Parigi – Si è tenuta il 18 marzo, in una delle aule di Sciences Po, la prestigiosa Università parigina di scienze politiche, la lezione del professor Paolo Modugno sulla politica italiana, dal titolo “Attualità della mafia, con la partecipazione di Gian Joseph Morici, autore del libro “Vittime di Mafia”, la cui prefazione è stata curata da Antonio Evangelista.
Gian Joseph Morici, editore del giornale on-line “La Valle dei Templi”, è stato infatti invitato in qualità di coautore, insieme a Fabio Fabiano, del libro “Vittime di mafia”. Paolo Modugno ha presentato gli ospiti presenti in aula ai suoi studenti con il suo noto entusiasmo. Ospiti perché ha coinvolto anche me che da tempo conosco Paolo Modugno per il suo interesse sulle questioni italiane ma mi trovavo lì come semplice osservatore.
Due studentesse hanno illustrato una relazione preparata sull’argomento e che ha toccato diversi aspetti legati al fenomeno mafioso. Dal ruolo svolto dalle associazioni nel contrasto alla mafia, all’importanza del ricordo delle vittime della stessa, per costruire una cultura della legalità e un futuro senza mafie.
Temi attualissimi e di grande importanza poiché il primo passo da fare per riuscire in futuro a sconfiggere le mafie è quello di imparare a conoscerle.
Parte dell’elaborato prodotto dagli studenti ha riguardato le vittime innocenti di mafia e il libro scritto da Fabiano e Morici. Le storie di vita e di morte di Michele, Vincenzo, Salvatore, Paolo, Filippo, Accursio, Giuseppe, Mariano e Serafino, delle quali si narra nel libro, sono state oggetto del successivo confronto tra l’autore presente e gli studenti interessati alla lezione che si erano preparati anche sul libro stesso.
Ma non si è parlato soltanto delle storie delle vittime raccolte nel saggio. Il dibattito si è allargato ad altri casi come quello di Giuseppe Cutroneo, di otto anni, e Rosario Montalto, di undici, uccisi da killer che avevano come obbiettivo due boss emergenti.
E’ stato interessante e gradevole scoprire come anche ragazzi non italiani, che vivono in un altro paese , abbiano affrontato con curiosità evidente un argomento, diciamolo, così ampio ed ostico. Avevano preparato numerose domande ma nonostante le due ore di tempo, non c’è stato modo di rispondere a tutto. Anche perché sull’argomento mafia le risposte sono spesso necessariamente lunghe e piene di incisi. Come spiegare senza citare nomi che possono risultare sconosciuti ai non addetti ai lavoro?
Le domande erano piuttosto concentrate sugli aspetti di carattere normativo, ossia su quelli che penalizzano le stesse vittime di mafia, trasformandole in vittime di serie A e vittime di serie B, in base a leggi che fanno un distinguo tra le vittime di mafia e le vittime del terrorismo mafioso, come se esistesse una differenza tra i mandanti o nel piombo che colpisce quanti inconsapevolmente diventano bersaglio di killer senza scrupoli che uccidono innocenti.
Interventi precisi quindi ed anche il docente è andato oltre al semplice punto di vista didattico sottolineando il lato umano e politico delle vicende che riguardano il fenomeno mafioso e le sue conseguenze. Modugno ha giustamente ricordato che il cinema può aiutare alla comprensione del fenomeno mafioso. L’immagine può trasmettere una certa comprensione e sensibilizzare il pubblico laddove un saggio può essere di più difficile assimilazione. Ovviamente purché non si tratti di una serie televisiva come quella che stava per santificare l’immagine di Totò Riina mostrandolo bambino… Ritengo giusto sottolineare questi aspetti in una società dove l’immagine ha i suoi pro ed i suoi contro.
Per tornare alla presentazione fatta dai ragazzi è stato interessante vedere come si sono preparati anche sull’attualità citando, tra le altre cose, la Giornata della Memoria del 21 marzo.
Non sono mancate neanche le domande di carattere più personale, rivolte all’autore del libro e domande che hanno riguardato aspetti lontani nel tempo, come le stragi dei sindacalisti nel dopoguerra, gli interessi di carattere anche internazionale e le conseguenze di tipo politico ed economico che hanno caratterizzato gli anni successivi fino ad arrivare ai nostri giorni.
