Ieri, appena avuta notizia della revoca del “programma di protezione” al mafioso cosiddetto “collaboratore di giustizia”, Pasquale Salemi, ho ritenuto di dover subito scrivere brevi considerazioni, sottolineando che non si tratta di un caso di “tradimento” della funzione e del ruolo assunto da questo tristo figuro: di un “tradimento dello Stato”.
Leggendo le notizie riportate al riguardo (ho sotto gli occhi “Live Sicilia” e “Grandangolo”) non ho potuto fare a meno di constatare che, benché quanto pubblicato da questi organi di informazione internet rappresenti una meritevole eccezione rispetto al solito silenzio con il quale la stampa “maggiore” si rende complice delle peggiori malefatte di un sistema “antimafia” sgangherato e pericoloso per i veri e fondamentali principi di giustizia degni di un Paese civile, quel che finora è stato pubblicato al riguardo è monco, distorto e sopprime aspetti essenziali della verità.
Pasquale Salemi non ha “tradito lo Stato” violando gli obblighi ed i comportamenti del “programma di protezione” (del quale, pure ha usato ed abusato).
La verità è che Pasquale Salemi ha trattato con uno Stato disposto, oltre che a rimettergli colpe e condanne della sua pregressa attività delinquenziale, anche a chiudere un occhio, ed anche tutti e due, sui delitti commessi in questa sua cosiddetta “collaborazione di giustizia”, approfittando della “protezione”, rendendo false dichiarazioni accusatorie e poi dandosi a quel poco chiaro (nel senso che deve essere reso ancora noto in tutte le sue modalità) traffico di “pentiti da vendere” (????) di donne da far passare per sue amanti per procurar loto la paghetta dello Stato etc. etc.
Dico “non ha tradito lo Stato” perché lo Stato o è lo Stato di diritto, il diritto, o è una abusiva denominazione di complessi mafiosi.
Altro che “Trattativa-Stato-Mafia” per tentare di subire le minacce della mafia stessa, con la quale si trastulla la magistratura palermitana!!! Le vere, immonde trattative Stato-Mafia sono quelle con le quale si sono, in pratica, conferite licenze di delinquere a certi emeriti mafiosi, prendendo per buone verità e bugie da essi date in cambio, secondo la regola mostruosa del “tutto fa brodo”, “proteggendo” certi cosiddetti pentiti più dalla “delegittimazione” conseguente alla dimostrazione di certi loro mendaci, che da effettivi pericoli per la loro incolumità a fronte di possibile vendette.
Gli artifici per arrivare a dichiarare l’”attendibilità” (concetto in sé poco chiaro) di certe loro accuse hanno macchiato la funzione giudiziaria, la logica, il buon senso, in modo mortificante per tutto il Paese.
Proprio nei confronti di Salemi, la Corte d’Appello di Palermo arrivò a toccare un primato che difficilmente potrà essere superato. Un primato di assurdità.
Salemi fu colto con le mani nel sacco da un’accusa gravissima manipolata affermando che autori di un certo omicidio erano Tizio e Caio.
Ne era autore, invece, un suo cugino, che egli, come poi ammise, aveva voluto proteggere “per non dare un dispiacere alla Zia”, cioè a sua madre, “che gli era tanto affezionata”. “Tanto gli accusati erano riconosciuti colpevoli di altri omicidi…”. Quindi, uno più o uno meno!!
Condannato per calunnia non perse la sua brava “attendibilità”, in nome della quale vi è oggi all’ergastolo almeno un innocente, del che sono più che certo.
La Corte d’Appello osò affermare che, anzi, quella calunnia, della quale, del resto si era pure pentito, aumentava e non diminuiva la sua attendibilità perché comportava un “doppio percorso di pentimento e di ritorno alla legalità”.
Pasquale Salemi ha tradito lo Stato con il quale ha collaborato? No! Ha tradito, d’accordo con lo Stato e con quanti lo hanno in tal modo indegno rappresentato, la giustizia, il pudore, la sopportabilità della malvivenza.
Ma non basta dire tutto questo. Se è vero quanto pubblicato circa le intercettazioni telefoniche di conversazioni di Salemi con una sua complice, conclamata delinquente circa, “pentiti da vendere etc.”, deve esser fatta luce su questo traffico. Si tratta dei condannati in base alle sue “rivelazioni” che, arrestati dopo più o meno lunga latitanza all’estero, si sono a loro volta “pentiti” e sono andati a confermare, in verità in modo goffo ed approssimativo le “rivelazioni” già definite attendibili dal Salemi? Non è impossibile né improbabile. Da vendere significa da ricattare?
Che si voglia salvaguardare l’”attendibilità” di questi “ulteriori” pentiti non si può, purtroppo escludere, ma sarebbe una manifestazione di vergognosa complicità con crimine e criminali i più schifosi. Chiedo scusa se ho formulato una tale ipotesi, che, però è tutto fuorché, con l’aria che tira, un’ipotesi improbabile.
Torneremo a parlarne.
Mauro Mellini