(OGGI, MICA PRIMA DEL 1870)
La Corte Costituzionale ha sede nel Palazzo della Consulta, così chiamato perché era la sede del “Supremo Tribunale della Sagra Consulta” dello Stato del Papa, dotato di competenze in materia di amministrazione di enti locali e, soprattutto, in materia penale, per reati “politici” (che le leggi pontificie chiamavano “antipolitici”) ed in grado di appelli per reati gravi commessi in Roma:
“Il Tribbunale der Governo, Arbina
aveva dato ar genero de Rosa
la condanna de morte ignomignosa
co’ la fucilazione in de la schina.
Ma la Sagra Consulta più pietosa
ne la congregazione de stammatina
ha cambiato la pena in quaiottina
morte che pe’ l’onore è n’antra cosa
……………………………………..”
Così parlava il Belli di quel Tribunale. Da cui l’ultimo ecclesiastico, un cardinale che, per le sue funzioni giudiziarie vi aveva, oltre all’ufficio, anche l’abitazione, fu dovuto buttar fuori di peso, quando Roma fu riunita all’Italia ed i preti furono cacciati dal governo temporale.
Vi andò poi il Ministero degli Esteri (ed allora si diceva “la Consulta” per indicare tale dicastero e la relativa politica, come oggi si dice “la Farnesina”).
Oggi un giudice vaticano approda di nuovo “alla Consulta”, dove non si dispone più il taglio della testa per benevolo accoglimento dell’appello del condannato (ma non è detto che vi si torni a parlare di pena di morte in ordine ai rapporti giurisdizionali con altri paesi).
E, soprattutto, non è detto che non si debba parlare di rapporti tra l’Italia ed il Vaticano (vi fu trattata la questione del divorzio per i matrimoni concordatari e quella dell’esecutività delle sentenze ecclesiastiche di nullità matrimoniale).
Che i cinquestellati, dai quali è venuto il nome di Prosperetti per l’accordo con il granduchino di Toscana (Leopoldo III) abbiano mai sentito parlare di tutte queste cose, direi che sia da escluderlo. Ma non è caso per la quale possano essere, per questo, assolti per mancanza di dolo. Quanto alla capacità di intendere e di volere si presume che l’abbiano, anche se, ovviamente, “juris tantum”.
Semmai ci si dovrebbe domandare se Leopoldino il monocrate, abbia avuto la prudenza di informarsi, prima di concludere l’accordo e, se sì, come possa giustificare questa svista.
C’è poi da riflettere sul fatto che qualcuno deve pure aver fatto il nome a Grillo ed ai suoi, di questo alto magistrato Vaticano. Chi? A saperlo se ne potrebbero trarre ipotesi interessanti sulla “misericordia” Vaticana (e gesuita) nei confronti dei meno dotati. Anche i suggerimenti fanno parte della carità cristiana. E, come diceva Sant’Agostino “charitas incipit a semet ipso”.
Mauro Mellini