
La notizia sembra una di quelle potenziali bombe che, trattate con le dovute cautele, si è riusciti a disinnescare.
Ma qual è la notizia? Le notizie, visto che in realtà sembrerebbero due.
La prima notizia è che il già condannato e pentito Daniele Sciabica avrebbe, tra gli altri, indicato l’On. Riccardo Gallo Afflitto quale suo “compare” in uno degli omicidi da lui commessi in quanto affiliato alla cosca dei Grassonelli.
Sembra infatti che di recente lo Sciabica abbia confessato una serie di omicidi, compiuti tra il 1985 e il 1988 di cui uno, quello di Pietro Gambino, sembra sia stato commesso (a dire dello Sciabica e per come si legge dagli atti della Procura) “in concorso” con l’On. Gallo Afflitto e tale Giovanni Gandolfo.
Nello specifico “la rubrica” dell’atto (vedi galleria fotografica a margine dell’articolo) recita:
“Visti gli atti del procedimento penale n.5497/13 R.g.n.r. DDA nei confronti di SCIABICA Daniele
IMPUTATO
[…] delitto di cui agli art. 110, 575 e 577 n.3 c.p. perché, in concorso con terze persone (indicate in GANDOLFO Giovanni e GALLO AFFLITTO Riccardo, soggetti per i quali si è proceduto separatamente) e in particolare lo Sciabica quale esecutore materiale avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p. (essendo Sciabica Daniele appartenente al clan mafioso dei”Grassonelli” di porto Empedocle), cagionava la morte di GAMBINO Pietro, contro il quale venivano esplosi alcuni colpi di arma da fuoco cal.38 che lo attingevano alla nuca, al torace ed al gluteo sinistro; con l’aggravante dell’aver agito con premeditazione.
In Agrigento il 1 ottobre 1988”.
Vogliamo subito precisare che la posizione dell’On. Gallo Afflitto sembra sia stata prontamente archiviata. Ma tale fatto non può esimere chi come noi fa informazione, dal dare la notizia. Ed è quasta un’altra notizia nella notizia, se così si può definire…
E se infatti è già una notizia grossa che un pentito di mafia (sebbene vecchio amico dell’onorevole, cosa notoria ad Agrigento) indichi un Deputato della Repubblica Italiana come suo compagno in un omicidio di mafia, l’altra grossa notizia è indubbiamente che questa non sia assolutamente filtrata.

Non una sola riga è stata infatti scritta sulla vicenda che ha visto, suo malgrado protagonista, l’Onorevole Gallo Afflitto, Ras incontrastato del Patto per il Territorio di Agrigento, movimento facente capo a Forza Italia nelle cui fila è stato eletto, fedelissimo e molto amico di Marcello Dell’Utri (oggi detenuto per una sentenza che lo ha condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa) che spesso ha invitato ad Agrigento e a cui ha fatto da Cicerone nelle sue visite cittadine ante carcere, e che sembra anche molto amico di Conso l’ex guardasigilli che prese il posto di Martelli il quale (per sua stessa ammissione, si vedano gli atti del processo sulla Trattativa Stato-mafia) nel 1993 non rinnovò il 41-bis per 140 mafiosi, sperando che le stragi terminassero.
In un paese come l’Italia, dove si sa subito tutto di tutti e, solo per fare un esempio, un’indagine come può essere quella dell’inquinamento del mare di San Leone vede, in corso d’opera, pubblicati praticamente interi stralci (si veda la relazione del Prof. Sciacca) dell’inchiesta su due diverse testate giornalistiche che gli dedicano addirittura l’intera pagina, com’è possibile che, dopo un rinvio a giudizio, e quando ancora non si sapeva dell’archiviazione della posizione dell’On. Gallo Afflitto, nessuno abbia scritto di un onorevole accusato di concorso in un omicidio di mafia commesso nell’ambito di un regolamento di conti tra le famiglie Grassonelli e Messina, quando almeno 28 persone (tra imputati, almeno una parte civile per omicidio ed i rispettivi avvocati) erano a conoscenza della vicenda?
Appena avuta la notizia, l’abbiamo pubblicata. Sembra tuttavia, secondo le nostre fonti, che oltre che le ovvie ragioni sopra riportate (e cioè la normale routine giornalistica di cercare le notizie nelle varie procure, oppure il fatto che la notizia fosse “in mano” a diverse persone che “avrebbero” potuto fornirla alla stampa), ve ne sia una che non lascia alcun dubbio sulla volontà che questa notizia non “vedesse la luce” e questo in virtù del fatto che già da tempo diverse testate pare fossero al corrente, o addirittura avessero copia degli atti che oggi pubblichiamo.
C’è quindi da chiedersi come mai una notizia così importante, pur a conoscenza della stampa, non sia stata pubblicata.
