Grazie a Giuseppe Ciminnisi. Nico Miraglia, Gian Joseph Morici, Nicoletta La Bella,Fabio Carrasi, Franco Gaetano Caminiti,Valeria Grasso, Silvia Damiani, Mena Madormo e centinaia di altri Cittadini l’antimafia sociale di questo Paese ha reso possibile quello che per molti sembrava più una velleità che un sogno: costruire un’antimafia sociale costituita da Cittadini che non hanno bisogno di miti, capitani coraggiosi ed eroi viventi da esibire.
A Sciacca, cosi come in molte altre città italiane, si sono resi protagonisti ed artefici del contrasto alle tante mafie e alle innumerevoli forme di corruzione le vittime di questi “poteri”: i Cittadini attraverso le loro testimonianze.
A Sciacca si è dimostrato che la lotta alle mafie deve vedere protagonista chi ne resta vittima e non chi ne fa motivo di carriere politiche, mediatiche o di altro tipo.
A Sciacca la politica e le Istituzioni non hanno oscurato il dolore e la sete di giustizia delle vittime, non hanno avuto motivo di rappresentanza delle istanze di dignità che sono proprie di donne e uomini liberi che non si piegano ai voleri dei poteri criminali e corrotti.
La libertà dalle mafie e dai bisogni si conquistano con le lotte e con la partecipazione democratica dei Cittadini, che non hanno bisogno di “condottieri” senza macchie e senza paure che con slogan “antichi” e di impatto mediatico indicano le vie dell’ovvio e del “banale”.
A Sciacca si è ribadito che è la mafia che ha bisogno di miti e “capi” carismatici. L’antimafia sociale ha bisogno dell’impegno libero dei Cittadini nel ricordo di quanti furono lasciati soli a morire per combatterle. L’antimafia sociale deve restare lontana dal “professionismo”, dai poteri economici e mediatici e non può, anche solo apparire, una congregazione di “santi ed eroi viventi” a cui delegare il contrasto e le vie della salvezza.
A Sciacca, Giuseppe e gli altri hanno dimostrato che si può fare antimafia senza contributi “interessati”, con umiltà. E’ questo impegno diffuso che spaventa le mafie e non solo!