Dalle prime ore dell’alba, 280 finanzieri del Comando Provinciale di Brescia stanno eseguendo un centinaio di perquisizioni nelle province di Bergamo, Brescia, Lodi, Milano e Varese, disposte dalla Procura della Repubblica di Brescia e scaturenti da complesse indagini di polizia giudiziaria nel settore delle frodi fiscali.
Le investigazioni, condotte dai finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Chiari, sono tuttora in corso, ma è già stata accertata l’operatività di una vera e propria organizzazione, radicata nell’Ovest bresciano, dedita alla fraudolenta gestione di numerose aziende, per lo più del settore edile.
Al centro dell’organizzazione è risultato essere uno studio commercialistico lombardo “specializzato” nel fornire “particolari” consulenze aziendali, in favore di spregiudicati imprenditori, finalizzate a frodare l’Erario tramite illecite compensazioni d’imposta, ovvero attraverso la falsa costituzione in bilancio di crediti nei confronti dello Stato (essenzialmente crediti IVA) da utilizzare in compensazione di debiti (specialmente contributi previdenziali) che, quindi, di fatto non erano versati. In sostanza, un modo illecito per azzerare il cuneo fiscale, con conseguente rilevante danno per le casse dello Stato e grave distorsione del mercato.
L’indagine ha messo in luce un vero e proprio “sistema”: i componenti dello studio commercialistico, pienamente consapevoli che la maggior parte delle società in questione erano intestate a meri prestanome, intrattenevano regolari rapporti con i veri amministratori delle imprese incriminate. Non solo, spesso i prestanome erano procacciati dallo stesso studio commercialistico, che curava anche tutte le pratiche concernenti le fittizie domiciliazioni delle sedi societarie dei propri clienti, così da metterle al riparo da possibili interventi da parte degli Organi ispettivi.
Lo studio assicurava anche ordinaria consulenza a “normali” società ma, in via prioritaria, forniva assistenza alle imprese che intendevano portare a termine frodi fiscali e previdenziali, in particolare creando appunto, nella contabilità delle aziende, le fittizie “provviste” di crediti IVA da compensare con debiti tributari e previdenziali.
In questa fase investigativa sono già stati deferiti all’Autorità giudiziaria 69 soggetti per le ipotesi di reato di truffa aggravata, impiego di denaro o di beni di provenienza illecita, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione ed indebite compensazioni per una frode che, per quanto fino ad oggi già accertato, ammonta a circa 70 milioni di euro.
Le perquisizioni in corso sono finalizzate ad acquisire gli elementi necessari ad individuare ulteriori soggetti coinvolti nella frode.