La possibilità di infiltrazioni di terroristi dell’ISIS tra i migranti che sbarcano e che sono già sbarcati quest’anno sulle coste Siciliane, in arrivo dalla Libia e dalla Siria, è finalmente presa seriamente in considerazione. La Procura di Palermo ha aperto un’indagine sulla questione, probabilmente su segnalazione dei Servizi segreti.
Non era impensabile. Già diversi paesi europei, non ultima la Francia, conoscono crescenti infiltrazioni jihadiste. Triste a dire, più che di infiltrazioni si può parlare di andirivieni di jihadisti occidentali che partono per la Siria o l’Iraq, che a volte tornano, che partono da Londra, passano per Parigi per poi raggiungere la loro destinazione, spesso attraversando la Turchia, con tanto di famiglia appresso.
Perché l’Italia dovrebbe essere risparmiata dal passaggio di questi terroristi? Già la sola posizione geografica, il famoso “ponte sul Mediterraneo” avrebbe dovuto far pensare. Non per niente è sulle nostre coste, e particolarmente su quelle della Sicilia, che arrivano costantemente barconi di migranti che fuggono dai paesi in guerra. Quando non muoiono in mezzo al Mediterraneo travolti dalle carrette del mare e che non devono essere confusi coi terroristi.
Quale nascondiglio migliore per un jihadista che vuole unirsi ai ranghi dei gruppi europei se non uno stormo di migranti che cercano tutt’altra sorte?
Diciamolo però, sono mesi che l’allerta terrorismo è stata elevata in quasi tutto il mondo. E’ vero che la prevenzione è mancata in diversi paesi europei che continuano a peccare o di mezzi o di attenzione o forse di entrambi. La Francia si è data alla caccia dei possibili jihadisti con una lentezza esasperante quando già contava sul proprio territorio decine di giovani pronti a partire per la Jihad o ad agire in casa seguendo le incitazioni dei ripetuti video appelli. Eppure un maggiore controllo sui social network li avrebbe fatti individuare quando ancora erano meno pratici. Scotland Yard segue la cellula di Londra ma qualche jihadista è riuscita a farselo sfuggire. Di Sharia4Belgium, di cui è in corso il processo, se n’è parlato poco e tardi eppure la propaganda internazionale che hanno diffuso sul web è più che inquietante.
No, l’Italia non è esente dal passaggio di jihadisti. Non è neanche esente da attentati. Alfano sembra essersene accorto il 9 settembre, tre mesi fa, quando ha dichiarato “L’Italia e Roma sono possibili obiettivi di attentati da parte dei militanti di Stato Islamico, la formazione fondamentalista attiva in Siria e Iraq, ma finora non è stato segnalato alcun progetto concreto di attacchi”. Ammise anche l’esistenza di critiche da parte di altri Stati europei. Il Ministero dell’Interno emise una circolare un po’ “stravagante” e che recita: “Com’è noto, lo straordinario afflusso di oltre 130.000 migranti che sono giunti quest’anno sulle coste italiane ha suscitato grande preoccupazione in ambito nazionale ed europeo. Peraltro, alcuni Stati membri lamentano con crescente insistenza, il mancato foto segnalamento di numerosi migranti che dopo essere giunti in Italia, proseguono il viaggio verso i Paesi del Nord Europa”.
Un misto tra il problema del controllo dell’ebola e della verifica degli ingressi. Sarebbe stato saggio ascoltare chi sul terreno lavora e chiede più messi per poter arginare i danni, risolvendo le problematiche sul posto. Le nostre forze dell’ordine insomma, alle quali non sono stati risparmiati tagli alle spese e che fanno come possono.
Un semaforo messo tardi val sempre meglio di nulla ma è forse inutile, per quanto noioso, ripetere che la prevenzione è la questione prioritaria.
Ora che la Procura di Palermo e quella di Milano hanno aperto i fascicoli, si troveranno a dover indagare sugli arrivi ma anche su chi è già arrivato e che dovrebbe essere trovato. Non è certo stato loro facilitato il compito. Ma meglio tardi che mai.
Luisa Pace
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