Quando eravamo bambini si giuocava “ai quattro cantoni”. Da ciascuno dei quattro cantoni di un quadrato, si correva ad un altro. A questo giuoco infantile ho pensato leggendo delle domande di trasferta dei magistrati di Palermo, Caltanissetta, Messina e Catania per posti “messi a concorso” nelle diverse sedi. Quelli di Palermo che andranno a Caltanissetta, quelli di Catania a Messina, quelli di Messina a Palermo e così via.
Certo a stare nello stesso posto ci si annoia. E succede anche di peggio. Un certo movimento è necessario. E, poi, il movimento è vita.
Ma penso pure all’art. 11 del codice di procedura penale, ed alle leggi per le cause di risarcimento per la irragionevole durata dei processi (Legge Pinto) ed ai giudizi di revisione etc. per i quali, ad evitare che, in pratica siano gli stessi magistrati a giudicare dei loro pregressi errori, è stabilito, appunto, che si vada “in altro distretto”. Sempre quello però.
Ottima precauzione. Ma come i processi in varie fasi, mutano sede anche i magistrati. Così in un numero considerevole essi sono sempre gli stessi nelle sedi distrettuali vicine e tra i vari uffici di ciascuna di esse.
Si direbbe che “giuocano ai quattro cantoni”. Dicendo: Palermo va a Caltanissetta, Messina va a Catania etc. etc. sembra che basti ad evitare che la cosa “rimanga in famiglia”. Invece cambia la famiglia ma i famigliari sono gli stessi.
E cane, già se sa, nun morde cane” come diceva G.G. Belli.
Pensate al processo di “confiscopoli”.
Immaginate i magistrati arrivati da Palermo quale aria faranno spirare a Caltanissetta.
“Affari di famiglia” è il titolo di una trasmissione televisiva piuttosto noiosetta e banale, Canale 26. Non dico che queste “cose fatte in casa” siano noiosette. Ma con questi movimenti mi dà l’impressione che siano “Affari di famiglia” (i cui protagonisti, oltre tutto, sono brutti).
Certo non è il caso di starsene tanto contenti.
Mauro Mellini