di Ettore Zanca
Vorrei citare una bella iniziativa che sicuramente suona di fresco, come un profumo di donna. A Pisa esiste una scuola che educa alla legalità. Proprio così. Non lezioni di educazione civica, fatte una volta ogni tanto alle scuole, ma vere e proprie lezioni di un Master. Finanziato da Libera. È il Master in “Analisi, Prevenzione e Contrasto della Criminalità Organizzata e della Corruzione” (Apc). Alla cattedra 60 tra i migliori esperti, a partire da Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto, nel 1982 trucidato con la moglie Emanuela Setti, 31 anni. Con lui anche il pm di manipulite Piercamillo Davigo, il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo ed Enzo Ciconte, esperto di penetrazioni malavitose al Nord.
Sorprendono e non poco due dati, uno è che il cinquanta per cento dei corsisti è donna. Segno che in queste battaglie per la legalità, la parte femminile non è solo ornamentale. Ma del resto non lo è da sempre, se pensiamo a Francesca Morvillo, o alla sfortunata Rita Atria, suicidatasi perché il suo “angelo”, Paolo Borsellino, cui aveva iniziato a confessare i segreti di mafia, era stato appena trucidato, ma anche le cifre su prefetti e magistrati sono sempre più al femminile. L’altro dato è che a questa scuola vengono anche stranieri, desiderosi di imparare e convinti, come tutti, che le criminalità siano collegate da fili invisibili.
A scuola sorgono molte nuove proposte, nate da docenti e insegnanti, che fanno veri e propri tavoli di proposta, che si spera vengano ascoltati.
Per la prima volta un master che viene proprio dalla cattedra da cui tutti abbiamo appreso come si muovono le mafie, le nostre città. E per la prima volta, speriamo, non sarà solo la criminalità organizzata a parlare una lingua universale.