Avevo già scritto che la necessità di distrarre l’attenzione della gente dallo scandalo di “Confiscopoli”, dei parassiti delle confische a Palermo e, più in generale dalla crisi e dalle baruffe dell’Antimafia, aveva fatto tornare in ballo la storia dell’attentato al “magistrato simbolo”, a Di Matteo, dell’esplosivo apparentemente “importato” dalla mafia con relativo “bidone” (ora divenuto “barile”).
L’urgenza di un attentato che salvi la faccia (e non solo la faccia) ad un’Antimafia oramai sputtanata e che distragga l’attenzione della pubblica opinione dall’indecenza del complesso affarismo sviluppatosi attorno alla greppia della “lotta” contro la mafia è divenuta di colpo frenesia, angoscioso bisogno di un gran “botto” liberatore. Le grida di allarme dell’apparato mediatico “antimafia” palermitano sono diventate vere invocazioni di una conclusione tragica degli scandali, con una nuova ondata di terrore e di esaltazione di vivi e, facendo scongiuri, di morti.
Un nuovo pentito è andato a rinforzare la “verità”, indiscutibile e “verbalizzata” dell’esplosivo in attesa (da quanti mesi?) di utilizzazione, il cui quantitativo varia nelle deposizioni dei vari pentiti (e non di poco: se non sbaglio da 15 a 150 kg.). Nascosto, pare, nei quartieri malfamati di Palermo, in uno o, invece, in più nascondigli. E’ poi venuto fuori che c’era stata una colletta tra le “famiglie” mafiose per acquistarlo (mala tempora currunt, anche per Cosa Nostra!!).
Partono petizioni sottoscritte da “Agende Rosse”, e “Scorte Civiche” a Renzi e Mattarella perché esprimano la loro scaramantica solidarietà a Di Matteo e dispongano (che cosa?) per trovare al più presto l’esplosivo nascosto.
Dico francamente che, pur avendo ritenuto fin dalla prima notizia delle “esternazioni” minacciose di Totò Riina e dei pizzini (scritti anche in caratteri fenici!!!) che di tutta questa storia dell’attentato a Di Matteo (inizialmente necessario per rafforzare le traballanti tesi giuridiche del processo per la “trattativa”) quel che c’era da prendere atto era solo del “bidone” (ora trasformato prudentemente in “barile”), un “bidone” goffo e grottesco, oggi comincio a preoccuparmi. Del resto ai professionisti dell’Antimafia, per fronteggiare qualche innocuo sghignazzare e qualche sbandamento tra i loro devoti per le baggianate del processo per la “trattativa”, bastavano le “notizie” dei “pizzini” minacciosi, il “bidone” (ritrovato vuoto). Baggianata copre baggianata, come “chiodo scaccia chiodo”.
Ma la storia maleodorante di “confiscopoli”, di “parentopoli delle confische”, delle prodezze degli industriali “rigorosamente antimafia”, delle mene del governo regionale ultra-antimafia Crocetta-Lumia, la “scoperta” e l’indignazione della gente per tutto ciò, non è una baggianata.
Non voglio adottare metodi per i quali ho sempre avuto ripulsione, quale quello di attribuire trame terroristiche a chi non la pensa come me e, magari vuole prevaricare e delinquere “in pace” (protetto dal sangue e dalle bombe) Ma parlare, straparlare, insistere su certi disegni altrui, anche i più inverosimili, in caratteri fenici e senza il minimo fondamento è cosa che finisce per creare l’atmosfera in cui la stupidità e l’orrore della violenza trovano sempre qualcuno in cui insinuarsi ed al quale armar la mano. Gli esempi non mancano certo.
Fossi Di Matteo, che, voglio credere, se la ride dei “pizzini” di minacce di Totò Riina scritte in caratteri fenici e si compiace, magari, dell’alone di eroismo che si cerca di creargli attorno a forza di chiacchiere, comincerei a preoccuparmi sul serio.
Anche se terrorismo, attentati, intrighi sanguinarii non hanno bisogno di una ragione, di un logico e nemmeno di un vero interesse a servirsene, anche se questa storia di attentati di Sinistra da attribuire alla Destra ed attentati di Destra da attribuire alla Sinistra ni hanno sempre dato il fastidio dell’assurdità, più che la paura delle cose reali, mi pare proprio che siamo giunti ad un punto che un “attentato salvifico” d’origine “antimafiosa” (cioè di Terzo Livello della mafia) sia più credibile e temibile di un attentato intimidatorio “ordinariamente” mafioso.
Mi fermo qui e mi auguro di sbagliarmi a costo di convincermi di cominciare ad essere un po’ rimbambito. Cosa alla quale avrei pure il mio bravo diritto.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info