ad essa sembra volersi dare dagli imbroglioni, l’affannarsi di Confindustria nel sostenerla, la strumentalità nemmeno nascosta di questo “entusiasmo”, non possono non rallegrarci: il partito del SI, del “plebiscito” per Renzi, delle senili invocazioni a non “sprecare tanto lavoro” dei parlamentari del povero Napolitano è alla corde.
Si aggrappa anche alle assurdità più evidenti.
Sentire Renzi, autore e propugnatore del referendum-plebiscito in suo favore e gloria, affermare che lo “spacchettamento” non è compito del Governo, quasi dire che le chiacchiere non gli bastano più e che chi vuole spacchettare spacchetti, dà la prova di una sconfitta. Renzi è “spaccchettato”.
Spacchettiamo definitivamente tutti gli spacchettatori. Difendiamo il referendum e votiamo NO.
Mauro Mellini
11.07.2016