Scusino i lettori se torno ancora una volta a parlare di Marino, tediandoli con questa storia d’un Rubagalline. Non posso neppure promettere che questa è l’ultima e che non le farò più. La storia del nostro Paese, infatti è oggi ridotta ad una storia di rubagalline e tali sono, starei proprio per dire “purtroppo”, quelli che ogni tanto ci vengono presentati come ladroni, ladri “in grande”, di cui sono fatte altre storie.
Cominciamo non con Marino, ma con Papa Francesco. Ha dichiarato che “chiede perdono e si scusa per gli scandali di Roma e del Vaticano”.
E’ uno che ci sa fare, questo Papa: un vero gesuita. Con queste parole che grondano lacrime di umiltà, rivolta pure il coltello nella piaga da lui (non senza merito) aperta sul caso del Sindaco Giullare, che non vuole tra i piedi per l’Anno Santo.
Al contempo il Papa fa una gran bella figura, a fronte di tutti quelli che ora Marino non lo conoscono più, non lo hanno mai conosciuto, loro non c’entrano. E, poi, dicono, in fondo non è successo niente: non c’è uno straccio di “verbale” di intercettazione, di “rivelazione di pentito” (salvo, ora, il Papa), ingredienti necessari per gli scandali d’uso in questi tempi. Così ritiene di cavarsela Renzi che pretende se la debba cavare anche il partito di cui è segretario. Il P.D.
Papa Francesco stupisce non solo salendo sull’aereo con la borsa in mano, ma anche con questa inusitata manifestazione di umiltà e di scrupolo per le proprie responsabilità.
Sa recitare il “mea culpa” quando gli altri inventano puerili giaculatorie sulle colpe immancabilmente altrui.
Non per nulla Francesco è un Gesuita: professa sapientemente l’umiltà (quando non prende “a pesci in faccia” i Rubagalline) e ne sa trarre profitto, non solo e non tanto “spirituale”.
Un buon uomo d’affari non pretende di acquistare un’impresa quando rende e tanto meno di mettersene subito in tasca i profitti. Si assume i debiti delle imprese in difficoltà, li paga e si prende l’impresa.
Di fronte ad una classe politica (se c’è) fanfarona ed irresponsabile per radicata professione e di fronte al vuoto, alla voragine che questa “gentarella”, come si dice a Roma, questi Rubagalline stanno lasciando nella scena politica, il Papa Gesuita viene a scusarsi lui per le malefatte di quelli che un secolo fa erano, per i suoi, gli “usurpatori” di Roma, i predoni di Porta Pia. Paga la cambiale protestata delle responsabilità per gli scandali (in moneta del tutto deprezzata) e si prenota per il potere nell’azienda Italia salvata dal fallimento.
E’ una visione forse un po’ semplicistica (ma le complicazioni delle grandi dottrine politologiche, per non parlare di certe senili infatuazioni per certe mezze benedizioni ottenute da certi nostri amici, non arrivano ad alcuna conclusione e allontanano pericolosamente dalle evidenze).
E queste “semplicistiche” valutazioni ve le buttiamo là, senza dirvi “ne riparleremo a tempo e luogo” perché non possiamo permettercelo.
Che Papa Francesco abbia avvertito il peso delle conseguenze dell’abbandono della politica neotemporalista della Chiesa in Italia mi pare deducibile da molti altri e più stringenti elementi non da me rilevati.
Che abbia un programma di recupero anche neotemporalista, almeno in Italia, non solo non è da escludere, ma è difficile escluderlo.
Del resto, quando si verifica un vuoto così manifesto e profondo, è difficile che, prima o poi, qualcuno, (la magistratura, la Chiesa etc. etc.) cui non mancano capacità intuitive, mezzi ed anche, mi si perdoni, spregiudicatezza, non finisca per profittarne ed essere attratto dall’andare ad occuparlo.
Non dico “Che Iddio ce la mandi buona”, perché so di non poter contare su tanta imparzialità dell’Eterno. Saremo pure perdenti, ma, poi, mica tanto fessi!
Mauro Mellini