Mi capita spesso, quando sono costretto ad usare espressioni dure nei confronti di qualcuno, di desiderare di ricevere una risposta che mi consenta di pensare che, magari, avevo esagerato.
Mi è accaduto anche ieri, dopo aver scritto e pubblicato il pezzo: Negri: il comitato per il Si a sé stesso.
La risposta è arrivata, ma ahimè; essa non fa che convincermi di aver detto troppo poco.
Altro, infatti, c’è da dire, o, forse, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, di fronte ad una frase contenuta in quella risposta:
“…ritengo legittima (e sbagliata) la tua (mia di M. Mellini) posizione sul referendum. Personalmente ritengo correttissima la posizione espressa da Gianfranco Pasquino e altre decine di giuristi in risposta alle osservazioni di Zagrebelsky”. (Lo scrive lui, Negri! Avete capito?).
Avevo scritto che dubitavo che Negri avesse letto il testo della legge di riforma costituzionale. Vedo che non ha letto nemmeno quello che su di essa si è detto e non ne sa nulla, manco per sentito dire.
O, almeno lo voglio sperare, perché altrimenti o dovrei pensare che non è riuscito a capire quanto Pasquino ha scritto a chiare note facendo a fette la pseudo riforma, oppure, cosa che proprio non vorrei nemmeno pensare, che Negri è un falsario della peggiore specie, capace di rovesciare disinvoltamente fatti, notizie e giudizi, quale il prezioso scritto di Pasquino che, tra l’altro, contiene un caldo appello per il NO ed il documento dei 48 Costituzionalisti di serrata critica al testo della riforma.
Non dico altro, se non che questa disinvoltura distratta e supponente di fronte alla verità dei fatti rende ancor più penoso ogni giudizio che ho dovuto esprimere e che, oggi, più che confermare, dovrei rendere assai più severo.
Mauro Mellini