Ho fatto sforzi enormi, in questi ultimi anni e mesi, per continuare a cercar di capire Giuliano Ferrara, di cui ho sempre ammirato le capacità intellettuali, attribuendo ad una sua continua preoccupazione di dimostrare di essere, quale è, intelligentissimo, preoccupazione inutile e strana, visto che tutti riconoscono che lo sia. Cercar di capire e sopportare.
Sopportare quelli che sembrano le stranezze della genialità.
Non ne posso più. C’è un limite oltre il quale la sopportazione diventa condivisione e, non essendo io un geniale, non me la sento di condividere baggianate e brillanti banalità, che per me e per la mia opaca personalità, sono solo quello che sono: banali baggianate.
Giuliano è ossessionato dal “vitalismo”.
Il “vitalismo” ci ha ammannito il fascismo. Sono portato a diffidarne anche quando appare di qualità elevata.
Ma, questo è ciò che più mi rattrista, Ferrara sembra avere adottato quale perno del suo pensiero politico un vitalismo nella accezione più goffa ed approssimativa, che ne fa un sottoprodotto della insufficienza e non del superfluo della ragione o del ragionare.
Mi sono trovato con Ferrara, non ricordo più nemmeno da quando, d’accordo e sulla stessa sponda su questioni di giustizia, contro le inquisizioni e le deformazioni del diritto e della giustizia e sul fatto che da leggi assurde non nasce mai giustizia. Certo Giuliano avrà sempre avuto orizzonti più vasti.
Io ho sempre cercato di non perdere ragione e coerenza in quelli più modesti e circoscritti.
L’apprezzamento, che Ferrara non mi ha negato, è stato per me di grande conforto e di stimolo. Ed è per questo che, non poter più sopportarlo e sentire il dovere di manifestarlo, è cosa che molto mi pesa.
Ferrara oggi sostiene Renzi. E fin qui niente di così grave né di strano. “Beati monoculi in terra caecorum” non può negarsi alla saggezza il criterio della relatività nei giudizi ed anche negli affetti.
Ma Ferrara va ben oltre. Non solo attribuisce a questo suo nuovo idolo la capacità di “offrire garanzie di evoluzioni”, ma afferma che “sottrae qualcosa alla bolsaggine statolatrica ed alla filastrocca dell’onestà”.
Ed anche se questo può concedersi al gusto della sfida. Certo il doversi adattare ad essere considerati anche noi un po’ “bolsi statolatri dediti a filastrocche sull’onestà” non è gradevole né obbligatorio.
Ciò che ha finito per rendermi insopportabile Giuliano è che gli basta tutto ciò, la sua “condivisione” di uno come Renzi e del suo vitalismo per far diventare la sua cosiddetta riforma costituzionale, che è diritto, caro Giuliano, è legge delle leggi, quelle leggi che sembrava fossimo d’accordo non potersi piegare e distorcere per consentire all’originalità delle “evoluzioni” e della personalizzazione di una cosiddetta giustizia di divenire arbitrio, senza la minima preoccupazione per le assurdità dei contenuti e degli effetti delle nuove norme. “Una riforma costituzionale attesa da quarant’anni”. E no, caro Giuliano, non mi dire che per quarant’anni abbiamo atteso le baggianate della Boschi, il Senaticchio dei Sindaci a tempo perso Senatori, i sette diversi modi di legiferare (bicamerale, monocamerale Camera, bicamerale condizionata etc. etc.). E non dire che respingere queste baggianate sia “uccidere nella culla il bambino”.
Mi basta questo. Ma leggo persino che per Ferrara c’è in Italia una Destra “che non sa da dove cominciare”. Il che è vero. Ma aggiunge: “Confalonieri a parte”. Lui sì che lo sa: col “commissario aziendale!”.
Non voglio aggiungere che questo spiega quanto precede. Già mi costa troppo quanto ho detto.
Mauro Mellini
05.07.2016