DIVAGAZIONI IN UNA ESTATE TORRIDA
8 puntata
Pare che l’episodio più rilevante nella vita della Capitale d’Italia in questa estate torrida sia stato il funerale del Capoclan Rom Casamonica. Stile “Padrino” come lo hanno unanimemente definito giornali e Tv.
Ed è appunto il fatto che, per suonare l’allarme perché un boss (o un capoclan che è qualcosa di simile) è morto (non mi risulta che altrettanto allarme abbia mai suscitato da vivo) si sia dovuto sottolineare che si trattava di un funerale “americano”, anzi italo-americano, siculo-americano è la cosa più singolare.
Il funerale “stile Padrino” dell’America di Al Capone e di Lucky Luciano è, in realtà un funerale di stile paesano-siciliano. Ve ne sono stati alcuni in Sicilia di cui si è parlato a lungo come emblemi della potenza della mafia, che, quindi sono passati alla storia.
Ma la storia di quei funerali siciliani non sono stati rievocati in questi giorni nelle pur estese ed accese polemiche. Se ne è perso, si direbbe, il ricordo. Si è dovuto ricorrere alla memoria di un film. Film americano.
Ed in effetti anche i dolenti (si fa per dire) che hanno voluto lanciare la sfida postuma (ma non troppo) della potenza di Casamonica, sono ricorsi ad altro che ai ricordi di funerali mafiosi. Anche i “casamonichesi” sono ricorsi al ricordo del film, al “Padrino”, ed hanno messo assieme quella funebre pagliacciata affittando a Napoli uno di quei monumentali carri funebri che non sono proprio camorristici, o, almeno, non esclusivamente, perché sono eredità della Napoli di De Filippo etc. etc.
C’è del grottesco in questa malavita che cerca di darsi un volto falsamente tradizionale ed in questi ministri, prefetti, sindaci alle prese tutti con ben altre espressioni di mafiosità o di paramafiosità a Roma ed altrove che si palleggiano le “responsabilità” di quel funerale, quando, magari, non si erano mai preoccupati di Casamonica vivo e vegeto e del suo ruolo che, oggi mette in imbarazzo anche il Clero, il Vaticano e l’Osservatorio Romano e, magari, anche Papa Francesco, sempre così preoccupato della sua immagine e di quella della Chiesa di “difensore di diritti e diversità raziali (o quasi) e, al contempo, nemico di tutte le mafie”.
Ma la messa in suffragio della Buonanima (buona ma un po’ mafiosa) è avvenuta con discrezione. E con la presenza di molta Polizia.
Le cose, dunque, migliorano.
Mauro Mellini