Oltre vent’anni di Parigi e mi viene in mente la canzone di Modugno “È giunta mezzanotte, si spengono i rumori, si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè, le strade son deserte, deserte e silenziose, un ultima carrozza cigolando se ne va…”.
Ma non è per nulla una constatazione romantica quella che mi appresto a fare! Forse per i turisti che passano, guardano e ripartono Paris è sempre Paris eppure la Ville lumière si è spenta. Quando cala la sera mi chiedo se mi si è abbassata la vista o se mi hanno tolto dei lampioni. Saranno le lampadine a basso consumo? E dove sono i ristorantini aperti per l’après spectacle? Quelli dove si andava dopo il teatro il cinema o per una bella zuppa di cipolle notturna? Non ci sono più, chiudono dopo il primo servizio, costi obligent… Ricordo quando abitavo nella Rive droite ed attraversavo la Senna coi ponti illuminati, tornando a casa tardi dopo una serata tra amici nel quartiere latino.
Non ci penso neppure ora. Cosa faccio? Mi porto una torcia? Incontro qualche sperduto pellegrino che cerca un bar aperto? Ma se cominciano a toglierti le sedie attorno ancor prima che scocchi la mezzanotte… Il quadro sembra un po’ eccessivo? Magari ci riprovo ma non vorrei che fosse peggio. Tre settimane fa era così. Finito il concerto tutti a casa a cercare qualcosa nel frigorifero.
Professionalmente leggo tutti i comunicati stampa. Chissà che fra quelli da pubblicare, gli inviti professionali e alle varie inaugurazioni io non trovi qualcosa di stuzzicante. Perché non darsi all’italianità? La comunità italiana a Parigi pare sia grande. Dico pare perché non mi ci sono infilata a capofitto. A dire il vero sì, un tempo, esisteva anche l’associazione PIF Presence italienne en France, facevano anche cose simpatiche, poi si son persi tutti o quasi. Per carità, non nego che l’elenco delle associazioni italiane è lungo. Anzi ancor più lungo perché al Consolato hanno dimenticato di cancellare qualche ramo secco ma insomma, credo si ritrovino fra di loro.
Eroicamente apro, come ogni volta, il programma della Dante Alighieri e lo faccio scorrere sullo schermo. Beh! Di iniziative ce ne sono tante, così tante che quando ne ho proposta una io, ossia la presentazione di un libro, non si è trovato neanche un metro quadrato per un paio d’ore. Leggo. Mi sciolgo. Mi viene il magone, lo strozzo. No, cambio idea e mi arrabbio. Non mi arrabbio più. Mi spiego per non passare per una psicolabile.
Oltre vent’anni di Parigi. Il programma. Presentazione di: “a volte cambia”. Interventi di: “I soliti opinionisti”. Dibattito animato da: “I soliti giornalisti”. Che poi gli inviati non dovrebbero mettere radici. Se uno è inviato vuol dire che va e torna. No! Quelli che arrivano a Parigi di solito mettono radici. I corrispondenti vivono ormai qui anche se non corrispondono più. Poi ci sono gli uomini RAI che non fanno a tempo a mettere i figli a scuola che gli cambiano capitale e ricominciano. Mi chiedo sempre come ce la possono fare. Fossi in loro chiederei di cambiare lo sfondo e basta. Con tutto il rispetto per colleghi che spero conservino un po’ di umorismo ed autoironia. Se no, peggio per loro. Ecco, forse questa presentazione potrebbe essere interessante. Chi c’è? “Lui”. Lui è il francese che sa tutto sull’Italia. Non cercatelo, ce n’è più di uno, sono almeno tre. Fanno a turno e si tengono il posto. Ossignur! In presenza di: ed ecco che tutto cambia… cambia ogni quattro anni… perché ovviamente, ad ogni iniziativa presenziano Ambasciatore e Console, eventualmente con le rispettive signore.
E poi mi chiedono perché quando per distrarmi vado regolarmente al mercato dei fiori. Perché almeno quelli mutano secondo la stagione, secondo il giorno… e poi tacciono…
Luisa Pace