“I miei avversari ne dicono di ogni colore in questo momento. Il punto è (che) credo di fare abbastanza paura, in particolare al centrodestra”. Così il candidato alle primarie Pd di Milano, Giuseppe Sala, risponde a Giovanni Minoli a Mix24 su Radio 24, in merito ai commenti degli avversari che, sul fatto di essere stato inquisito “a sua insaputa” per gli appalti dati direttamente a Eataly di Oscar Farinetti, dicono sia semplicemente stato protetto per non rovinare il successo dell’Expo.
Ma quando Renzi ha ringraziato la procura di Milano per la sua sensibilità istituzionale perché l’ha fatto allora?, insiste Minoli e Sala risponde: “Bisognerebbe chiederlo a lui. Certo non è che non siamo stati controllati dalla procura di Milano, anzi. Per cui direi che sono stati molto tempestivi”.
“Majorino, Majorino è un politico, sa parlare alla gente…(è) bravo” .Risponde così a una domanda di Giovanni Minoli su quale sia l’avversario che teme di più.
Sul significato di “inclusione” (una delle parole chiave del suo programma, ndr) rispetto agli immigrati. Che cosa vuol dire, chiede Minoli e Sala risponde: “Vuol dire che oggi già ci sono gli immigrati, bisogna dare opportunità, bisogna lavorare col welfare, bisogna richiamarli al loro dovere”. Lei pensa che Schengen sia a rischio?, chiede Minoli. “No, no, (è una) follia”, risponde Sala.
Sala spiega cosa lo abbia convinto a cambiare idea rispetto al 2014, quando in un’intervista a Lucia Annunziata affermò “non farò mai politica” e, a Minoli che chiede se oltre alla gente l’ha convinto il fascino di Renzi, Sala risponde: “Il fascino di Milano, dai”. Il fascino di Renzi non ha contato niente?, insiste il giornalista. “Ma no, io con Renzi, inutile che ve lo nascondo, ho un buon rapporto. Lui mi stima, io lo stimo, dopodiché lui non me l’ha mai chiesto, sia chiaro, lui non mi ha mai chiesto di fare il sindaco”. E’ lei che è andato a dirgli io vorrei candidarmi?, chiede allora Minoli: “No, io ho parlato con i locali, diciamo così, con la gente che sta a Milano”, risponde Sala.
“Io sono una persona molto indipendente, se no non sarei sopravvissuto a quattro presidenti del consiglio, due sindaci, due presidenti della Regione. Quindi io spero che Milano voglia la mia indipendenza prima di tutto.” Risponde cosi a una domanda di Minoli sul partito della nazione e se lui sia l’uomo ideale per fare di Milano il laboratorio del partito della nazione di Renzi.
Ma è un obiettivo il partito della nazione?insiste Minoli: “No, no, assolutamente. Lo nego decisamente.Io lavoro per Milano. Poi chi sa cos’è il partito della nazione…”, risponde Sala.
Minoli gli chiede se non abbia paura, senza un Pd compatto alle spalle, di fare la fine di Ignazio Marino a Roma: “No, guardi, oggi il Pd compatto non ce la fa nessuno, non ce la sta facendo purtroppo neppure Renzi. Certo è che ho buona parte del Pd che è con me”.
Nel Faccia a Faccia Sala commenta così la frase di Silvio Berlusconi che afferma ‘Beppe Sala, è un uomo di centrodestra, è nostro, altro che Pd, me l’ha presentato Bruno Ermolli’: “A dire la verità, Bruno Ermolli ha segnalato il mio nome alla Moratti, ma non me l’ha certo presentato” .
Faceva selezione di classe dirigente per il centrodestra, Bruno Ermolli?, insiste il conduttore: “Sì, sì, la faceva, assolutamente sì”. Insomma, bello essere voluti da tutti, ognuno che vuol metterle la giacchetta?: “Ma no, ma no, il mio sistema di relazioni è sempre stato nella sinistra. Chiedete. Che chiedano pure a Bersani cosa pensa di me, a Letta cosa pensa di me, assolutamente”. Bersani, Letta, quindi tutto, maggioranza e minoranza del Pd? Chiede Minoli: “Sì”, risponde Sala.
Lei conosce bene Berlusconi? Chiede Minoli. “No, l’ho visto veramente una volta, anzi, vis-à-vis una volta sola quando è venuto in Expo. Non l’ho mai incontrato prima, se non quando eravamo a Palazzo Chigi”. E come lo giudica? “E’ stato un buon imprenditore, da politico ha individuato i problemi, ma non è stato in grado di risolverli”.
