Due Presidenti della Regione Sicilia deposti dalla Magistratura. Uno tenuto in galera per cinque anni perché in caso di un indagato si era intesa una parola con una A ed un O: “evidentemente” Cuffaro.
Poi è venuto Crocetta. La Magistratura non lo ha né processato né messo in galera. Quando (a suo dire) stava per suicidarsi, con prontezza la Procura ha fatto una dichiarazione che lo ha convinto di non aver fatto quella telefonata a Tutino in cui si sarebbe “parlato male” oltre che della assessore Borsellino, anche del Padre, assassinato dalla mafia.
Così Crocetta ha potuto completare l’opera di messa in bancarotta della Sicilia.
In galera non lo hanno messo finora e non lo metteranno poi, quando la bancarotta sarà dichiarata ufficialmente. In galera c’è stato messo Cuffaro e forse ci andrà pure Lombardo.
È di ieri sera la notizia che con il 16 aprile l’ultimo centesimo degli 850 mila euro stanziati per le riserve naturali Siciliane sarà esaurito. Le riserve, sono diciotto, chiuderanno. Cioè rimarranno aperte al brocheraggio, al vandalismo, alle speculazioni e chi sa cos’altro.
La bancarotta è la bancarotta, si dirà e, prima o poi tutto ciò doveva accadere. Certo, con Crocetta – e non solo con Crocetta – doveva accadere.
Ma guardate un po’: i “fondi per le riserve naturali”, stanziate per il 2016, pare che fossero 859.000 euro. Quindi doveva accadere presto, prima che tanti per altri servizi accada altrettanto.
Ora Crocetta, il Presidente che la Magistratura non ha “deposto”, ma ha addirittura salvato dal suicidio, “rivoluzionario”, “di sinistra”, “superantimafioso” è anche, figuriamoci, un “ecologista”.
Categoria che in Sicilia, ad onor del vero, di personaggio ne ha dati anche di peggio. Per le Riserve Naturali il suo governo ha stanziato 859.00 euro per tutto il 2016.
Per il suo amico e sostenitore (e sostenuto) Antonino Ingroia, che anche senza i soldi della Regione non rischiava e non rischia affatto di chiudere nemmeno il suo studio di avvocato (frettolosamente aperto dopo aver lasciato la Magistratura per candidarsi a Presidente del Consiglio) le cifre a carico della Regione non sono 859.000 euro, ma molte volte tanto.
Nominato liquidatore di “Sicilia e servizi” Ingroia l’ha invece, consenziente Crocetta, rimessa in piedi, divenendone amministratore delegato. Non so quanto percepisca all’anno per tale carica, certo non si tratta di spiccioli. Ma in pochissimo tempo quella società a capitale regionale ne ha viste di cotte e di crude: la Corte dei Conti ha elevato a carico di Ingroia e Crocetta un addebito di due milioni di euro per danno erariale (regionale).
Si tratta di una enorme “infornata di asserzioni, per la quale la selezione fu effettuata ad assunzione avvenuta”. Con spese conseguenti rovinose.
Cifra che da sola sarebbe bastata a sostenere l’onere regionale delle Riserve Naturali per tutto l’anno. Ma presumibilmente naturale è pure l’onere per la regione dell’indennità per cotanto amministratore, oramai in carica da anni. A questa si deve aggiungere l’indennità che l’ex P.M. percepisce quale commissario della provincia di Trapani.
Emolumenti evidentemente “riservati”. Ci sono “riserve” e riserve.
Crocetta dopo aver addirittura cercato lo scontro con Renzi, oggi vive in pace (si fa per dire) con il P.D. e con il Governo Nazionale.
Miracoli del “Partito della Nazione e di quello dei Magistrati”.
15 aprile 2016
Mauro Mellini