Dopo più di due anni di silenzio e di iniziative politiche e diplomatiche caratterizzate da un ossequio costante nei confronti di un’India disattenta ed arrogante nel trattare la vicenda dei due Marò, improvvisamente si ritorna al passato con l’avvio della procedura dell’Arbitrato internazionale pronta fin dall’11 marzo 2013, come annunciato il 18 dello stesso mese da un comunicato del Governo. Un atto fondamentale per dipanare l’intricata matassa, preparato attraverso un’attenta azione diplomatica dell’allora Ministro Terzi, a cui, però non fu dato corso per decisione del Presidente del Consiglio del momento.
Affermazioni sicuramente pretestuose e parte di una strategia legale, però anche indotte dalle esitazioni italiane nel prendere posizioni decise, non in ultimo quella che a distanza di più di 10 giorni dalla formalizzazione della richiesta della custodia cautelare non risulta, , per quanto dato da sapere, che il Governo italiano abbia ancora nominato il proprio giudice che dovrà far parte della Corte giudicante.
La stampa italiana, per contro, dopo un torpore durato più di sei mesi ha dedicato ampi spazi alla decisione di attivare l’Arbitrato, esaltando l’efficacia dell’atto giuridico come unica iniziativa possibile per risolvere il problema. Agenzie riportano dichiarazioni istituzionali alle quali si accompagnano interventi di opinionisti ed accademici esperti di diritto internazionale che esprimono le più svariate posizioni a favore dell’Arbitrato, fino ad oggi, invece, proposto da pochi come atto essenziale. Per citarne alcuni, l’Amb. Terzi la Professoressa del Vecchio docente alla Luiss ed esperta di diritto del mare e, molto modestamente, chi scrive.
I pareri sono molti ed anche scontati. Qualcuno esprime il timore che all’Italia non vengano riconosciuti i requisiti per il rilascio delle misure cautelari in assenza di “rischio imminente di danno irreparabile”, dimenticando che il “danno irreparabile” c’è già stato con la malattia che ha colpito Latorre forse proprio per il ritardo nel ricorrere all’Arbitrato e che si potrebbe ripetere coinvolgendo Girone, ormai certamente stressato dalla lontananza dalla famiglia.
Opinionisti che attraverso le pagine dei maggiori quotidiani italiani dibattono sulle diverse e possibili opzioni a cui potrebbe ricorrere il Tribunale di Amburgo, anche disquisendo su particolari che non è azzardato definire “certi”. Uno fra tutti, l’eventualità che Itlos accolga la richiesta cautelare italiana optando di trasferire Girone e Latorre in un Paese Terzo, anziché in Italia. Decisione non possibile ma coerente con quanto previsto dalla specifica normativa giuridica che ci dice come la custodia cautelare sia affidata ad uno Stato Terzo dell’ONU. Nella fattispecie sicuramente nè Italia nè tantomeno l’India sono “parti terze nella vicenda”. A questa si aggiungono altre puntualizzazioni non del tutto condivisibili quando si legge “Di Arbitrato si è a lungo parlato in passato. Se è stato avviato solo adesso, è forse perchè è adesso che possono verificarsi le circostanze perchè un processo che deve essere giuridico e politico nello stesso tempo, dia i suoi frutti”.
Guardiamo comunque fiduciosi al futuro con la speranza che la strategia posta in essere dal baronetto inglese a cui sono state affidate le sorti dei due nostri militari dimostri che l’Italia è ben difesa.