Angoulême, la vigilia di Natale. Nove panchine nuove sono state protette con reti metalliche. Per proteggerle dai senza tetto, gli SDF. Meglio: dagli SDF ubriachi. Altre panchine sono state lasciate libere…
Il comune, di centrodestra (UMP) si è giustificato, spiegando di averne discusso con i commercianti. L’assessore alla sicurezza Jean Guiton, ha dichiarato che quelle panchine era utilizzate “esclusivamente da persone che si ubriacano regolarmente, tutti i giorni. Abbiamo tenuto conto delle proteste dei passanti e degli abitanti”. Non si tratterebbe di “SDF ma di marginali”. Questione di vocaboli. Possibile, in effetti sono ci sono stati casi di liti tra senza tetto che si installato dove possono con i loro cani e che si danno anche all’alcol. Sarebbe più umano trovare una soluzione per queste persone invece di “ingabbiarle fuori”. Per i trafficanti di droga invece si suppone che esistano delle celle.
Il Sindaco di Angoulême, Xavier Bonnefont, che non ha apprezzato l’onda di proteste sui social network, ha fatto momentaneamente togliere le reti che saranno però reinstallate. Ammette che metterle proprio la vigilia di Natale non è stato carino. E già a natale siamo tutti più buoni, poi…
Ora giunge anche un’altra spiegazione: quelle nove panchine sarebbero destinate a diventare delle opere paesaggistiche, ossia le reti servono ad essere riempite di sassi. Ora che l’hanno detto devono farlo, per non coprirsi di ridicolo. Anche se ben nove panchine trasformate in opere proprio davanti ad un centro commerciale…
Opere paesaggistiche o reti di dissuasione? Il Comune della cittadina si sta contraddicendo, poiché ha anche dichiarato che “La misura rientra in un dispositivo globale che comprenderà la videosorveglianza, il rafforzamento della polizia municipale ma, anche, una mediazione sociale con gli SDF, una ventina dei quali è stata accompagnata martedì a fare attività sportiva”. Appare anche lo Sport.
Angoulême è nota per il suo Festival Internazionale del Fumetto. C’è già materiale per il prossimo, con il massimo sarcasmo, si spera.
Luisa Pace