Mozioni di sfiducia in Parlamento. Che saranno respinte con un voto “per disciplina di partiti e di partitino” Partiti e partitini che non ci sono più: c’è solo l’Etruria.
Ad ogni voto di fiducia, la cosiddetta “sinistra” del P.D. afferma che fiducia in Renzi non ne ha più nemmeno un po. Ma lo votano. Oramai senza nemmeno dire che è l’ultima volta. Ogni voto di fiducia è per Renzi un grosso successo nel partito: avvilisce e ridicolizza la cosiddetta opposizione, la cosiddetta sinistra. Che, poi sono tali solo perché ”emiliano-romagnole” invece che Etrusche. (anche se la Famiglia Boschi è approdata anche in Emilia-C.M.C. passando per la Sicilia).
Voteranno la fiducia gli sparuti residui alfaniani. Una fiducia convinta: se Renzi se ne va, dovunque vada, non se li porta dietro. Sono oramai i fantasmi, le ombre del potere del Ministero dell’Interno. Sosterranno l’Etruria che li ridicolizza e li rende inutili, ma ancora li utilizza.
Voteranno la fiducia quelli di Verdini. I “verdastri”, più etruschi che renziani, il cui peso politico (si fa per dire) diminuisce ed evapora man mano che la fiducia a Renzi diventa una annoiata abitudine di chi per caso (e, è cosa accertata) contro la Costituzione e per grazia ricevuta da una giustizia partigiana, si trova in Parlamento e cerca di rimanerci. Questa mentre in Italia, in Europa, la fiducia in Renzi è oramai fondata solo sulla pretesa sua insostituibilità.
Un voto di fiducia per la propria traballante poltrona.
Non starò a dire chi voterà la sfiducia. Dico solo che non ho certo fiducia per tutti quelli che voteranno le mozioni contro Renzi, gli Etruschi, i Sicindustriali, il marciume verdastro etc. etc..
Ma io non sono il Parlamento e nemmeno il Corpo elettorale. E ho una tenace, forse una pazzesca speranza. Non tanto in alcuni che voteranno la sfiducia, ma nel fatto del saper dire NO a chi la fiducia ritiene di possederla come patrimonio di famiglia.
Non è all’esito del voto odierno in Parlamento, del resto, che dobbiamo guardare.
Semmai cerchiamo di cogliere qualche sprazzo di luce nel dibattito che sarà, magari, grottesco e noioso. Guardiamo ad ottobre, al referendum e, soprattutto cominciamo a lavorare per un NO che è non solo dovuto. MA E’ POSSIBILE CHE VINCA.
Mauro Mellini