Il 2 giugno 2015, le delegazioni di 22 paesi, più la delegazione dell’Unione Europea e quella degli Stati Uniti si sono incontrate a Parigi, al Ministero degli Affari esteri.
Il sunto è tristemente semplice. La coalizione internazionale contro l’Isis sostiene l’Iraq e chiede una transizione in Siria. La Francia esclude a priori Assad, Washington ci pensa perché mette l’accento sull’urgenza di fermare l’Isis. Il Primo Ministro iracheno Haider al-Abadi ha fatto un’arringa contro la coalizione di cui ritiene la strategia un “fallimento”. Su una cosa ha sicuramente ragione: il problema è internazionale, non solo per il pericolo che l’organizzazione terroristica rappresenta, ma per il numero di foreign fighter sul suolo iracheno e siriano. Proprio martedì a Raqqa, in Siria, è stato ucciso il jihadista belgaAbū Muhammad al-Beljīkī. Ma all’Iraq viene rinfacciato d’aver abbandonato Ramadi come Mossoul.
Da dieci mesi la coalizione combatte l’IS ma 4.000 raid aerei statunitensi e 60 paesi alleati non hanno impedito al cosiddetto califfato di controllare circa un terzo dell’Iraq e metà della Siria. Inutili e penose queste bagarre a tavolino. La situazione geopolitica è catastrofica con i gruppi terroristici che si rafforzano nonostante contino anche loro dei morti. Isis, Al-Qaeda e Front Al-Nosra, Boko Haram continuano ad avanzare lasciando il vuoto dietro di loro, solo sangue. L’Isis comunica con i propri media. Non si creda che siano solo dei barbari. Diciamo barbari tecnologici piuttosto. Eppure la stessa coalizione comincia a dire che l’Isis retrocede il che significa che sottovalutano la situazione.
Il Ministro degli Affari esteri Laurent Fabius ha dichiarato ancora una volta la “determinazione totale contro l’Isis” aggiungendo che si aspetta una “guerra a lungo termine”. I membri della coalizione hanno chiesto “un rapido avvio di un vero e proprio processo inclusivo sotto l’egida delle Nazioni Unite” per ristabilire la pace in Siria.
E tra un incontro e l’altro dall’inizio della guerra in Siria nel 2011 nonché la “nascita del califfato” un anno fa la crisi umanitaria vede una crescita esponenziale. Non si contano più i morti, i profughi, chi è reso in schiavitù…
E’ immorale, quattro anni dopo l’inizio della crisi siriana, continuare a dire che bisogna trovare una soluzione urgente…
Luisa Pace