Non è mancata la domanda sul “perché della scelta di scrivere di vittime di mafia, cosa significa vivere in un paese ad alta densità mafiosa, quali le conseguenze di tali scelte”. Potrebbe sembrare banale ma è lungi dall’esserlo.
Le conseguenze appunto: Morici ha risposto citando sia l’aspetto delle ritorsioni o delle minacce da parte della criminalità organizzata, sia gli aspetti normativi che vedono sempre più spesso minacciata l’informazione vista la facilità con la quale si propongono le querele e spesso si arriva a processi che a volte portano all’assoluzione degli imputati senza che con ciò siano stati risparmiati agli stessi costi e disagi che forse non avrebbero dovuto affrontare. Una delle ragioni che vede l’Italia al 73° posto della graduatoria stilata da Reporter senza Frontiere sulla libertà d’informazione nel mondo.
Non si è parlato soltanto di aspetti normativi e forme di censura tentate dai vari governi che si sono succeduti in Italia, le famigerate “leggi bavaglio”, ma anche di quelle censure non imposte e messe in atto da molti organi stampa che, come nel caso di un’indagine successivamente archiviata che vedeva coinvolto un deputato nazionale per un presunto concorso in omicidio di mafia, hanno preferito non darne notizia, arrivando, paradossalmente, a tentare di screditare quanti invece avevano ritenuto di doverla comunicare ai propri lettori. Insomma, durante la conversazioni tra Morici, il Professor Modugno e gli studenti sono emersi non poche informazioni che riguardano l’attualità. Attualità intesa da alcuni anni a questa parte pur non potendo andare troppo a ritroso nel tempo perché una lezione di due ore certo non basta ma è servita a fornire degli input che, ne sono certa, molti dei ragazzi presenti andranno ad approfondire.
Se fossero stati presenti, molti giornalisti italiani avrebbero avuto l’occasione di fare un “mea culpa” collettivo spiegando a studenti universitari francesi, allibiti per quanto loro stessi avevano appreso nel corso delle ricerche effettuate e per quanto testimoniatogli in aula, il perché in Italia esistono leggi che regolamentano il mondo dell’informazione ben diverse da quelle dei tanti altri paesi civili nel mondo.
Una maggiore libertà d’informazione, sarebbe un’imperdibile occasione di trasparenza per poter meglio contrastare i fenomeni mafiosi, la corruzione e il malaffare dilagante nel nostro paese. Una sorta di “glasnost” che permetta al cittadino di essere portato al corrente di quanto accade anche nelle più segrete stanze.
Ma forse il problema sta proprio in questo e forse è la stessa informazione, a volte appiattita su scelte di convenienza economica, politica o di altra natura, a voler porre paletti in difesa di una casta che regge nei paesi che subiscono governi dittatoriali e in Italia che, seppur definita una Repubblica democratica, mantiene aspetti del suo ordinamento giuridico e organismi che fanno della stessa una “democrazia controllata”.
Solo uno scatto d’orgoglio da parte di chi fa informazione potrebbe oggi dare l’avvio a quel delicato processo di trasformazione che dia origine allo sviluppo culturale, politico ed economico nel nostro paese, sottraendo il mondo dell’informazione al giogo e agli interessi della politica, dell’imprenditorie e a volte anche della mafia.
In caso contrario, basterebbe avere il coraggio di dichiarare contiguità ed interessi, per far si che queste vicende assumano contorni limpidi, seppur assai discutibili, che rendano comprensibile al grande pubblico la qualità dell’informazione.
Un bel grazie al professor Paolo Modugno per il tempo dedicato alla lezione, al lavoro di ricerca svolto dagli studenti e alle risposte e spiegazioni date dagli ospiti alle domande loro rivolte, alle storie delle vittime innocenti di mafia. Una lezione universitaria che ha toccato aspetti umani, socio-politici ed economici che, si spera, possano servire in futuro alla nuova classe dirigente francese che si forma a Sciences Po, che già in passato ha formato ed ha formato quattro presidenti della quinta Repubblica Francese, undici primi ministri, numerosi capi di Stato esteri, tutti i segretari del Partito Socialista Francese, nonché molte personalità politiche e diplomatici.
Luisa Pace
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