La data del Referendum sarebbe stata fissata per: il 6 NOVEMBRE.
Ma i golpisti non demordono. Contemporaneamente (ad es. Il Messaggero…) una notizia diversa, il breve “slittamento” preluderebbe lo “spacchettamento”.
Il quotidiano romano riporta notizie di operazioni in corso da parte di un certo parlamentare “Cinquestelle” per raccogliere il quinto di parlamentari necessari per richiedere più referendum parziali, quinto che, peraltro potrebbe essere raggiunto solo con l’apporto di altri gruppi, ammesso pure che il Movimento 5 Stelle intenda cadere nella trappola.
Questa solenne cavolata, tipica dell’ottusità “tardo-postpannelliana” dei cosiddetti Radicali, che continuano a gloriarsene, dovrebbe servire ad “abbassare la temperatura plebiscitaria che Renzi vuole alzare”.
Il carattere autenticamente eversivo e golpista che, viceversa, ha questa operazione è evidente: una volta posta sul tappeto la questione del cosiddetto spacchettamento, ne nascerebbero problemi che richiederebbero mesi e forse anni per essere risolti tra Cassazione, Corte Costituzionale, Governo, Comitati promotori.
Campa cavallo.
Ma, soprattutto, il frazionamento (per più versi inammissibile) comporterebbe un’inestricabile confusione per i cittadini elettori, i quali dovrebbero loro affrontare problemi di armonia e connessione tra le varie parti della “riforma” che i parlamentari o si sono posti o si sono posti in un certo altro modo. A tutto vantaggio di un rassegnato voto per il SI ed anche per chi è capace di ottenere un voto “di disciplina” anziché “di opinione”. Se i Cinquestelle si prestassero comunque a questo giuoco dovrebbero essere degli imbecilli suicidi.
Anche se si insiste sull’esistenza di pareri non meglio specificati di ancor meno specificati e plausibili “costituzionalisti”, un voto separato o “spacchettato” è impossibile, se non con un vero e proprio golpe.
La Costituzione prevede che ad essere sottoposti a referendum in caso di avvenuta approvazione in Parlamento senza il quorum, siano nongià le questioni affrontate con la proposta di riforma, ma la legge di riforma costituzionale. Una la legge uno il referendum. Il cosiddetto “spacchettamento” finirebbe per attribuire al corpo elettorale una funzione elaborativa, anziché una funzione sanzionatoria positiva o negativa dell’elaborato del Parlamento.
Questo sarebbe uno stravolgimento della procedura di revisione della Costituzione ed al contempo, una truffa degli elettori ai quali (fatta salva la miseranda buona fede degli imbecilli pur presuntuosi ed esibizionisti) si farebbe balenare un più ampio potere di interventi per neutralizzare quello che realmente agli “elettori” è attribuito.
C’è un altro argomento contro questo ambiguo e sordido pasticcio. Una volta proposto il referendum per tutta la legge di riforma (e anche ammesso che si possa procedere per parti separate), non si può procedere che al referendum “globale”, perché quelli “parziali” verrebbero a menomare ed intralciare la portata che deve avere il primo.
Ma sarebbe bene che, anche prima della scadenza dei 90 giorni dall’approvazione in Parlamento, coloro ai quali, assai probabilmente senza fondamento, vengono attribuiti propositi di siffatte operazioni reagissero smentendo i sognatori del golpe e mandandoli a quel paese.
E’ forse chiedere troppo ai parlamentari Cinque Stelle?
Mauro Mellini