Un sit-in pacifico in memoria di Rémi Fraisse si svolgeva oggi sui Champs de Mars, vicino alla Tour Eiffel. Un’iniziativa di France Nature Environnement, l’associazione ecologista di cui era membro il giovane di 21 morto la settimana scorso durante gli scontri nel Tarn, nei Pirenei, avvenuti dopo la giornata di protesta contro il cantiere della diga di Sivens. Rémi Fraisse é deceduto nella notte del 26 ottobre dopo che una granata offensiva, secondo le indagini, si sarebbe infilata nel suo zainetto.
La tensione è mano a mano salita contro le forze dell’ordine ed anche contro il Governo. Le associazioni ecologiste hanno chiesto le dimissioni del Ministro dell’Interno che nel frattempo ha vietato l’uso di tali granate.
Rémi, botanico volontario, è diventato un eroe per tutti coloro che si battono contro la diga e chi li sostiene. Restano ancora alcuni punti d’ombra, sul perché si trovava assieme ai facinorosi che avevano continuato a manifestare sabato scorso, anche dopo lo sgombero del posto. Ma succede che talune manifestazioni continuino.
Mentre alcuni ecologisti hanno piantato piantine sulla zona che subisce la deforestazione per far spazio ai lavori, altri manifestanti hanno condotto ieri veri e propri attacchi di guerriglia urbana a Nantes e Toulouse. A Nantes almeno cinque persone sono state ferite a margine del movimento “contro le violenze poliziesche”. A Toulouse, “guerriglieri” molto mobili, alcuni mascherati hanno affrontato le forze dell’ordine con slogan quali “la polizia mutila, la polizia assassina” oppure “porci assassini”, “polizia nazionale, milizia capitale”. La facciata di una banca è stata spaccata, distributori automatici vandalizzati, pattumiere incendiate, secondo l’Agence France Presse.
Stamattina, mentre a Nantes e Toulouse i commercianti raccoglievano i cocci, la polizia antisommossa di Parigi era già pronta a fronteggiare i 300 manifestanti riunitisi illegalmente in Place de Stalingrad, invece di ricordare Rémi con gli altri nel calmo sit-in come hanno deciso due associazioni che avevano inizialmente previsto di riunirsi nella piazza che ha degenerato.
«E’ tutto pronto per dissuadere i gruppi a rischio di venire» aveva precisato la Prefettura.
Putroppo, via i social-network, erano stati lanciati degli appelli a “sfidare il divieto” di incontrarsi a Place Stalingrad. “Proviamo loro che prendere una nostra vita costerà caro” affermava un comunicato indirizzato all’Agence France Presse.
I gendarmi hanno usato i lacrimogeni verso le 16,30 quando i manifestanti hanno cercato di forzare lo sbarramento. Da fonte poliziesca, alcuni manifestanti erano armati di “martelli, pinze, caschi, tirapugni, petardi ed ordigni incendiari”.
Tra i 78 tradotti in questura, sedici sono stati posti in stato di fermo. Tra questi tre per porto d’armi illegale e tredici per partecipazione ad un raduno al fine di commettere violenze secondo la dichiarazione della prefettura di polizia di Parigi.
Il comportamento di questi facinorosi non ha nulla a che vedere con gli ideali degli ecologisti che non voglio vedere nascere la diga di Sivens e non rende il dovuto omaggio a Rémi Fraisse, morto per i propri ideali. Il linciaggio verbale nei confronti della polizia non ha posto in questa triste storia, né gli atti di vandalismo e guerriglia che hanno seguito gli scontri che hanno provocato la morte di Rémi.
Luisa Pace
(Foto di Alessandro Caviglione)