Avevo da tempo deciso di redigere un lavoro di analisi della legge di modifica della Costituzione.
Non so se ci riuscirò. Ho davanti il testo che, già dal titolo, risulta essere un pasticcio incredibile:
“Disposizioni per il superamento (!! sic!!) del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del C.N.E.L. e la revisione del titolo V, Parte II della Costituzione”.
Un bel pasticcio tra revisione della Costituzione, leggi costituzionali, leggi ordinarie.
Non so se ci riuscirò perché è difficile fare un’analisi critica di una solenne baggianata. E nessuno mi venga a dire che non ci si esprime così nei confronti di un atto destinato (Dio ne scampi!) a divenire legge fondamentale della nostra Repubblica.
Baggianata è, in realtà, un termine troppo contenuto. Ho altre volte affermato che, di fronte a certi fatti, c’è il dovere della parolaccia… Questo è uno di quelli.
E qui veniamo al dunque.
Pensare che si possa ammannire un simile pasticcio, che denota l’ignoranza inconcepibile di chi, con proterva imposizione, ha preteso di ammannirci le nuove regole del giuoco, senza che i giuristi, i professori di diritto costituzionale, gli studenti delle facoltà di giurisprudenza ed altre rispettabili categorie di cittadini alfabetizzati non si siano levati a snocciolare “doverose parolacce” nei confronti degli autori di questa invereconda sceneggiata “riformatrice”, è questo il vero problema, che qualifica la tragedia del nostro Paese.
Se disgraziatamente questa cosiddetta riforma dovesse diventare definitiva, superando l’ultima spiaggia del referendum, dovremmo vergognarsi di appartenere ad una Repubblica i cui tratti siano espressi in una simile mostruosità.
Non è questa mia un’esagerazione. Lo sdegno non è neppure proporzionato all’enormità grottesca di queste inqualificabili norme.
Certo, occorrerà farsi forza, sezionare questo cumulo di incongruenze balorde. Discuterne imponendoci di criticarle come fossero cose serie. Ma credo che il “dovere della parolaccia”, la naturalezza dello sdegno, la ribellione della ragione non possano essere escluse e represse.
Cari Amici, perdonate il mio linguaggio. Ma se provate a leggere queste baggianate non potrete non darmi ragione.
Mauro Mellini