Continua a far discutere la vicenda della “Dema impianti”, già definita in un’interrogazione presentata all’assessore ai Lavori Pubblici della Regione Puglia, da due consiglieri del M5S, come una delle “due società vittime innocenti del pasticcio successivo alla realizzazione della Cittadella dell’Economia”.
Interrogazioni parlamentari, come quelle del deputato del M5S Giuseppe L’Abbate o della deputata del Pd,Liliana Ventricelli, articoli sui giornali, proteste e petizioni, non sortiscono nulla, se non uno scambio di querele tra il dott. Matteo Di Mauro, Segretario Generale della CCIAA di Foggia nonchè RUP (responsabile unico del procedimento) dell’appalto Cittadella Dell’Economia, e Denora Ferrulli Salvatore (detto Sandro), fratello dell’amministratrice della “Dema impianti”, il quale in più circostanze è intervenuto in favore dell’azienda di famiglia e in qualità di direttore tecnico della stessa.
Una situazione assai complessa che vede da una parte un’azienda che rischia il fallimento, nonostante in credito, dall’altra un consorzio fallito, causa del problema, e la stazione appaltante, la CCIAA di Foggia, accusata di essere stata poco vigile e di disconoscere oggi qualsivoglia rapporto con le aziende vittime di quelle che sono state definite “stranezze” e che potrebbero portare le stesse a chiudere i battenti, con grave danno non soltanto per i proprietari ma anche per i dipendenti, l’indotto e, di conseguenza, per l’economia locale.
A far puntare nuovamente i riflettori sulla vicenda, due eventi. La prima udienza pre-fallimentare presso il Tribunale di Bari, al termine della quale il giudice delegato si è riservato di decidere, e l’inaugurazione della Cittadella dell’Economia, nuova sede della Camera di Commercio di Foggia, la cui realizzazione è la causa che vede coinvolta la “Dema Impianti”, in programma lunedì 5 ottobre, alla quale sarà presente il Ministro per le infrastrutture e i trasporti Graziano Delrio.
Ed è proprio al Ministro che questa volta si rivolge l’amministratrice della Dema, Teresa Denora Ferrulli:
Ill.mo Ministro,
Lunedì sarà presente alla inaugurazione della CITTADELLA DELL’ECONOMIA DI CAPITANATA NUOVA SEDE DELLA CCIAA DI FOGGIA, mi preme informarla che la nostra ditta in quell’appalto è stata TRUFFATA ed oggi rischiamo il fallimento grazie a quell’appalto. Ci sono denunce e querela, interrogazioni parlamentari e regionali, articoli di giornali. La invito a leggerli. Non è giusto che lo STATO non ci tuteli.
Mi chiamo DEMA IMPIANTI SRL di Altamura (BA) prossima vittima dello STATO . Sono un imprenditore ormai fallito, sono una persona che ha sempre lavorato per non far mancare nulla alla mia famiglia e anche ai dipendenti della mia ditta, prima della decisione del suicidio nel campo del lavoro “La chiusura della MIA DITTA, CHE FALLIRÀ PER CREDITI”, SÌ PER CREDITI E PER COLPA DELLO STATO. Nel mio caso la perdita della MIA DITTA è scaturita dalla sfortuna di aver lavorato in un importante appalto pubblico nazionale “La Nuova Cittadella Dell’Economia di Capitanata Nuova sede della CCIAA di Foggia”, nel quale appalto sono stato TRUFFATO sia a livello economico che a livello morale. Non ho mai pagato tangenti, forse un errore, ma ne sono fiero. Uno degli errori da me commessi è stato quello di aver prestato la mia ditta allo Stato e di essere fiducioso che da esso fossi totalmente protetto. Invece no, tutt’altro. L’altro mio errore è stato quello di aver denunciato i fatti accaduti nell’appalto in questione ai media e quindi rendere di dominio pubblico nazionale la mia vicenda. Questo ha scaturito una sorta di alleanza massonica politico/istituzionale contro di me e vedere parlamentari e Ministri del Governo che si lavano letteralmente le mani, al cospetto di una triste vicenda puramente all’italiana come la mia, e vedere che oggi loro sono sempre al loro posto ed io invece COSTRETTO AL SUICIDIO dallo STATO, mi umilia e rattrista ancor di più.
