Mezz’ora di propaganda da parte dell’Isis che si vuole anche “pedagogica” o “didattica”. Come un documentario sulla nascita del cristianesimo, del cattolicesimo. La nascita della Chiesa cattolica in Europa e nei paesi occidentali con il Vaticano a Roma, la separazione della Chiesa protestante e di quella ortodossa. La Chiesa ortodossa orientale. Il video sembra un documentario storico e torna poi ad inneggiare al Corano che proverà la miscredenza di chi si è allontanato dai principi monoteisti. Delle scritte in arabo ed in inglese scorrono sullo schermo. Tra queste “Chiunque non consideri un Cristiano o un Ebreo come dei miscredenti e non li odia non è un Musulmano, secondo i principi dei Musulmani”. Parla poi lo Sceicco Abu Malik Anas an-Nashwan che si esprime sino alla fine del video. Passano le interviste di Cristiani del Popolo della Dhimmah (Protezione).
Si tratta della protezione offerta col pagamento della jizya e la sottomissione all’Islam. Una pratica che sta riaffiorando. Si è già sentito parlare di questa antica tassa che viene nuovamente imposta alla Gente del Libro dai jihadisti dell’Isis.
Gli “intervistati” sono tutti uomini e di una certa età. Mostrano serenità, come se tutto ciò rientrasse nella “normalità”, esattamente come in altri video dell’organizzazione terroristica che vuol dipingere i territori presi come paradisi in cui vivere.
Tornano le immagini delle distruzioni delle chiese e dei loro simboli, con le chiese alle quali la croce viene sostituita con la bandiera dello Stato Islamico. Vengono mostrate le distruzioni dei templi pagani e politeisti.
Gli ultimi cinque minuti del video riportano all’atroce realtà del sangue che cola poiché improvvisamente riappaiono i Mujaheddin con le loro vittime: i pescatori somali sgozzati in riva al mare perché nemici o gli atri assassinati da un plotone perché appartenenti all’ostile Chiesa Etiope. Due “esecuzioni” perpetrate nello stesso modo: filmate e precedute dal folle discorso invasato di un “foreign fighter” che inneggia alla vendetta. Le due stragi sono avvenute a Wilayat Fazzan nel deserto libico e Wilayat Barka in riva al mare.
Mentre l’Occidente continua ad interrogarsi su come tagliare loro i mezzi di comunicazione o bloccarli sui social network, i terroristi sembrano non preoccuparsi delle nuove leggi sull’informazione. Del resto sembrano provarlo con la loro padronanza dei mezzi tecnici. Il black-out del’emittente francese TV5 Monde di pochi giorni fa dovrebbe far riflette di più e meglio. Mentre si chiudono i conti Facebook o twitter, mentre i governanti occidentali pensano a come mettere sotto sorveglianza tutte le loro popolazioni, i jihadisti sembrano continuare il loro show mediatico senza intralci. Peggio ancora: dietro lo show ci sono migliaia di morti, di donne stuprate e schiavizzate, di bambini arruolati di forza, di villaggi interi massacrati.
Sono troppo lontani dai nostri occhi per farcene cruccio?
Luisa Pace