Esce il nuovo libro di Anna Burgio, scrittrice che rivela un talento e una delicatezza che fa uscire alla luce storie altrimenti dimenticate. La nuova opera si intitola “Di Schiena” edizioni Città del sole, un titolo che ci viene spiegato nell’intervista.
Allora Anna, parliamo del tuo romanzo “di schiena”, di cosa tratta?
è una sorta di biografia, con delle contaminazioni narrative, che ha come oggetto di studio Jeanne Hèbuterne. Nata nel 1898, Hébuterne fu una pittrice francese, conosciuta soprattutto per essere stata l’ultima compagna di Amedeo Modigliani e per averne condiviso la tragedia: quando l’artista livornese morì di meningite tubercolare, nel 1920, Jeanne – che era al nono mese di gravidanza – si uccise lanciandosi dal quinto piano.
Non deve essere stata una ricerca facile quella sulla vita di quest donna sfortunata.
Il poco che si trova sulla vita di questa valente pittrice s’incentra sul suo amore devoto e disperato. Soltanto pochi testi hanno Jeanne Hèbuterne come protagonista: Into the darkness laughing della statunitense Patrice Chaplin, una sorta di ricostruzione romanzata risalente al 1990 (quando ancora non erano state svelate gran parte delle notizie sulla vita e sull’attività pittorica). Per il resto, si trovano soltanto accenni o, tutt’al più, capitoli specifici in libri che hanno come argomento Amedeo Modigliani.
Come mai la scelta di raccontare di lei?
Ho voluto raccontare la storia di Jeanne utilizzando un’angolatura precisa, quella dell’analisi della sua personalità ancora in formazione, considerato che al momento della morte aveva soltanto 21 anni. Il testo, dunque, attinge a studi psicologici, prevalentemente relativi alla teoria sistemico-relazionale (che mi sono familiari avendo io conseguito il titolo di consulente familiare proprio con tale indirizzo); si basa, inoltre, su una ricerca storica accurata e puntigliosa.
La vita di Jeanne e il suo rapporto con Modigliani offrono lo spunto per affrontare temi quali la depressione, la codipendenza, lo sviluppo infantile, la dipendenza da sostanze, la psicologia del suicidio; argomenti che, sebbene collocati nell’epoca storica di riferimento, trovano forte riscontro anche nell’attualità.
Come si articola il libro?
Nell’opera presentata viene lasciata in sottofondo l’analisi artistica per dare spazio al racconto di un’epoca, della condizione femminile in un contesto specifico e, più in generale, dell’evoluzione e dello sviluppo delle relazioni umane.
Come mai questo titolo ?
Il titolo deriva dal gesto ultimo della ragazza, la quale, si racconta, scelse di morire lanciandosi nel vuoto di schiena. Ci si chiede se fu un vano tentativo di salvaguardare il figlio che portava in grembo o la paura di affrontare la propria morte, seppure scelta.
La modalità di ricerca utilizzata è soprattutto quella documentale, supportata dalla consulenza di esperti psicologi.
Ettore Zanca