Non c’è giustizia in questo paese, perché quando si toccano i poteri forti dello Stato sono tutti coesi da destra a sinistra, da avvocati a giudici, e ti ammazzano. Ti ammazzano perché tu sei piccolo e non conti nulla, ma nello stesso tempo diventi un problema per i loro loschi affari e quindi decidono a priori di distruggerti e lo fanno a piccole dosi. Ti umiliano così tanto che ti costringono al suicidio imprenditoriale, così come hanno fatto con la MIA DITTA e come succede a tanti altri imprenditori non ascoltati dalle istituzioni.
Tutte queste leggi, invece di incentivarmi a lavorare mi hanno portato al fallimento, con tutte le conseguenze del caso. Sono ormai un ex imprenditore, disoccupato e senza ormai nessun futuro, per colpa di questo Stato, che non pensa a creare forme di sostegno alle piccole azienda in crisi. Crisi che esiste ed è tanto evidente, ma si intuisce la difficoltà, o meglio, la mancata volontà da parte del governo centrale ad intervenire in merito, specie quando i problemi derivano da circostanze “più facilmente risolvibili”, come ad esempio il caso della MIA DITTA, truffata in un appalto pubblico. E oggi a causa di leggi sugli appalti pubblici, studiate ad hoc per i delinquenti, sono costretto a soccombere perché indifeso dallo STATO e quindi obbligato al suicidio imprenditoriale della MIA DITTA. Con questo amaro sfogo, volevo solo ricordarle, caro STATO, che lei con la sua negligenza continuerà a vedere un aumento di fallimenti, con conseguenti vendita forzata, grazie alle Banche ed Equitalia, usurai legalizzati e da lei protetti, di beni di qualsiasi natura che hanno comportato immensi sacrifici e vanificati da questa congiuntura negativa, che la MIA ITALIA affronta solo per altri e non in maniera adeguata per i propri figli.
Questa voce che a voi politici, giudici arriva dall’esterno del Palazzo serve a sensibilizzarvi affinché con la vostra professionalità possiate proporre alle istituzioni una qualsiasi forma di fattiva collaborazione con le Imprese che sono in crisi e mi permetto di suggerirle l’istituzione di una commissione di Esperti (Giudici, commercialisti, Imprenditori ecc…) che prontamente possono assistere imprenditori come me ed evitare che continuino ad aumentare anche i SUICIDI di PERSONE, perché LA VITA È SACRA.
Con osservanza.
L’amministratrice
TERESA DENORA FERRULLI
Per dovere di cronaca, è opportuno precisare che, come appreso da parte dell’azienda che oggi rischia il fallimento, la stessa già nell’agosto 2012, aveva invitato l’ente appaltante (ovvero la Camera di Commercio di Foggia) a sospendere tutti i pagamenti, non avendo ricevuto dal consorzio le spettanze per i lavori eseguiti.
A settembre la Camera di Commercio pagava: al CCC di Bologna vincitore dell’appalto, che a cascata pagava la Mucafer ed il Consorzio CAT. La Dema Impianti, che nel frattempo continuava a non percepire quanto dovutole, in risposta alla richiesta di sospendere i pagamenti, riceveva la comunicazione da parte della Camera di Commercio, ovvero l’ente appaltante, che trattandosi di un contratto derivato la stessa non aveva alcun obbligo e nessun diritto da esercitare.
A seguito delle proteste dei lavoratori della Dema Impianti, che, a seguito della mancata riscossione del credito da parte dell’azienda, da tre mesi non ricevevano lo stipendio, dopo diverse e controverse vicende, la Camera di Commercio decideva di pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori.
Intanto, il consorzio che avrebbe dovuto saldare il debito nei confronti della Dema, revoca alla stessa l’assegnazione dei lavori. Lavori che, come dichiarato da parte dell’azienda, erano già stati effettuati e il cui avanzamento era già stato in precedenza documentato.
A prescindere da aspetti di carattere giuridico-legale, si può lasciare che un’azienda fallisca per aver effettuato dei lavori grazie ai quali avanza un credito non di poco conto e, in particolare, dopo aver invano segnalato all’ente appaltante l’anomalia dei mancati pagamenti da parte di un consorzio fallito dopo aver incassato somme che, se dimostrato, sarebbero spettati ad altre aziende?
Gian J. Morici