Questo è un “racconto lungo” come scrive l’autore ma è anche un giallo appassionante. Capiamo che possiate anche volerlo leggere in due o tre volte senza perdervi alcun dettaglio. Sicché ve ne proponiamo l’inizio, certi che continuerete sul link a fondo pagina… Io la fine la so ma non la dico! L.P.
Il brutto di vivere in una città come Roma, stava riflettendo tra sé il Maresciallo Graziosi mentre saliva in macchina per andare verso la caserma, era la quantità di omicidi che ogni anno venivano commessi.
Non necessariamente legati alla criminalità organizzata, e spesso neanche alla criminalità spicciola: sembrava invece che il solo fatto di vivere gli uni a contatto con gli altri autorizzasse milioni di abitanti a risolvere in maniera spiccia le loro diatribe.
E la cosa peggiore per un Carabiniere a Roma era di essere bravo a risolvere gli omicidi.
Lentamente, ma inesorabilmente, gli omicidi più eclatanti ti arrivavano tutti addosso, vuoi perché commessi nella tua zona, vuoi perché gli altri colleghi o il Comando si rivolgevano a te disperati quando non sapevano più dove sbattere la testa.
E Graziosi era il più bravo di tutti. Da molto tempo.
Per questo motivo ora si trovava in macchina su Via Nomentana, diretto verso la caserma, invece di essere al mare, o in campagna, o a correre a Villa Ada, o in qualsiasi altro posto dove avrebbe voluto essere di domenica.
Invece quella mattina la sveglia era stata lo squillo insistente del cellulare, e la voce di Di Capua dall’altra parte.
Era bastato un – Buongiorno Marescià – e lui subito aveva risposto: – Arrivo –
Di Capua non l’avrebbe mai chiamato fuori servizio, a quell’ora, se non fosse stato urgente e importante.
Parcheggiò la macchina nel posto riservato, si guardò allo specchietto controllando che la barba lunga non lo facesse sembrare sporco, ed uscì dirigendosi a passo spedito verso il suo ufficio.
Di Capua era lì, ma oltre al suo vice c’era anche il Comandante della Legione di Roma, e Ziliani, il Carabiniere più incompetente e presuntuoso che l’Arma avesse generato in duecento anni di storia.
Graziosi lanciò uno sguardo di fuoco a Di Capua per non averlo avvertito, questi si strinse nelle spalle come per segnalare che non ci poteva fare nulla.
Graziosi strinse le mani a tutti, prese un caffè che gli porgeva il suo vice e attese.
– Graziosi, la ringrazio di essere venuto – esordì il Comandante. Come se avesse potuto fare altro.
– Il qui presente Maresciallo Ziliani, che come ben sa dirige il distaccamento di Piazzale Clodio, ha richiesto il suo coinvolgimento in un’indagine che si presenta complicata e delicata, e dato che questa richiesta è abbastanza irrituale, ho preferito essere presente personalmente per essere sicuro che lei apprezzi nel modo giusto la richiesta di un collega che la stima –
Graziosi guardò i due senza dire una parola, mentre nella sua testa le parole del Comandante venivano tradotte in una lingua più comprensibile: siamo in un casino, questo coglione di Ziliani non è assolutamente in grado di gestirlo, non possiamo però rimuoverlo perché è un raccomandato di merda, e in qualche modo lo abbiamo convinto a farsi aiutare, ti prego non ci dire di no altrimenti siamo nei guai.
Graziosi guardò Di Capua, che annuì impercettibilmente, poi ricacciò indietro la risposta che avrebbe voluto dare, e si limito a dire:
– Ma certo. Sono a vostra disposizione. Ditemi tutto –
Il Comandante si permise di espellere finalmente l’aria che aveva trattenuto nei polmoni, mentre Ziliani strinse le labbra fino a farsele diventare bianche.
Poi iniziò a recitare:
– Stamattina, verso le ore 6 e 21, il comando di Piazzale Clodio è stato allertato da una telefonata che giungeva direttamente dal 112. Ci siamo precipitati sul posto, dove la scena che si è presentata ai nostri occhi era oltremodo penosa. Tre cadaveri, disposti a fianco su un unico letto matrimoniale, giacevano senza vita…-
– Mò io di cadaveri pieni di vita non n’agg mai visti – disse sottovoce Di Capua in un mezzo dialetto napoletano, ma non abbastanza piano perché Ziliani non potesse sentirlo e diventare rosso.
– Nessun segno di effrazione, colluttazione, ferite di arma da fuoco o da taglio si evidenziavano ad un primo esame – continuò imperterrito Ziliani.
Graziosi alzò una mano per interrompere il collega.
– I cadaveri sono ancora lì? – chiese, sapendo già la risposta, visto lo zelo di Ziliani.
– Sono stati trasferiti all’istituto di anatomia patologica – rispose questi leggermente imbarazzato – Abbiamo comunque le foto e i rilievi della scientifica. – concluse con un certo orgoglio.
