La morale nella mia personalissima idea può essere di due tipi soltanto.
C’è la morale pubblica, che è la legge: quello che la legge dice è giusto, e il resto è sbagliato; sono le regole di comportamento comune che si dà una nazione e vanno rispettate.
Poi c’è la morale individuale, di per sé insindacabile. Tutto quello che la legge non proibisce o non norma è oggetto di valutazioni personali, come ad esempio la fede religiosa, il comportamento sessuale, le credenze politiche, fino a mettersi le dita nel naso a tavola. Però ho mentito.
C’è un terzo livello di morale, che si sovrappone alle altre due e fluttua in maniera dinamica tra le opinioni della gente e la legislazione vigente: è la morale politica. Un politico non può più avere una sua morale individuale. Certo, deve rispettare la legge, e può avere delle convinzioni ci mancherebbe, ma non basta.
Deve tenere un comportamento che pur rientrando all’interno di ciò che la legge consente, deve non di meno essere gradito e tollerato dalla società nel suo insieme, o quanto meno dal corpo elettorale. Ecco che la morale personale deve diventare pubblica, e quella pubblica diventare personale, senza che la legge debba intervenire. E’ giusto? Non lo so, ma di fatto quello che si chiede ai politici è che siano MIGLIORI di noi, che siano irreprensibili, che abbiano appunto una morale magari migliore della nostra.
E allora come è possibile che una forza politica che è stata anche maggioritaria nel nostro paese candidi Bertolaso a Sindaco di Roma? Bertolaso è sotto inchiesta per varie ragioni, a partire dalla gestione del G8 alla Maddalena fino al terremoto dell’Aquila, ma non è questo che mi interessa, queste sono questioni della morale pubblica cioè la legge e se ne occupano i tribunali. A me interessa capire come sarebbe possibile che Bertolaso faccia i miei interesse, quelli di cittadino romano, con la sua personalissima morale.
Uno che va ad Haiti a criticare la gestione americana dell’emergenza per farsi dire da quella che potrebbe essere il prossimo Presidente degli USA che parla come fosse al bar dello sport. Uno che per un lungo periodo ha abitato a Via Giulia (per chi conosce Roma non proprio una borgata…) senza pagare l’affitto, perché la casa glie l’aveva messa a disposizione un amico, attraverso i buoni uffici di un cardinale, ma l’affitto lo pagava Zampolini, factotum di Anemone, lo stesso che ha pagato a sua insaputa la casa di Scajola al Colosseo… Che bel giro. Chissà perché questa gente dovrebbe essere così interessata a pagare un appartamento a Via Giulia ad un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Non mi spingo oltre, per fortuna c’è la magistratura ancora in Italia.
Però osservo che Anemone è anche proprietario del Salaria Sport Village, dove la moglie di Bertolaso ottiene una fantomatica consulenza per i giardini, di importo pare abbastanza importante, e dove il Sottosegretario, stanco dalle fatiche quotidiane, andava a farsi fare massaggi da procaci signorine. Qualcuno, cattivo, dice che si trattava di altro, ma a me bastano i massaggi. Basta tutto questo per dire che voglio un Sindaco irreprensibile, moralista e morale, che non assuma duemila amici nelle aziende pubbliche, che non si faccia massaggiare da signorine compiacenti, che non accetti di vivere nella strada più bella di Roma a spese di imprenditori che poi partecipano alle gare pubbliche, che insomma sia uno di cui mi posso fidare. Un moralista. Possibilmente anche con una morale.