Cosa collega la Région Ile-de-France alla regione Emilia-Romagna? Un lungo filo rosso, il collante tra partito, stampa e associazioni. Rosso come la regione più rossa d’Italia. Rosso come la suoneria del telefonino (Bandiera Rossa), rosso come quello che vorrebbe essere un’ormai inesistente sinistra.
Parigi, quantomeno la Parigi italiana, non vive all’ombra della torre Eiffel. Di ombra basta quella del Partito Democratico, delle associazioni amiche, della stampa amica. E di ombra ce n’è tanta…
La Zarina la trovi ovunque. Non puoi parlar di stampa che non venga fuori il suo nome. E’ infatti la direttrice della rivista Focus-In, un bimestrale fortemente politicizzato al cui interno l’informazione, quella vera, se non è pari allo zero lo è quasi. Qual è la tiratura del giornale? 600 copie? 800 copie? 1.000 copie ogni due mesi? Non importa, il giornale esiste e lei è “la stampa”. Ovviamente di sinistra (?), ovviamente legata al Pd.
Quella dell’editoria è una delle nebulose italiane che da sola meriterebbe di aver dedicata una banca dati dalla quale poter attingere le informazioni.
Spesso voci di partiti o di associazioni, spesso finanziate con i soldi dei contribuenti, hanno permesso a intere generazioni di vivere o vivacchiare, nonostante il numero delle copie vendute fosse inferiore al numero dei lettori di un post pubblicato su Facebook.
Un argomento troppo complesso per poterlo trattare all’interno di questo articolo.
Sociale, legalità, cultura? Sempre lei, la Zarina. Persino se si parla di “memoria”, vien fuori il suo nome. Si può non crederci, ma esistono anche nuove figure professionali, quelle appunto dei “Mediatori della memoria“, la cui formazione è stata organizzata dall’Associazione Emilia-Romagna di Parigi, in collaborazione con il CNAM (Conservatoire National Arts et Métiers) e l’Associazione Jardins Numériques. “Un’opportunità unica – recita la presentazione del corso – per tutti quei profili professionali che lavorano nella raccolta di testimonianze, come operatori video e audio, fotografi, tecnici multimedia”.
Infatti, notoriamente, tutto il mondo è alla ricerca di “Mediatori della memoria”. Trovarne uno è un’impresa e se anche si riuscisse a trovarlo il costo per ogni giorno di lavoro sarebbe di gran lunga superiore a quello di una coppia di meloni Yubari King coltivati a Sapporo (16.000 euro la coppia).
Inutile chiedersi cosa c’entri lei con l’Associazione Emilia-Romagna di Parigi, con la Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo. Lei è ovunque.
Pantaloni e maglioncino. Unico vezzo, un paio di occhiali da sole. La Zarina, al secolo Patrizia Molteni, non porta “devant de corsage”, diademi di brillanti e perle, parure di perle in “pendant”. No, alla Zarina non servono i gioielli per rappresentare nella sua forma esteriore il potere.
La sua stessa rivista (Focus In) la presenta come “capo-redattrice, libraia a tempo perso, traduttrice, progettista.-Afflitta da una forma abbastanza severa di AMD (Association Manic Disease, detta anche sindrome dell’associazionismo) è presidente di un centro di documentazione pedagogica (pomposamente chiamato Centre de Recherches et d’Etudes italiennes), presidente dell’Associazione Emilia-Romagna, e socia di almeno altre 18 associazioni. Emiliana, con origini napoletane, ha uno spirito un po’ veneto (e non se ne vanta), tanto che per la quantità di lavoro che è capace di macinare, era chiamata (in gioventù) Cipputi. Per la gioia di datori di lavoro e fornitori e a grande disperazione del suo banchiere è sprovvista di qualsiasi senso commerciale e ha una netta propensione a lavorare gratis.”
Sul “gratis” qualche punto interrogativo lo si potrebbe mettere, visto che non si campa d’aria e la stessa aria a Parigi è cara. Quello che è certo, a prescindere da come lavori la Molteni, è il potere, vero o presunto, che lei gestisce facendone sfoggio alla maniera del Marchese del Grillo.
Nella sua rete di contatti, politici, associazioni,burocrati. Ma è il mondo del partito e delle associazioni (che siano 18 o meno non lo sappiamo) il suo regno: Il “Forum des associations franco-italiennes”. Contatti, rapporti, organizzazione di eventi.
