
Le immagini di Matteo Renzi in Afghanistan, tra gli alpini della Julia assieme al presidente della repubblica islamica dell’Afghanistan Ashraf Ghani, hanno suscitato non poche polemiche tra gli internauti che hanno criticato il premier che nella circostanza ha indossato la giacca mimetica – con le etichette “Renzi” e “Esercito Italiano” – sopra i jeans e con sotto una camicia bianca che sporgeva dal colletto.
Una mise indecorosa per un capo di governo che pare non abbia neppure prestato servizio militare. Ancor più indecente se si pensa che due marò, Girone e Latorre, sono ostaggio dell’India grazie a quanti, per non interferire con interessi economici privati si sono disinteressati della loro sorte e anche in questa occasione hanno preferito non ricordare neppure i loro nomi.
Vergognosa, se si pensa che alla stregua di tanti altri, a partire da chi fa antimafia di facciata, ci si ricorda di chi ha dato la vita, di chi la rischia e di chi la rischierà domani, soltanto in occasione di misere passerelle.
A stigmatizzare tali comportamenti non è un qualsiasi lettore. Non è una controparte politica che avrebbe interessi simili e contrapposti. A scrivere una lettera al premier è Annarita Lo Mastro, la madre del caporal maggiore della “Folgore” David Tobini, caduto nel 2011 durante un’operazione nella valle di Bala Morghab, la quale ha più volte provato invano a mettersi in contatto con il presidente del Consiglio.
Quello stesso presidente che dopo non aver mai voluto incontrare la madre di un militare caduto, ha indossato in maniera indegna quella divisa per recarsi negli stessi luoghi dove il caporal maggiore David Tobini ha perso la vita.
Questa la lettera che “mamma Folgore”, come viene affettuosamente chiamata, ha scritto a Matteo Renzi:
“Caro Presidente!
Mi permetta tale confidenza perché oggi in questo periodo di celebrazioni e ricorrenze, leggo del suo viaggio particolare. Leggo che a distanza di anni, fatalità, oggi ricorda l’Afghanistan e i suoi caduti. Lei che trasmette forza a chi come noi e loro hanno subito tante umiliazioni e tante trascuratezze.
Sono Annarita, Presidente, quella madre che non ha mai voluto incontrare, preferendola a una squadra di pallavoliste. Quella madre di cui non ebbe mai una parola di sconforto e conforto. Sono quella madre, Presidente, che l’anno scorso era davanti al suo palco per guardarla da lontano perché solo da lontano potevo guardarla in quella parata militare del 2 giugno che presidio da sempre … fin dai tempi “verdi”.
Perché solo oggi, Lei porge questi Onori? Presidente, quel “sangue” meritava e merita più rispetto, come rispetto meritano le forze dell’ordine e chi è sopravvissuto perdendoli. Il rispetto alle Forze Armate va tutti i giorni, perché loro sfilano tutti i sacrosanti giorni, rischiando la vita in cambio di noncuranza.
Mi sembra che ci stiamo lavando la coscienza laddove possiamo trarne vantaggio.
La mimetica non è un gioco. Non la si può indossare se non la si sa portare. Tutto ciò glielo dice una madre che ha perso un figlio per un dovere dettato dalle Istituzioni italiane e non permetterà che tali Istituzioni traggano profitto – se pur soltanto in termini di visibilità mediatica – da quel Sangue, perché i nostri figli Vivi o Morti non sono un baratto politico. Annarita Lo Mastro“