Estratto dalla Costituzione della Repubblica Italiana:
“Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici.
L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica.”
In questi giorni pre-elezioni si spendono moltissime parole sull’identikit del Presidente della Repubblica ideale, e tutte le forze politiche cercano di piegare il modello di questa figura istituzionale al servizio della persona che hanno già scelto, magari per motivi totalmente opposti.
Ed ecco che escono fuori nomi che il solo sentirli pronunciare fa accapponare la pelle: Casini, Amato, Prodi, Veltroni, Berlusconi…signoreiddio!
Ma non ci sarebbe bisogno di sforzarsi tanto.
La Costituzione ci fa un quadro abbastanza chiaro delle caratteristiche che dovrebbe avere un buon Presidente della Repubblica: una donna o un uomo maturo, di esperienza, una persona equilibrata, consapevole di avere un ruolo pressoché onorifico, una persona credibile, che possa spendere la sua esperienza e il suo curriculum per destreggiarsi nelle sabbie mobili della politica italiana, una persona non schierata, magari non proveniente da appartenenza politica, una persona che abbia già dato lustro al Paese nel suo campo, una persona di chiara fama, la cui incorruttibilità e senso dello Stato siano preclari.
Purtroppo, dopo lunga riflessione, siamo dovuti giungere alla conclusione che tutti i candidati ideali, da Cincinnato a Sandro Pertini, passando per Giuseppe Mazzini e Dante Alighieri sono già tutti morti da tempo.
Ma non dobbiamo disperare.
Ci sono alcuni candidati che con un po’ di aiuto da parte delle forze politiche potrebbero garantire un settennato di grandissima qualità, e che ci crediate o no non sono stati presi in minima considerazione.
Non accontentatevi, cari concittadini: quando leggerete la lista che il vostro Rolandfan ha messo insieme per voi, tutti gli altri candidati vi appariranno per quello che sono, degli scialbi e ingrigiti politicanti, e sono sicuro che vi farete sentire.
Ecco la mia shortlist per la Presidenza della Repubblica.
Dario Fo
Il vero inventore della supercazzola, Premio Nobel e cazzaro di grande esperienza, se ne fotte sorridendo con i suoi dentoni di tutti i coglioni che lo circondano.
Uomo ideale per ribattere alle incomprensibili elucubrazioni di Renzi in inglese con un fiotto di gramelot, e capace di fare pat pat sulla pelata di Berlusconi quando esagera (cioè sempre).
Alla prima riunione del CSM chiederebbe subito la riapertura del processo a Sofri, minacciando in caso contrario di inviare i Tornado a Palazzo dei Marescialli, e solo per questo andrebbe eletto per acclamazione.
Francesco Schettino
Presidente ideale per il piccolo cabotaggio, playboy all’italiana ed esperto del piano bar su navi da crociera.
Insomma un Berlusconi più giovane e coi capelli.
Perfetto per un certo asservimento all’alleato americano, al quale riserverebbe inchini in continuazione.
Uomo piacionico, avvezzo al compromesso, apartitico per definizione, se ne fotterebbe di qualsiasi cosa purché gli lasciassero invitare le ambasciatrici di Lettonia, Lituania ed Estonia ad ammirare il tramonto a Roma dal suo studio, e per questo gradito a qualsiasi Presidente del Consiglio.
Unico rischio: che dichiari guerra alla Russia per proteggere l’Ucraina, il granaio d’Europa (da un certo punto di vista).
Maria De Filippi
Nessuno è politically correct come lei, basta scorrere i titoli dei suoi show: “Uomini e donne”, “Amici”, “Amici di sera”, “Amici di notte”, “Amici quando c’avete tempo” e così via.
Nessuno come lei è in grado di gestire le intemperanze del pubblico o degli ospiti, con un cipiglio che il malcapitato Presidente del Consiglio di turno non sarebbe in grado di controbattere.
Persona di grande fascino (ha anche fondato una società con questo nome) e coraggio (ha sposato Maurizio Costanzo), oltre all’ambizione, la presenza scenica e il carattere può anche mettere in campo il fatto di essere donna.
O no!?
Giancarlo Magalli
Scelta fin troppo facile, visto il movimento popolare che lo vuole fortissimamente al Quirinale, Giancarlo Magalli è solo l’ultimo di una lunga serie di conducator piccoli ma cazzuti.
Sempre in bilico tra l’ironia e la supponenza, ce lo immaginiamo con il sopracciglio alzato alla vista di Renzi e del suo jobs act, mentre con fare maligno chiede: “Lei sa chi erano i fratelli De Rege?”.
