Manifestazione liceale a Parigi in memoria di Rémy Fraisse, il ventunenne ecologista ucciso da una granata offensiva lanciata dalla polizia alla fine di una manifestazione contro la diga di Sivens il 26 ottobre ma anche una manifestazione contro le violenze poliziesche.
Una manifestazione indetta dal MILI ossia il Movimento Inter Lotte Indipendente che si autodefinisce un “collettivo di giovani il cui scopo è lottare contro ogni forma di discriminazione” e pronto alla lotta contro il fascismo.
Una ventina di licei sono quindi stati bloccati questa mattina con pattumiere e barriere, pochi giorni dopo lo scampato pericolo di Parigi che ha fermato una manifestazione violenta mentre ai piedi della Tour Eiffel si svolgeva un sit-in pacifico in memoria di Rémy. La capitale francese era preparata al peggio dopo le manifestazioni di Nantes e Toulouse che avevano lasciato dietro di sé molti cocci e qualche ferito. Nulla a che vedere con le battaglie ecologiste di Rémy Fraisse.
Resta un dubbio però: il recupero politico e la strumentalizzazione della situazione. Il MILI è un gruppo ritenuto di estrema sinistra che non può quindi dirsi super partes ma che ha una sua ragione di esistere. Si è già battuto per cause come l’espulsione di una ragazza Rom assieme alla famiglia.
Resta anche il dubbio su come ha chiuso la ventina di licei parigini. Perché questa mattina, all’apertura di diversi cancelli erano presenti individui di altri istituti o senza “etichetta” che hanno forzato la chiusura innalzando le barricate di pattumiere. Altri individui passavano per recarsi alla manifestazione ed un cameraman è stato percosso. Non citiamo il liceo perché l’operatore non ha sporto denuncia. Gli striscioni “CRS = SS” sono forse un po’ esagerati. I CRS sono i rappresentanti del Corpo repubblicano di sicurezza, in pratica gli antisommossa. Altri cartelli riportavano “Police Kill”, “Policiers assassins”…
Il vero striscione in ricordo di Rémy era “in memoria del nostro amico d’albero”.
Secondo l’appello del MILI “in meno di una settimana ci sono stati centinaia di arresti prima, durante e dopo le manifestazioni, solo a Parigi”. Secondo la Prefettura, durante la manifestazione del 2 novembre i manifestanti tradotti in questura sono stati 78, sedici sono stati posti in stato di fermo. Sempre il MILI parla di violenze poliziesche, di brutalità su centinaia di liceali. Un’informazione non confermata e che pare servire a soffiare sulle braci. In risposta a quanto sentito in radio il MILI ha negato di essere un gruppuscolo di estremo sinistra e replicato di “portare avanti una battaglia globale e totale contro l’oppressione da ovunque venga”.
Una battaglia onorevole quindi, ma molti studenti non hanno condiviso la chiusura dei loro licei, chi perché non vede tutta questa violenza poliziesca, chi perché non ritiene giusto strumentalizzare la morte di Rémy, ricordando che la sua stessa famiglia aveva lanciato appelli alla calma.
La verità sta forse nel mezzo. La polizia francese non ha buona fama e troppo spesso si vedono piccoli drappelli di manifestanti, magari anche solo una ventina di gatti, circondati da un gruppo spropositato di antisommossa. Spesso si vedono prima le auto della polizia dei manifestanti. E’ vero che sono stati segnalati tanti, troppi casi di “délits de faciès”, ossia di controlli effettuati su persone esclusivamente in base ai tratti somatici. E’ vero che i controlli dell’antidroga non sono dei più leggeri anche quando si tratta di gruppetti di innocui perditempo. E’ vero che rispetto ad altri paesi anche solo europei non è che in Francia ci si rivolga con disinvoltura alla polizia per chiedere un’informazione. Le forze dell’ordine del paese non hanno uno spiccato senso della prossimità, della vicinanza alla gente. Un muro si è creato tra la popolazione e la polizia.
Un muro che andrebbe smontato senza far salire le tensioni, spesso riaccese dai comportamenti dei vari Ministri degli Interni che si succedono governo dopo governo e che, una volta a quel posto assumono un comportamento più aggressivo che ministeriale. E’ vero anche che la “voce” sicurezza ha molto peso sulle elezioni francesi. Non si sa cosa sarebbe se Parigi fosse come il Bronx.
Il movimento sta gridando successo e chiama a radunarsi anche domani e dopodomani mentre i due principali sindacati studenteschi non appoggiano il movimento.
Un altro bel sit-in per non dimenticare Rémy sarebbe meglio.
Luisa Pace