La Sicilia è una terra strana. Qui tutto si confonde, la mafia si fa Stato e a volte pezzi dello Stato si fanno mafia. È il teatrino dei miraggi, della finzione, della follia.
L’Italia finisce al 77° posto della graduatoria mondiale sulla libertà di stampa di “Reporter senza frontiere”.
Peccato che non ci sia una graduatoria regionale e un’altra provinciale, magari, oltre che sulla libertà di stampa, sull’onestà intellettuale di chi scrive.
Chissà a quale posto si piazzerebbe la città dei templi. La misera cittaduzza di pirandelliana memoria. Quella di uno, nessuno, centomila. Che se volessimo così contare gli abitanti di Agrigento, anziché la misera cittaduzza, sarebbe la più grande metropoli del mondo.
Qui, dove sfugge ad ogni logica tutto ciò che avviene, non c’è imbarazzo, non c’è vergogna, si può affermar tutto, il contrario di tutto, e rimanere sempre a sempre galla (vi risparmio ogni commento).
La notizie riportate nell’articolo a firma Giuseppe Lo Bianco sul “Fatto quotidiano”, sono di quelle che fanno parlare, anche, e forse soprattutto, nella regione emblema dell’omertà.
Le dichiarazioni del pentito Giuseppe Tuzzolino, che da due anni collabora con le procure siciliane, mostrano uno spaccato inedito, tutto da verificare, sull’intreccio politico-massonico-mafioso-imprenditoriale.
Rivelazioni nel corso delle quali Tuzzolino narra di Matteo Messina Denaro che utilizza “un cellulare che si chiama Vertu, che costa circa 4.000 euro e non è intercettabile”, di tangenti consegnate dallo stesso al boss latitante, fino ad arrivare all’esistenza di una loggia massonica chiamata “Il tronco della vedova” che incassa il 5% su ogni appalto per il fotovoltaico…
Giuseppe Tuzzolino, l’architetto arrestato nel 2013, è un fiume in piena. Sgrana nomi e fatti nel corso delle sue rivelazioni, le ultime delle quali, sono finite – come scrive Lo Bianco nel suo articolo – nei verbali depositati nel processo d’ appello all’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, condannato a sei anni e otto mesi per mafia.
Tanti i nomi di soggetti molto in vista in Sicilia, come quello della segretaria generale della Presidenza della Regione, Patrizia Monterosso (la quale ha smentito le affermazioni del pentito, anticipando una querela nei suoi confronti), citata da Tuzzolino anche per presunti rapporti con un esponente dei servizi segreti e indicata quale “sorella in massoneria” e anello tra la massoneria di Trapani con Raffaele Lombardo, ad esempio nell’ interesse della società Vento Divino, di Nicastri, poi sequestrata.
Sempre secondo il pentito, fu la Monterosso a indirizzare Tuzzolino da un uomo dei servizi segreti, Leonardo Rinaldi, per l’ autorizzazione di un parco fotovoltaico a Parma.
Affari conclusi a Milano presso lo studio dello stesso Rinaldi, dove Tuzzolino registrò la conversazione la cui “micro scheda dichiara -dovrebbe essere nella disponibilità di mio cognato Sciabica Giosuè – persona vicina all’ onorevole Riccardo Gallo Afflitto, quest’ ultimo vicino ai servizi – il quale ha cercato di convincermi a non collaborare con la Giustizia”.
Storie di mafia, politica, imprenditoria, massoneria, servizi segreti, alle quali sembra credere poco una certa stampa agrigentina.
Certamente non spetta a noi giudicare l’attendibilità dell’architetto Tuzzolino. Ne a noi, né tantomeno a qualche giornalista che fino a non molto tempo fa pubblicava tutte le dichiarazioni del pentito – facendo la prima pagina del giornale – con le quali tirava in ballo un personaggio politico, di piccolo cabotaggio, nemico del giornalista.
In quella logica, il nemico del mio nemico, è amico mio.
Oggi, la chiave di lettura potrebbe essere diversa: il nemico del mio amico, è nemico mio.
Questa è la Sicilia, dove il sopra è sotto e il sotto è sopra. logiche difficili da capire per chi non ha mai vissuto in questa terra la cui penuria idrica può esser superata soltanto dalla penuria di onestà intellettuale…
Ma quest’ultima, a differenza della prima, placa tanto la sete quanto la fame…e, forse, anche qualche altra cosa…
Gian J. Morici
Leggi anche i contenuti dell’articolo di Lo Bianco pubblicati da DagoSpia
Sulla vicenda, si registra la reazione dell’onorevole Riccardo Gallo Afflitto, che ha presentato una querela contro il dichiarante e un esposto all’Agcom:
“E’ mio dovere precisare – aggiunge Gallo Afflitto – che conosco il signor Sciabica per essere il carrozziere al quale mi rivolgo da anni e con lui non ho altro tipo di rapporto. Per quanto riguarda i Servizi segreti dello Stato confesso di esser vicino a questo Corpo come è dovuto a qualsiasi altro parlamentare della Repubblica”.“