Già braccio destro di Letizia Moratti a Palazzo Marino, Giuseppe Sala, risponde così alla domanda di Giovanni Minoli se fosse in sintonia con la Moratti: “Su alcune cose sì, su alcune no. Per esempio il mio programma di mettere mano alle partecipate e creare una super-holding del Comune è stato bloccato dal sindaco di allora”, risponde Sala. Quindi lei non ha lavorato bene con Moratti sindaco? “No, per certi versi sì, ci mancherebbe”. Ma che voto le dà come sindaco? “Sei e mezzo”. E a Pisapia? “Sette e mezzo”. Ma la differenza principale tra i due qual è? “Beh, Pisapia è molto più attento al contesto che sta intorno a Palazzo Marino, (è) molto coinvolgente, ha riportato alla politica Milano”, spiega Sala.
A quale sindaco del passato ispirarsi? “Tognoli”. E spiega: “Grande umanità, grande capacità di dialogo, molto amato dalla città. Sarebbe un sogno uscire da sindaco amato come Tognoli”.
Qual è la qualità principale che deve avere un sindaco di Milano? Domanda allora il giornalista: “Dipende dal momento storico, in questo momento visione e relazioni internazionali e capacità di far le cose. Il tema non è individuare il problema, è farle ”, spiega Sala.
“Due cose: uno, casa, casa senz’altro. C’è un problema importante a Milano. Abbiamo tante case e appartamenti da 8-9 mila euro al metro quadrato, non abbiamo un livello inferiore, e il problema dei quartieri popolari. Secondo elemento, creare lavoro puntando molto, molto sui giovani e sulle imprese giovani”. Con questi due punti il candidato pensa di vincere le primarie e diventare sindaco.
A Minoli che gli sottolinea che sembra uno slogan, Sala risponde: “No, non è uno slogan, bisogna fornire le condizioni affinché Milano sia ricettiva per le nuove iniziative. Facciamo un esempio, guardi cosa han fatto in Cile, a Santiago del Cile, (c’è) questo programma che si chiama start up Cile. Con non molti soldi hanno aperto la città a nuove iniziative, io punterei molto su quello”. Del tipo? Lo incalza Minoli “Proprio start up. A Milano c’è un tessuto straordinario. Pensi alla moda. Noi non dobbiamo guardare Dolce e Gabbana e Armani, ma a Milano, intorno, ci sono una quantità di aziende del settore della moda che si possono sviluppare”. Cioè, un’altra ‘Milano da bere’ vorrebbe? Domanda Minoli: “No, voglio un mondo che veda Milano”.
“Qui siamo al colmo, De Lucchi è un architetto che a Milano ha fatto quasi tutto. E non solo a Milano. Dopodiché, per la mia casa, quindi un appartamento da circa 160 metri quadrati, gli ho dato 70 mila euro. Ho il dubbio che gli abbia dato troppo, non troppo poco”. Giuseppe Sala, già commissario di Expo, risponde a una domanda sui lavori nella sua casa al mare fatti da un architetto che poi ha lavorato per Expo.
Però emerge che il suo architetto ha ricevuto dalla Fiera 500 mila euro per lavori commissionati e realizzati proprio per Expo, sottolinea Minoli: “No guardi, noi alla Fiera di Milano abbiamo dato circa credo 35 milioni per vari lavori. Poi cosa loro fanno, come e che professionisti prendono è un problema loro”. Quindi lei non sa? Chiede Minoli: “Ma no, ci mancherebbe. Noi abbiamo anche dato anche 50 e passa milioni a metropolitane milanesi. Cosa fa metropolitane milanesi….”. Quindi non ne sa niente di questi 500 mila euro che fossero finiti al suo architetto?, insiste Minoli: “Assolutamente no”, ribadisce Sala.
Se la legalità è il suo faro, Come si fa perché le mani non si sporchino mai? “Quello che abbiamo fatto con Cantone nell’ultimo anno, esaminare preventivamente ogni gara e creare delle commissioni di gara con tecnici esperti ed esterni alla società appaltante. Così faremo anche in Comune di Milano se diventerò sindaco”.
Però con Eataly non è andata così, sottolinea Minoli. “No, Eataly è stata giudicata dal consiglio di amministrazione di Expo come l’unico possibile fornitore di servizi di ristorazione con brand conosciuto in tutto il mondo e quelle dimensioni. Quindi l’ha giudicata il consiglio d’amministrazione così”, spiega Sala.