Con Magalli al Quirinale si chiuderebbe il cerchio della grande stagione politica italiana che ha visto Berlusconi premier e candidato al premio Nobel per la pace, Cesare Previti alla Difesa, la Gelmini alla Pubblica Istruzione e Marino Sindaco di Roma.
Pannella Giacinto detto Marco
Fin dai tempi della mia adolescenza ho sempre sognato di vedere eletto un Presidente con uno pseudonimo così ridicolo.
Vabbè che Giacinto fa ride i polli, ma cambiarlo con Marco fa ride un po’ tutti.
Avesse scelto, che so, Radames, Erminio, Anton Giulio.
Ecco: Pannella Giacinto detto Anton Giulio, non era meglio?
Comunque, nome a parte, Pannella sarebbe il Presidente ideale per avvicinare le istituzioni ai giovani, a forza di canne, sessualità incerta, e du’ bicchieri di urina al giorno che fanno tanto bene alla pelle.
Robert De Niro
Se pensate che non possa fare il Presidente della Repubblica Italiana perché statunitense, vi sbagliate. Bob De Niro ha un regolare passaporto italiano, grazie a degli oscuri antenati molisani, e ama così tanto il nostro paese da aver chiamato suo figlio “Raphael” in onore dell’hotel romano dove sarebbe stato concepito, si ritiene durante una pioggia di monetine che colpì l’allora premier Craxi, tanto che De Niro fu interrotto più volte sul più bello dal suono delle mezze piotte che colpivano i sampietrini.
Il secondo figlio voleva chiamarlo “Cesso dell’autogrill sulla Salerno-Reggio Calabria” ma la moglie si oppose, chiedendo poi il divorzio.
Da grande attore consumato qual è, Bob sarebbe in grado di recitare qualsiasi parte: il Presidente incazzato, il Presidente comprensivo, il Presidente amoroso e anche il Presidente di tutti.
Il metodo Stanislavskij gli consentirebbe di calarsi nella parte perfettamente, senza che nessuno possa apprezzare la differenza da un Presidente vero, tranne quando lo dovesse far incazzare sul serio il premier di turno, a cui si rivolgerebbe dicendo: “Ma dici a me? Dici a me? Ma dici a ME? E con chi stai parlando allora? Dici a me… Non ci sono che io qui “
Sofia Villani Scicolone, detta Sophia Loren
La pizzaiola di Pozzuoli, la ciociara Cesira, il sogno proibito degli italiani per tutta la seconda metà del novecento, l’attrice italiana più famosa al mondo: come potrebbe sfigurare nel rappresentare l’unità nazionale?
Perfetta sintesi di sensualità e mammismo, di arte e trippa ar sugo, di fedeltà e scappatella, Sophia saprebbe parlare all’ONU in un anglo-napoletano sicuramente più comprensibile del francese di qualche premier fa e dell’inglese maccheronico di oggi.
Me la immagino benissimo mani sui fianchi, bacino roteante, capello scarmigliato, mento in alto a sfidare il mondo, che rimanda indietro il jobs act: “E mò che è sta roba accà, eh!?”
Sophia ti lovvo.
Bruno Vespa
Ragazzi, è inutile girarci intorno. L’Italia è un paese democristiano fino alla punta dei capelli, tanto è vero che in pole position sembrano essere vecchi e nuovi adepti del virus della democristianità.
Ma allora, perché scegliere un’imitazione quando si può avere l’originale?
E dai, puntiamo tutto sul buon Brunone Vespa, il teorico di Cogne, l’ineffabile notaio del contratto con gli italiani, il principe della seconda e terza serata, l’uomo capace di tirare avanti due o tre ore ad agosto parlando solo del gusto di gelato Puffo, lo scopritore di talenti formidabili come lo psicologo Guido Crepet, dei criminologi Francesco Bruno e Roberta Bruzzone, il magnificatore di Gigi D’Alessio e Peppino di Capri.
Chi più di Bruno Vespa può inchiodare alle sedie senza litigare tutte le duemila correnti del PD?
Chi potrebbe negoziare una tregua perenne tra israeliani e palestinesi, il giorno di natale, portando in studio tutti i principali capi spirituali del pianeta?
Chi sarebbe in grado di fare il discorso di fine anno agli italiani non vicino ad un caminetto, ma davanti al plastico di un caminetto?
Ve lo dico: state attenti a votare.
Bruno Vespa potrebbe essere veramente il male minore.
Rodocarda