Il 2014 anno catastrofico per la libertà di stampa nel mondo.
Il grido dall’allarme viene da Reporter senza Frontiere che da tempo si dedica al monitoraggio della libertà di stampa nel mondo e che ha fondato il proprio studio sul livello delle esazioni, l’estensione del pluralismo, l’indipendenza dei media, l’ambiente e l’autocensura, il quadro legale, la trasparenza e le infrastrutture. La classifica conta 180 paesi.
Il declino in Siria, Iraq ed i molti altri paesi in guerra trova una spiegazione proprio nella situazione di conflitto ma la libertà dei media sta retrocedendo in tutti e cinque i continenti, causa anche le crisi economiche e le manifestazioni violente.
Apparentemente l’Italia dovrebbe rientrare fra i paesi civili. Peccato che abbia perso ben 24 posizioni tracollando al 73° posto. La spiegazione di RSF è limpida: “minacce da parte dei gruppi mafiosi e procedure per diffamazione abusive”. Se le minacce mafiose vengono da un fenomeno che si cerca di combattere da tempo immane, per il secondo non possiamo che ringraziare chi ha stilato certe leggi ed il modo in cui l’ha fatto. Possiamo anche aggiungere che le associazioni di categoria hanno protestato con poco vigore. Non ci resta che l’autocensura in piena Europa.
La Francia fa surplace, anzi, è migliorata di un posto ottenendo “ben” il 38°. Possiamo consolarci con il Lussemburgo che da 4° è passato a 19° ed con il Liechtenstein che è volato dal 6° al 27° posto. Secondo RSF “Si tratta di situazioni comparabili, con poteri politici, economici e mediatici troppo vicini. Una vicinanza che genera conflitti d’interessi estremamente frequenti e che continuano ad assumere maggiore importanza”.
“La libertà d’informazione cede troppo spesso ad un concetto troppo ampio ed a un uso abusivo della sicurezza nazionale, con una regressione inquietante delle pratiche democratiche”. Un colpo per il giornalismo d’investigazione che si trova a mal partito, una spiegazione che va applicata anche agli Stati Uniti che hanno perso 13 posti passando al 46°.
Siccome il primo posto della Finlandia ce lo possiamo sempre sognare, possiamo consolarci pensando che siamo tra la Moldavia ed il Nicaragua e non tra la Corea del Nord e l’Eritrea, ultima in classifica ma, ironia a parte, è assolutamente scandaloso che un paese con la nostra storia culturale ed intellettuale peggiori costantemente nella sua libertà d’espressione senza ribellarsi come in altri paesi ben più pericolosi dove i giornalisti mettono a repentaglio la propria vita, vengono uccisi o finiscono dimenticati in carcere solo per aver provato ad esprimersi. In Italia si tace, anzi si blatera molto per dire poco.
Le previsioni per il 2015 sono peggiori
Basta leggere l’analisi di RSF “Controllo dell’informazione – potente arma di guerra” per avere il polso della situazione. Il declino è preoccupante. Gruppi terroristici come Boko Haram o l’ISIS non seguono nessuna legge e distruggono i diritti fondamentali per perseguire i propri fini. Lo stesso vale per i trafficanti di droga latinoamericani e la mafia italiana. Usano tutti lo stesso modus operandi, spiega il rapporto di RSF, ossia l’uso della paura e delle rappresaglie per zittire giornalisti e blogger che vogliono indagare su di loro o che rifiutano di far loro da portavoce.
Sembra che continuerà ad aggravarsi anche la censura nei paesi democratici in nome della sicurezza nazionale tramite un arsenale di leggi che vengono ad ostacolare la libertà d’espressione. Un fenomeno che ha superato le frontiere dei governi autoritari contagiando le democrazie.
E’ l’occasione per ricordare Raif Badawi, detenuto in Arabia Saudita e condannato a 10 anni di carcere e 1.000 frustate per “insulti all’Islam”. Le prime 50 frustrate, ricevute il 9 gennaio non si sono ancora cicatrizzate.
La petizione per Badawi su Amnesty International.
Luisa Pace