Graziosi annuì, e nessuno sembrava avere nulla da aggiungere.
Il Comandante si dondolò sui piedi poi si rivolse a Ziliani:
– Capitano, potrebbe essere così cortese da recarsi nel mio ufficio al comando centrale e prendere il faldone del caso che troverà sulla mia scrivania? Può poi evitare di tornare qui, la raggiungo a Piazzale Clodio quanto prima –
Ziliani scattò sui tacchi e usci. Se si accorse che quello del Comandante era un espediente per allontanarlo, non lo diede a vedere.
Appena fu uscito il Comandante guardò Di Capua imbarazzato, poi Graziosi, ma prima che potesse aprire bocca, fu il Maresciallo a parlare:
– Se mi deve dire qualcosa, non deve preoccuparsi di Di Capua. Io ho bisogno di fidarmi di qualcuno e di lui mi fido ciecamente, e se posso permettermi lo faccia anche lei. –
Il Comandante annuì, poi si sedette, imitato dai due Carabinieri.
– I tre morti, come potete immaginare, non erano tre persone qualsiasi. Due fratelli e una sorella, intanto, il che rende questo caso più inquietante. Non ci sono prove ancora che si tratti di un omicidio, ma io non ho dubbi e la invito a trattarlo come tale, anche se il buon senso vorrebbe che esplorassimo tutte le ipotesi possibili. Poi parliamo della Famiglia Russolillo, forse ne avrete sentito parlare –
– Il Senatore… – disse Di Capua.
Il Comandante annui ammirato. Il Senatore Russolillo era morto ormai da dodici anni, e non erano molti a ricordarsi di quel vecchio democristiano.
– Esattamente. Già il fatto che i tre figli di un Senatore potente come lo era stato Russolillo muoiano tutti e tre insieme ci fa sospettare che sia un omicidio. Ma vedete: il Senatore non era solo un politico potente, sottosegretario più volte, Ministro senza portafoglio con Andreotti in due legislature. Editore e imprenditore edile. No. Il vecchio Senatore era un uomo della CIA, faceva parte di Gladio e della P2, ed era il tramite degli americani nei confronti della vecchia mafia agricola. Era l’uomo che negli anni del boom economico si era incaricato di proteggere gli investimenti americani nel nostro paese, facendo sì che la mafia non interferisse e che le imprese americane non avessero grossi impedimenti a conquistare il nostro mercato, e in cambio la CIA chiudeva un occhio sulle attività illecite di Cosa Nostra nel nuovo continente, soprattutto in Sudamerica. –
– Una specie di ambasciatore del male- disse sarcasticamente Graziosi.
Il Comandante fece un gesto di fastidio con la mano.
– Graziosi, non siamo qui a fare la morale al passato. Dobbiamo capire cosa è successo stamattina, e non possiamo ignorare questi fatti. Poi – proseguì con il racconto – con la presa del potere da parte della mafia più violenta la sua capacità di intermediazione diminuì, Gladio fu scoperta, il muro di Berlino cadde, la CIA smise di fare patti con la mafia, la DC si dissolse, insomma il vecchio Russolillo perse buona parte del suo potere, infine si ammalò e morì. –
Graziosi e Di Capua ascoltavano in silenzio.
– Ora – disse ancora il Comandante – tutto quello che vi ho raccontato voi non potete usarlo, e non deve emergere. Ci sono ancora segreti di Stato, e probabilmente ancora persone o organizzazioni gelose della loro riservatezza, che non esiterebbero a commettere omicidi, come già accaduto in passato, per tacitare bocche troppo loquaci. Però dovete esserne a conoscenza. –
– Vedete – e qui il tono si fece quasi paternalistico – a noi interessa certamente sapere cosa è successo a quei tre ragazzi. Se sono stati uccisi. Chi li ha uccisi. Ma molto di più, scusatemi il cinismo, ci interessa capire se si stanno muovendo forze sotterranee che pensavamo ormai tranquille. Se si siano rotte alleanze, o formate delle nuove. Noi vogliamo capire se questo episodio è isolato, o se possa essere la punta di un terribile iceberg. Per questo ho chiesto il vostro coinvolgimento. Voglio che gli elementi migliori stiano giorno e notte su questo caso. E voglio dormire tranquillo la notte. O almeno dormire. –
Quando furono soli, Graziosi si sedette alla sua scrivania, tamburellò un minuto con le dita, poi alzò la testa per guardare Di Capua che era rimasto in piedi.
– Da dove iniziamo? –
Era una domanda retorica, sapeva anche lui qual era il primo passaggio, ma attese la conferma del suo vice, come una coperta di Linus delle indagini.
– Desiati – disse solo Di Capua, e Graziosi assentì in silenzio.
Tre fratelli – Un giallo del Maresciallo Graziosi – dalla penna di Rodocarda