Non mancano i bei nomi. Nomi come l’associazione “Libera” di Don Ciotti, la cui Presidente in Francia è Maria Chiara Prodi. Bolognese, coordinatrice artistica de l’Opéra Comique,membro della Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel mondo, co-fondatrice di ExBo (network dei bolognesi all’estero), nel consiglio d’amministrazione della rete delle associazioni italiane in Francia.
La nipote dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, anche lui emiliano, come l’illustre zio è legata al Pd, tanto da essere stata candidata all’Assemblea nazionale del PD nella lista Civati di Parigi.
Partito, associazioni e stampa fanno un tutt’uno indiviso e indivisibile. In nome di un bene comune, cultura, ambiente, informazione, legalità, la macchina politica determina gli spazi di agibilità degli italiani a Parigi.
È sufficiente dare un’occhiata distratta agli eventi organizzati dal Forum, “nato per dare visibilità ad associazioni che non hanno i mezzi per partecipare ad eventi professionali – come si legge sul giornale della Molteni -, per permettere loro di incontrare nuovi volontari e nuovi partner per i loro progetti e per dare un’immagine più veritiera della complessità e della ricchezza dell’Italia, ancora legata allo stereotipo “pizza-pasta-mandolino”.
A fare la parte del leone, le associazioni caratterizzate dai legami con la sinistra (o meglio al Pd): Libera, Democratici Parigi, Metropolis, i patronati ACLI e INCA, Fai, Fratellanza Reggiana, Emilia Romagna e ANPI.
L’anticipazione dell’evento dalla quale abbiamo preso i dati, prevedeva (non abbiamo verificato se sia poi stato realizzato) la mostra “Geni della Resistenza” di Veronica Mecchia, degustazioni e vendita di prodotti (Ita-liens, Evviva la Pappa!…).
La Zarina che non fa mistero dei suoi buoni rapporti, è un fiume in piena e riferendosi ad alte figure istituzionali che rappresentano l’Italia a Parigi, afferma: “sono il meglio che ci possa essere nel mercato estero e io con questi riesco finalmente a lavorare”.
Il “mercato estero”, quel mercato dove persino rinnovare un documento diventa quasi impossibile, salvo, come lascia intendere la Molteni, non si abbiano buoni rapporti e non si conosca qualcuno all’interno delle istituzioni.
Se è pur vero che la regione Emilia-Romagna non soffre della profonda crisi in cui versano regioni meno ricche, altrettanto vero è che l’intero paese sta vivendo uno dei peggiori momenti economici degli ultimi decenni.
La stessa regione rossa non è comunque esente da danni, visto che la crisi ha toccato il settore manifatturiero, la propensione all’export e l’occupazione.
Grazie a un numero considerevole di leggi e normative emanate in favore di partiti e associazioni, un fiume di denaro prende il via dalle tasche dei contribuenti disperdendosi in mille rivoli, in favore di manifestazioni, eventi, incontri e convegni che poco o nulla apportano alle necessità quotidiane di milioni di italiani.
Qual è l’entità dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui, annualmente, godono queste entità? Saltuariamente è la stampa a tirar fuori qualche dato, limitatamente a singole associazioni e per fatti che le pongono sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Ma qual è la realtà nel suo complesso?
Difficile poterlo stabilire visto che la cifra reale sembra essere ignota a tutti. Del resto, non sarebbe facile per nessuno andare ad esaminare bilanci e capitoli di spesa dello Stato, delle singole Regioni, dei singoli enti locali, degli enti pubblici e delle società a partecipazione pubblica. Quello che è fuor di dubbio, che si tratti di cifre da capogiro.
In un paese in crisi, con un tasso di disoccupazione esorbitante, con un numero elevatissimo di suicidi per ragioni legate alla misera economia delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà; è ancora possibile pensare a corsi di formazione che non creano sbocchi lavorativi, a finanziare associazioni ed eventi che non servono certo a mutare le condizioni di vita degli italiani?
Si può ancora consentire a singoli partiti di occupare ogni spazio avvalendosi di stampa amica e associazioni amiche, anche quando i suddetti spazi riguardano la pubblica amministrazione che, in quanto tale, pubblica dovrebbe essere?
Evviva la Pappa!…
A Parigi sembra non si debba muover foglia che la Zarina non voglia…
Gian J. Morici