Turchia – Sale la violenza

La Turchia ha decretato lo stato d’emergenza.

Turchia2Non c’è da meravigliarsi allo stato attuale delle cose, anzi, l’emergenza esiste già da un po’ di tempo. Al governo di Erdogan non resta che fare “mea culpa”.

Non si tratta più solo dell’emergenza umanitaria, considerato il numero di profughi dalla Siria stipati in tendopoli, ma di un problema di sicurezza. Forse la Turchia si è accorta di essere circondata da un conflitto violento con l’ISIS, forse si è accorta di avere i jihadisti in casa. Obnubilata dall’intolleranza atavica verso i curdi, non ha preso posizione per aiutare Kobane, ormai in mano all’ISIS. Non ha lasciato passare i curdi abitanti in Turchia che volevano raggiungere Kobane per aiutare la terza città curda per importanza. Ha visto a poche centinaia di metri i militanti dell’ISIS attaccare con tanto di carri armati la città assediata sulla quale già sventolava la bandiera del “califfato”.

La Turchia in emergenza al confine con l’Europa o col Medio Oriente. Non si capisce ancora da che parte stia. A forza di mancanza di chiarezza e soprattutto d’azione il paese si trova ora ad affrontare l’ira del popolo curdo, i jihadisti presenti sul suo territorio ed una frontiera ormai porosa.

A riprova dell’acrimonia nei confronti del popolo curdo si sono viste immagini di poliziotti turchi che inneggiavano all’ISIS rivolgendosi ai curdi in Turchia. Intanto il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, temuto dalla Turchia che lo considera un’organizzazione “terroristica”, ha combattuto per cercare di salvare Kobane e si sta già rivoltando violentemente nei confronti del governo turco con attentati e rivolte.

CurdiBruxellesIntanto i “curdi d’Europa” hanno manifestato in vari paesi ed alcuni sono riusciti a fare irruzione nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles. A Parigi, circa 200 persone hanno manifestato davanti all’Eliseo su appello della Federazione delle associazioni curde di Francia, muniti di bandiere del PKK, reclamando armi per i combattenti curdi impegnati contro l’IS. In Turchia un manifestante è morto a seguito del lancio di una granata lacrimogena mentre protestava contro il rifiuto di Ankara di intervenire militarmente per salvare Kobane.

Ora, quando ormai è troppo tardi, sembra che il governo di Erdogan si svegli rendendosi conto della gravità della situazione. Anzi, ha addirittura dichiarato che per combattere l’ISIS sarà necessario spiegare truppe al suolo. Questo dopo aver osservato col binocolo la strage di Kobane.

Se la Turchia, a pochi metri dagli scontri si sta rendendo conto della gravità della situazione forse c’è speranza che anche altri stati, soprattutto europei, aprano gli occhi e si rendano conto che non ci troviamo di fronte ad un periodo di attentati da sedare ma di un conflitto vero e proprio contro quello che si crede di essere un vero e proprio Stato dalle velleità espansioniste.

Luisa Pace

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