Un giornalista non deve ritenere informati i propri lettori specie quando la notizia ha una tale rilevanza per i cittadini?
E speriamo non ci si nasconda sul “ma è stata archiviata” perché, in primis, che è stata archiviata lo si è saputo solo in seguito e, in secondo luogo, una notizia che vede protagonista un onorevole della Repubblica, a parere di questa testata, deve essere data anche a tutela dello stesso onorevole. Visto infatti che l’archiviazione sembra cancellare qualsiasi dubbio sulla veridicità dell’accusa mossa all’onorevole, ci si aspetta che questi chiarisca il perché, tra tanti “muntuati” dallo Sciabica, si ritrovi anche il vecchio amico… Perchè Sciabica avrà voluto accusare ingiustamente, visto che si è arrivati all’archiviazione, l’Onorevole Gallo Afflitto? Forse a chiarire il giallo potrebbe e dovrebbe essere proprio l’ingiustamente accusato, visto che i cittadini si possono e si debbono porre le domande alle quali è doveroso dare, anche da parte della stampa, tutte le risposte e le informazioni che riguardano la vita dei loro rappresentanti politici e di conseguenza quella della collettività.
A tal proposito sfidiamo chiunque a dirci che notizie del genere non sono essenziali alla corretta vita democratica. Se un politico viene indicato come mafioso ha il diritto nonché il dovere di chiarire la sua posizione come il cittadino ha il diritto nonché il dovere di pretendere questo chiarimento.
I cittadini poi, a queste domande si risponderanno come meglio credono ma, una giusta informazione, ha il dovere morale di diffondere tali notizie e di fare domande, oppure è da considerarsi solo al servizio del potente.
Speriamo di avervi offerto, con la nostra informazione e con le nostre domande, il servizio che si deve considerare come il cosidetto “quarto potere”, ovvero “cane da guardia ai poteri costituiti”… per chi se ne fosse dimenticato.
gjm
Intanto si registra la nota dell’ avvocato Lillo Fiorello nell’ interesse dell’ onorevole Riccardo Gallo:
“Con riguardo alla notizia apparsa su alcuni organi di stampa relativa ad un’indagine che vedrebbe indagato l’On. Riccardo Gallo Afflitto, ho ricevuto mandato di procedere sia in sede penale che civile nei confronti di chiunque divulghi notizie non corrispondenti al vero in ordine ad un procedimento nel quale L’On. Gallo Afflitto risulterebbe indagato, così come riportato nel titolo dell’articolo pubblicato dal quotidiano on line “La Valle dei templi”. Preciso, avendo assunto specifica documentazione presso l’Autorità Giudiziaria, che il procedimento richiamato dal quotidiano “La Valle dei templi” è stato archiviato cinque mesi addietro, con decreto emesso dal Giudice per le indagini preliminari a seguito di conforme richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, che tempestivamente ha verificato l’assoluta infondatezza delle dichiarazioni rese da tale Sciabica Daniele che ventisette anni dopo il fatto ha lanciato accuse ritenute del tutto infondate, così come ha accertato l’Autorità Giudiziaria chiedendo l’archiviazione degli atti.
Rimestare pertanto su fatti che nella fisiologia del processo penale dovrebbero rimanere ignoti per essere il procedimento approdato all’archiviazione è solo gravemente lesivo dell’onorabilità della persona così come allestire notizie con altrettante allusioni e con titoli all’evidenza diffamanti alimenta solo barbare insinuazioni.”
Fin qui la nota dell’avvocato. La nostra risposta:
A tal proposito va precisato che più volte nel contesto dell’articolo si è evidenziato come l’Autorità Giudiziaria abbia chiesto ed ottenuto l’archiviazione degli atti, ciò non toglie che sarebbe stato dovere da parte degli organi stampa di darne notizia, visto lo spessore del soggetto politico e l’accusa, ingiusta, secondo quanto appurato dall’A. G., della quale era stato fatto oggetto. Riguardo la pronta minaccia di querela per quello che è un fatto che in ogni paese civile qualsiasi organo stampa avrebbe riportato, val la pena di ricordare come il 2014 sia stato anno catastrofico per la libertà di stampa nel mondo, secondo quanto affermato da Reporter senza Frontiere, e che l’Italia che apparentemente dovrebbe rientrare fra i paesi civili, ha perso 24 posizioni nella graduatoria mondiale in materia di libertà di stampa, tracollando al 73° posto. La spiegazione di RSF è limpida: “minacce da parte dei gruppi mafiosi e procedure per diffamazione abusive”. Se le minacce mafiose vengono da un fenomeno che si cerca di combattere da tempo immane, per il secondo non possiamo che ringraziare chi a tutti i costi vuol impedire l’informazione e chi ha stilato certe leggi ed il modo in cui l’ha fatto. Non ci resta che l’autocensura in piena Europa.
gjm