Negare anche di fronte all’evidenza. La stampa ufficiale russa continua a far da eco al Presidente Putin ed anche oggi, 7 novembre, dopo che le scatole nere dell’A321 precipitato sul Sinai il 31 ottobre, hanno parlato confermando la tesi dell’attentato, anche dopo le rivendicazioni dell’Isis, anche di fronte ai resti piegati di parte dell’aereo piegati dall’interno verso l’esterno del velivolo, che indicano un’esplosione dall’interno, la Russia nega e nel migliore dei casi tentenna.
E’ vero che viene riportato dai media russi che ci sarebbe un dialogo “tra i leader dell’organizzazione terroristica “Stato islamico”, di Raqqa (Siria) con i suoi alleati nella penisola del Sinai che si sono vantati del disastro” ma la notizia è da prendere con le pinze perché “di una fonte anonima del governo degli Stati Uniti” citando, en passant, la Reuters, CNN e la NBC ed i servizi segreti americani. L’epitaffio! Peccato non venga riportata la notizia di una conversazione tra i terroristi poco prima del disastro aereo, nel corso della quale si discuteva di un qualcosa di eclatante che si sarebbe presto verificato in quell’area.
Il 3 novembre Mosca negava qualunque legame tra il crash e le operazioni militari in Siria tramite il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Il 4 novembre è arrivata, tramite video, la seconda rivendicazione del gruppo terroristico. Ufficialmente Mosca l’ha ignorata.
Anche l’Egitto, che se venisse convalidata l’ipotesi di una bomba in stiva, farebbe un pessima figura a livello di controlli di sicurezza sta lasciando spazio alla versione dell’attentato. Una scatola nera dice chiaramente che tutto era normale fino al 24° minuto di volo e bruscamente il nulla. Da quel momento entrambe le scatole nere hanno smesso di funzionare. Secondo un inquirente citato dall’agenzia di stampa francese AFP “L’aereo è esploso per cause non accidentali”.
Oggi la stampa russa insiste ancora e punta il dito sui media internazionali che danno troppo spazio alle speculazioni. “Molte versioni – alcuni fatti. Nonostante le migliaia di notizie e centinaia di commenti di esperti su quanto sarebbe accaduto all’aereo russo nel cielo sopra al Sinai, si deve ammettere che non sappiamo quasi nulla sull’incidente”. E ancora “Nei sei giorni trascorsi dalla tragedia, non sembra ci sia nessuna nuova informazione su ciò che è realmente accaduto all’Airbus A321 dopo il decollo e al momento del crash. Finora solo un “rumore sordo” che impedisce l’analisi dei fatti e infiamma la società”.
Conclusione: “Forse l’unica cosa che sappiamo per certo – è che la distruzione del velivolo è iniziata in aria”.

E questo su tutti i media che si devono guardar bene dal contraddire Mosca e tanto Putin può contare sull’appoggio di Dmitry Kiselyov che dal 2013, per nomina dello stesso Presidente russo, è a capo dell’agenzia di stampa Rossiya Segodnya, che sostituisce Ria Novosti, e della radio Voice of Russia. Kiseyv, che è ance vicedirettore della TV pubblica VGTRK, non nasconde il suo antiamericanismo, il che può sembrare ovvio, ma anche la sua avversione per l’opposizione, una posizione “poco democratica” soprattutto nella posizione in cui si trova. E’ anche violentemente omofobo, per chi avesse già dimenticato la sua esternazione sui gay “il cui cuore andrebbe bruciato invece che trapiantato”. Aveva anche detto che “la Russia è in grado di ridurre gli USA ad un pugno di polvere radioattiva”. Bene, quest’uomo del quale si parla così poco, è la voce di Putin.
Appurato che tutte le ipotesi di esplosione e di attentato all’A321 russo sono speculazioni filoamericane e mediatiche secondo il Presidente Russo, potremmo, anzi dobbiamo, ricordarci che la Russia vive una situazione interna pessima. La crisi economica va aggravandosi. La produzione industriale è crollata del 20%, il PIL è sceso del 4,6% rispetto allo scorso anno, l’accesso al credito sta diventando impossibile. Di fronte alla crisi strutturale gli imprenditori chiedono a Mosca delle riforme.
Ai consumatori, ossia al popolo, non resta che disperarsi di fronte ai prezzi dei prodotti alimentari che i Russia sono per la metà importati ed i cui prezzi sono saliti alle stelle dopo l’embargo imposto dal Cremlino in risposta alle sanzioni dell’UE e degli USA. Embargo rinnovato sino all’agosto 2016. Insomma, la crisi finanziaria russa è una delle più gravi da quella del 2009.
In questo contesto, alquanto pericoloso per Putin che, benché esterni potenza, deve fare i conti con il proprio governo ed anche con la popolazione che, nonostante la Legge anti-manifestazioni promulgata nel 2012, comincia ad aver meno remore a manifestare. Prima contro l’intervento in Ucraina, poi in omaggio al dissidente Boris Nemtsov assassinato nel marzo di quest’anno.
Al Presidente russo resta la carta della politica estera e questo spiega l’insistente negare l’evidenza di un probabile attentato legato all’intervento in Siria. Del resto non si parla dei soldati russi morti nell’operazione in corso. Solo uno viene citato nei media. Il soldato morto suicida i cui funerali si sono tenuti con tanto di picchetto d’onore segno che probabilmente è un caduto in guerra. Uno fra tanti che restano senza volto.
L’opinione pubblica non deve sapere. I governi, i media e l’opinione pubblica internazionale può pensare ciò che vuole. L’importante è che i russi non si rendano conto che al disastro economico che mina il loro quotidiano devono aggiungere un numero ancora non calcolato di morti, non per caso, ma a seguito dell’operazione anti-Isis. Un’operazione della quale si cerca ancora il significato dal momento che stanno morendo russi, civili, ribelli anti-Assad e pochissimi jihadisti.
Luisa Pace