Il tweet del terrorista londinese, Siddhartha Dhar, conosciuto come Abu Rumaysah, è una bella doccia fredda per l’intelligence britannica e per l’antiterrorismo londinese che, dopo averlo arrestato il 25 settembre, insieme ad altri sospetti terroristi tra i quali il predicatore Anjem Choudary e Mizanur Rahman (Abu Baraa), se lo son visti rilasciare su cauzione neppure 24 ore dopo averlo ammanettato.
Ma al peggio non c’è mai fine e così dopo il rilascio, nonostante fosse considerato uno dei personaggi chiave del terrorismo islamico a Londra, l’uomo è riuscito a fuggire dalla Gran Bretagna con una facilità incredibile. Ad Abu Rumaysah, infatti, non era stato neppure ritirato il passaporto. Scotland Yard, al fine di evitare l’espatrio di quella che era stata un’importante pedina di al-Muhajiroun (gruppo islamico che reclutava terroristi disposti a combattere in Siria e Iraq), aveva imposto al 31enne di consegnare il documento di viaggio.
Figurarsi se Abu Rumaysah, che poche settimane prima del suo arresto aveva dichiarato ad un intervistatore televisivo di essere disposto a rinunciare alla sua cittadinanza britannica pur di raggiungere lo Stato Islamico, avrebbe ottemperato alla richiesta della più nota e tra le più prestigiose forze di polizia inglese. Tanto più che a seguito dell’arresto nel mese di dicembre sarebbe dovuto comparire dinanzi i giudici con l’accusa di terrorismo per la quale non era data per certa la sua assoluzione.
Rumaysah, come un qualsiasi libero cittadino di sua Maestà, l’indomani ha comodamente preso un autobus e con la giovane moglie e i suoi quattro figli si è diretto a Parigi per poi proseguire alla volta della Siria.
La sua fuga, scoperta il 12 novembre, aveva suscitato non poco clamore, tanto da indurre l’ex viceministro David Davis a dichiarare che il non aver ritirato il passaporto all’indagato, nel migliore dei casi era da leggere come un comportamento negligente, se non “ un terribile errore di giudizio”.
E se l’intelligence britannica piange, quella francese certamente non ha di che ridere. Abu Rumaysah ha scelto Parigi come meta da raggiungere per poi proseguire il suo viaggio verso la Siria. E fino a questo punto lo smacco sarebbe relativo visto che i francesi non potevano sapere della fuga del terrorista da Londra poiché neppure Scotland Yard l’aveva ancora scoperta.
La vera beffa per i francesi arriva a distanza di poche ore da quando la stampa pubblica la notizia della fuga di Rumaysah. Il 12 novembre, infatti, mentre Anjem Choudary si affrettava a twittare il link del Daily Mail che riportava la notizia della fuga dell’indagato, forse con l’intento di avvalorare la tesi che il presunto terrorista fosse già in Siria, un testimone attendibile, a Parigi, notava in una centralissima via una donna vestita di nero, con il capo coperto, intenta a pregare sul marciapiede. Il testimone, incuriosito dalla scena, decise di scattare una fotografia con il suo cellulare.
Un uomo, avvicinatosi al testimone, con fare pacato gli ricordava come la legge francese impedisse di fotografare una persona, anche se in luogo pubblico, visto che poteva essere causa di un danno all’immagine, ottenendo in risposta che la legge francese vietava anche il pregare in strada alla maniera musulmana. Seguiva un breve scambio di battute, dopo di che la coppia saliva a bordo di un’auto e si allontanava velocemente dal luogo dell’incontro.
Tornato a casa, l’uomo che aveva incontrato la strana coppia, collegandosi a Facebook si accorgeva che un’amica aveva postato un articolo del nostro sito con la fotografia del presunto terrorista londinese Siddhartha Dhar (Abu Rumaysah). Con grande sorpresa riconosceva in quella foto l’uomo con il quale aveva avuto uno scambio di opinioni non proprio amichevole.
Inutile precisare come il nostro testimone si precipitasse immediatamente presso la più vicina stazione di polizia dove segnalava l’accaduto riferendone con precisione ogni dettaglio. Soltanto il giorno dopo veniva contattato dall’antiterrorismo francese.
Da giorno 24, Abu Rumaysah ha raggiunto la Siria ed è tornato a farsi vivo sulle pagine dai social network dalle quali con il suo profilo si diverte a prendere per i fondelli l’intelligence britannica che se lo è fatto sfuggire, pubblicando anche la sua foto con il figlio in fasce in braccio e un mitra nell’altra mano.
Mentre i SAS inglesi sono sulle tracce del jihadista “John”, autore delle decapitazioni di due cittadini inglesi e di due americani, con il compito di ucciderlo, l’antiterrorismo di Sua Maestà e i servizi segreti britannici e francesi non riescono neppure ad impedire che terroristi come Abu Rumaysah riescano a lasciare indisturbati l’Europa per raggiungere il Califfato e imbracciare il mitra per combattere sotto le insegne dello Stato Islamico.
Le prossime foto-cartolina, saranno quelle di Anjem Choudary e di Mizanur Rahman? Del resto, anche loro hanno lo stesso potente alleato, Allah che riesce a prendere in giro le intelligence occidentali. Resta solo da sperare che non vogliano accusarlo in concorso con i terroristi che si lasciano sfuggire con questa incredibile facilità…
Gian J. Morici